| Giobbe - Capitolo 31
Apologia di Giobbe [1]Avevo stretto con gli occhi un patto di non fissare neppure una vergine. [2]Che parte mi assegna Dio di lassù e che porzione mi assegna l'Onnipotente dall'alto? [3]Non è forse la rovina riservata all'iniquo e la sventura per chi compie il male? [4]Non vede egli la mia condotta e non conta tutti i miei passi? [5]Se ho agito con falsità e il mio piede si è affrettato verso la frode, [6]mi pesi pure sulla bilancia della giustizia e Dio riconoscerà la mia integrità. [7]Se il mio passo è andato fuori strada e il mio cuore ha seguito i miei occhi, se alla mia mano si è attaccata sozzura, [8]io semini e un altro ne mangi il frutto e siano sradicati i miei germogli. [9]Se il mio cuore fu sedotto da una donna e ho spiato alla porta del mio prossimo, [10]mia moglie macini per un altro e altri ne abusino; [11]difatti quello è uno scandalo, un delitto da deferire ai giudici, [12]quello è un fuoco che divora fino alla distruzione e avrebbe consumato tutto il mio raccolto. [13]Se ho negato i diritti del mio schiavo e della schiava in lite con me, [14]che farei, quando Dio si alzerà, e, quando farà l'inchiesta, che risponderei? [15]Chi ha fatto me nel seno materno, non ha fatto anche lui? Non fu lo stesso a formarci nel seno? [16]Mai ho rifiutato quanto brama il povero, né ho lasciato languire gli occhi della vedova; [17]mai da solo ho mangiato il mio tozzo di pane, senza che ne mangiasse l'orfano, [18]poiché Dio, come un padre, mi ha allevato fin dall'infanzia e fin dal ventre di mia madre mi ha guidato. [19]Se mai ho visto un misero privo di vesti o un povero che non aveva di che coprirsi, [20]se non hanno dovuto benedirmi i suoi fianchi, o con la lana dei miei agnelli non si è riscaldato; [21]se contro un innocente ho alzato la mano, perché vedevo alla porta chi mi spalleggiava, [22]mi si stacchi la spalla dalla nuca e si rompa al gomito il mio braccio, [23]perché mi incute timore la mano di Dio e davanti alla sua maestà non posso resistere. [24]Se ho riposto la mia speranza nell'oro e all'oro fino ho detto: «Tu sei la mia fiducia»; [25]se godevo perché grandi erano i miei beni e guadagnava molto la mia mano; [26]se vedendo il sole risplendere e la luna chiara avanzare, [27]si è lasciato sedurre in segreto il mio cuore e con la mano alla bocca ho mandato un bacio, [28]anche questo sarebbe stato un delitto da tribunale, perché avrei rinnegato Dio che sta in alto. [29]Ho gioito forse della disgrazia del mio nemico e ho esultato perché lo colpiva la sventura, [30]io che non ho permesso alla mia lingua di peccare, augurando la sua morte con imprecazioni? [31]Non diceva forse la gente della mia tenda: «A chi non ha dato delle sue carni per saziarsi?». [32]All'aperto non passava la notte lo straniero e al viandante aprivo le mie porte. [33]Non ho nascosto, alla maniera degli uomini, la mia colpa, tenendo celato il mio delitto in petto, [34]come se temessi molto la folla, e il disprezzo delle tribù mi spaventasse, sì da starmene zitto senza uscire di casa. [38]Se contro di me grida la mia terra e i suoi solchi piangono con essa; [39]se ho mangiato il suo frutto senza pagare e ho fatto sospirare dalla fame i suoi coltivatori, [40]in luogo di frumento, getti spine, ed erbaccia al posto dell'orzo. [35]Oh, avessi uno che mi ascoltasse! Ecco qui la mia firma! L'Onnipotente mi risponda! Il documento scritto dal mio avversario [36]vorrei certo portarlo sulle mie spalle e cingerlo come mio diadema! [37]Il numero dei miei passi gli manifesterei
e mi presenterei a lui come sovrano.
Giobbe - Capitolo 32
III. I DISCORSI DI ELIU Intervento di Eliu (31,40b) Quando Giobbe ebbe finito di parlare, [1]quei tre uomini cessarono di rispondere a Giobbe, perchè egli si riteneva giusto. [2]Allora si accese lo sdegno di Eliu, figlio di Barachele il Buzita, della tribù di Ram. Si accese di sdegno contro Giobbe, perché pretendeva d'aver ragione di fronte a Dio; [3]si accese di sdegno anche contro i suoi tre amici, perché non avevano trovato di che rispondere, sebbene avessero dichiarato Giobbe colpevole. [4]Però Eliu aveva aspettato, mentre essi parlavano con Giobbe, perché erano più vecchi di lui in età. [5]Quando dunque vide che sulla bocca di questi tre uomini non vi era più alcuna risposta, Eliu si accese di sdegno.
[6]Presa dunque la parola, Eliu, figlio di Barachele il Buzita, disse:
Esordio Giovane io sono di anni e voi siete gia canuti; per questo ho esitato per rispetto a manifestare a voi il mio sapere. [7]Pensavo: Parlerà l'età e i canuti insegneranno la sapienza. [8]Ma certo essa è un soffio nell'uomo; l'ispirazione dell'Onnipotente lo fa intelligente. [9]Non sono i molti anni a dar la sapienza, né sempre i vecchi distinguono ciò che è giusto. [10]Per questo io oso dire: Ascoltatemi; anch'io esporrò il mio sapere. [11]Ecco, ho atteso le vostre parole, ho teso l'orecchio ai vostri argomenti. Finché andavate in cerca di argomenti [12]su di voi fissai l'attenzione. Ma ecco, nessuno ha potuto convincere Giobbe, nessuno tra di voi risponde ai suoi detti. [13]Non dite: Noi abbiamo trovato la sapienza, ma lo confuti Dio, non l'uomo! [14]Egli non mi ha rivolto parole, e io non gli risponderò con le vostre parole. [15]Sono vinti, non rispondono più, mancano loro le parole. [16]Ho atteso, ma poiché non parlano più, poiché stanno lì senza risposta, [17]voglio anch'io dire la mia parte, anch'io esporrò il mio parere; [18]mi sento infatti pieno di parole, mi preme lo spirito che è dentro di me. [19]Ecco, dentro di me c'è come vino senza sfogo, come vino che squarcia gli otri nuovi. [20]Parlerò e mi sfogherò, aprirò le labbra e risponderò. [21]Non guarderò in faccia ad alcuno, non adulerò nessuno, [22]perché io non so adulare: altrimenti il mio creatore in breve mi eliminerebbe.
Giobbe - Capitolo 33
La presunzione di Giobbe [1]Ascolta dunque, Giobbe, i miei discorsi, ad ogni mia parola porgi l'orecchio. [2]Ecco, io apro la bocca, parla la mia lingua entro il mio palato. [3]Il mio cuore dirà sagge parole e le mie labbra parleranno chiaramente. [4]Lo spirito di Dio mi ha creato e il soffio dell'Onnipotente mi dà vita. [5]Se puoi, rispondimi, prepàrati davanti a me, stà pronto. [6]Ecco, io sono come te di fronte a Dio e anch'io sono stato tratto dal fango: [7]ecco, nulla hai da temere da me, né graverò su di te la mano. [8]Non hai fatto che dire ai miei orecchi e ho ben udito il suono dei tuoi detti: [9]«Puro son io, senza peccato, io sono mondo, non ho colpa; [10]ma egli contro di me trova pretesti e mi stima suo nemico; [11]pone in ceppi i miei piedi e spia tutti i miei passi!». [12]Ecco, in questo ti rispondo: non hai ragione. Dio è infatti più grande dell'uomo. [13]Perché ti lamenti di lui, se non risponde ad ogni tua parola? [14]Dio parla in un modo o in un altro, ma non si fa attenzione. [15]Parla nel sogno, visione notturna, quando cade il sopore sugli uomini e si addormentano sul loro giaciglio; [16]apre allora l'orecchio degli uomini e con apparizioni li spaventa, [17]per distogliere l'uomo dal male e tenerlo lontano dall'orgoglio, [18]per preservarne l'anima dalla fossa e la sua vita dalla morte violenta. [19]Lo corregge con il dolore nel suo letto e con la tortura continua delle ossa; [20]quando il suo senso ha nausea del pane, il suo appetito del cibo squisito; [21]quando la sua carne si consuma a vista d'occhio e le ossa, che non si vedevano prima, spuntano fuori, [22]quando egli si avvicina alla fossa e la sua vita alla dimora dei morti. [23]Ma se vi è un angelo presso di lui, un protettore solo fra mille, per mostrare all'uomo il suo dovere, [24]abbia pietà di lui e dica: «Scampalo dallo scender nella fossa, ho trovato il riscatto», [25]allora la sua carne sarà più fresca che in gioventù, tornerà ai giorni della sua adolescenza: [26]supplicherà Dio e questi gli userà benevolenza, gli mostrerà il suo volto in giubilo, e renderà all'uomo la sua giustizia. [27]Egli si rivolgerà agli uomini e dirà: «Avevo peccato e violato la giustizia, ma egli non mi ha punito per quel che meritavo; [28]mi ha scampato dalla fossa e la mia vita rivede la luce». [29]Ecco, tutto questo fa Dio, due volte, tre volte con l'uomo, [30]per sottrarre l'anima sua dalla fossa e illuminarla con la luce dei viventi. [31]Attendi, Giobbe, ascoltami, taci e io parlerò: [32]ma se hai qualcosa da dire, rispondimi, parla, perché vorrei darti ragione; [33]se no, tu ascoltami e io ti insegnerò la sapienza.
Giobbe - Capitolo 34
Scacco dei tre saggi nel discolpare Dio [1]Eliu continuò a dire:
[2]Ascoltate, saggi, le mie parole e voi, sapienti, porgetemi l'orecchio, [3]Perché l'orecchio distingue le parole, come il palato assapora i cibi. [4]Esploriamo noi ciò che è giusto, indaghiamo fra di noi quale sia il bene: [5]poiché Giobbe ha detto: «Io son giusto, ma Dio mi ha tolto il mio diritto; [6]contro il mio diritto passo per menzognero, inguaribile è la mia piaga benché senza colpa». [7]Chi è come Giobbe che beve, come l'acqua, l'insulto, [8]che fa la strada in compagnia dei malfattori, andando con uomini iniqui? [9]Poiché egli ha detto: «Non giova all'uomo essere in buona grazia con Dio». [10]Perciò ascoltatemi, uomini di senno: lungi da Dio l'iniquità e dall'Onnipotente l'ingiustizia! [11]Poiché egli ripaga l'uomo secondo il suo operato e fa trovare ad ognuno secondo la sua condotta. [12]In verità, Dio non agisce da ingiusto e l'Onnipotente non sovverte il diritto! [13]Chi mai gli ha affidato la terra e chi ha disposto il mondo intero? [14]Se egli richiamasse il suo spirito a sè e a sé ritraesse il suo soffio, [15]ogni carne morirebbe all'istante e l'uomo ritornerebbe in polvere. [16]Se hai intelletto, ascolta bene questo, porgi l'orecchio al suono delle mie parole. [17]Può mai governare chi odia il diritto? E tu osi condannare il Gran Giusto? [18]lui che dice ad un re: «Iniquo!» e ai principi: «Malvagi!», [19]lui che non usa parzialità con i potenti e non preferisce al povero il ricco, perché tutti costoro sono opera delle sue mani? [20]In un istante muoiono e nel cuore della notte sono colpiti i potenti e periscono; e senza sforzo rimuove i tiranni, [21]poiché egli tiene gli occhi sulla condotta dell'uomo e vede tutti i suoi passi. [22]Non vi è tenebra, non densa oscurità, dove possano nascondersi i malfattori. [23]Poiché non si pone all'uomo un termine per comparire davanti a Dio in giudizio: [24]egli fiacca i potenti, senza fare inchieste, e colloca altri al loro posto. [25]Poiché conosce le loro opere, li travolge nella notte e sono schiacciati; [26]come malvagi li percuote, li colpisce alla vista di tutti; [27]perché si sono allontanati da lui e di tutte le sue vie non si sono curati, [28]sì da far giungere fino a lui il grido dell'oppresso e fargli udire il lamento dei poveri. [29]Se egli tace, chi lo può condannare? Se vela la faccia, chi lo può vedere? Ma sulle nazioni e sugli individui egli veglia, [30]perché non regni un uomo perverso, perché il popolo non abbia inciampi. [31]Si può dunque dire a Dio: «Porto la pena, senza aver fatto il male; [32]se ho peccato, mostramelo; se ho commesso l'iniquità, non lo farò più»? [33]Forse, secondo le tue idee dovrebbe ricompensare, perché tu rifiuti il suo giudizio? Poiché tu devi scegliere, non io, dì, dunque, quello che sai. [34]Gli uomini di senno mi diranno con l'uomo saggio che mi ascolta: [35]«Giobbe non parla con sapienza e le sue parole sono prive di senno». [36]Bene, Giobbe sia esaminato fino in fondo, per le sue risposte da uomo empio, [37]perché aggiunge al suo peccato la rivolta, in mezzo a noi batte le mani e moltiplica le parole contro Dio.
Giobbe - Capitolo 35
Dio non è indifferente ai casi umani [1]Eliu riprese a dire:
[2]Ti pare di aver pensato cosa giusta, quando dicesti: «Ho ragione davanti a Dio»? [3]O quando hai detto: «Che te ne importa? Che utilità ne ho dal mio peccato»? [4]Risponderò a te con discorsi e ai tuoi amici insieme con te. [5]Contempla il cielo e osserva, considera le nubi: sono più alte di te. [6]Se pecchi, che gli fai? Se moltiplichi i tuoi delitti, che danno gli arrechi? [7]Se tu sei giusto, che cosa gli dai o che cosa riceve dalla tua mano? [8]Su un uomo come te ricade la tua malizia, su un figlio d'uomo la tua giustizia! [9]Si grida per la gravità dell'oppressione, si invoca aiuto sotto il braccio dei potenti, [10]ma non si dice: «Dov'è quel Dio che mi ha creato, che concede nella notte canti di gioia; [11]che ci rende più istruiti delle bestie selvatiche, che ci fa più saggi degli uccelli del cielo?». [12]Si grida, allora, ma egli non risponde di fronte alla superbia dei malvagi. [13]Certo è falso dire: «Dio non ascolta e l'Onnipotente non presta attenzione»; [14]più ancora quando tu dici che non lo vedi, che la tua causa sta innanzi a lui e tu in lui speri; [15]così pure quando dici che la sua ira non punisce né si cura molto dell'iniquità. [16]Giobbe dunque apre invano la sua bocca e senza cognizione moltiplica le chiacchiere.
Giobbe - Capitolo 36
Il vero senso delle sofferenze di Giobbe [1]Eliu continuò a dire:
[2]Abbi un pò di pazienza e io te lo dimostrerò, perché in difesa di Dio c'è altro da dire. [3]Prenderò da lontano il mio sapere e renderò giustizia al mio creatore, [4]poiché non è certo menzogna il mio parlare: un uomo di perfetta scienza è qui con te. [5]Ecco, Dio è grande e non si ritratta, egli è grande per fermezza di cuore. [6]Non lascia vivere l'iniquo e rende giustizia ai miseri. [7]Non toglie gli occhi dai giusti, li fa sedere sul trono con i re e li esalta per sempre. [8]Se talvolta essi sono avvinti in catene, se sono stretti dai lacci dell'afflizione, [9]fa loro conoscere le opere loro e i loro falli, perché superbi; [10]apre loro gli orecchi per la correzione e ordina che si allontanino dalla iniquità. [11]Se ascoltano e si sottomettono, chiuderanno i loro giorni nel benessere e i loro anni nelle delizie. [12]Ma se non vorranno ascoltare, di morte violenta periranno, spireranno senza neppure saperlo. [13]I perversi di cuore accumulano l'ira; non invocano aiuto, quando Dio li avvince in catene: [14]si spegne in gioventù la loro anima, e la loro vita all'età dei dissoluti. [15]Ma egli libera il povero con l'afflizione, gli apre l'udito con la sventura. [16]Anche te intende sottrarre dal morso dell'angustia: avrai in cambio un luogo ampio, non ristretto e la tua tavola sarà colma di vivande grasse. [17]Ma se colmi la misura con giudizi da empio, giudizio e condanna ti seguiranno. [18]La collera non ti trasporti alla bestemmia, l'abbondanza dell'espiazione non ti faccia fuorviare. [19]Può forse farti uscire dall'angustia il tuo grido, con tutti i tentativi di forza? [20]Non sospirare quella notte, in cui i popoli vanno al loro luogo. [21]Bada di non volgerti all'iniquità, poiché per questo sei stato provato dalla miseria.
Inno alla sapienza onnipotente [22]Ecco, Dio è sublime nella sua potenza; chi come lui è temibile? [23]Chi mai gli ha imposto il suo modo d'agire o chi mai ha potuto dirgli: «Hai agito male?». [24]Ricordati che devi esaltare la sua opera, che altri uomini hanno cantato. [25]Ogni uomo la contempla, il mortale la mira da lontano. [26]Ecco, Dio è così grande, che non lo comprendiamo: il numero dei suoi anni è incalcolabile. [27]Egli attrae in alto le gocce dell'acqua e scioglie in pioggia i suoi vapori, [28]che le nubi riversano e grondano sull'uomo in grande quantità. [31]In tal modo sostenta i popoli e offre alimento in abbondanza. [29]Chi inoltre può comprendere la distesa delle nubi, i fragori della sua dimora? [30]Ecco, espande sopra di esso il suo vapore e copre le profondità del mare. [32]Arma le mani di folgori e le scaglia contro il bersaglio. [33]Lo annunzia il suo fragore, riserva d'ira contro l'iniquità.
Giobbe - Capitolo 37
[1]Per questo mi batte forte il cuore e mi balza fuori dal petto. [2]Udite, udite, il rumore della sua voce, il fragore che esce dalla sua bocca. [3]Il lampo si diffonde sotto tutto il cielo e il suo bagliore giunge ai lembi della terra; [4]dietro di esso brontola il tuono, mugghia con il suo fragore maestoso e nulla arresta i fulmini, da quando si è udita la sua voce; [5]mirabilmente tuona Dio con la sua voce opera meraviglie che non comprendiamo! [6]Egli infatti dice alla neve: «Cadi sulla terra» e alle piogge dirotte: «Siate violente». [7]Rinchiude ogni uomo in casa sotto sigillo, perché tutti riconoscano la sua opera. [8]Le fiere si ritirano nei loro ripari e nelle loro tane si accovacciano. [9]Dal mezzogiorno avanza l'uragano e il freddo dal settentrione. [10]Al soffio di Dio si forma il ghiaccio e la distesa dell'acqua si congela. [11]Carica di umidità le nuvole e le nubi ne diffondono le folgori. [12]Egli le fa vagare dappertutto secondo i suoi ordini, perché eseguiscano quanto comanda loro sul mondo intero. [13]Le manda o per castigo della terra o in segno di bontà. [14]Porgi l'orecchio a questo, Giobbe, soffèrmati e considera le meraviglie di Dio. [15]Sai tu come Dio le diriga e come la sua nube produca il lampo? [16]Conosci tu come la nube si libri in aria, i prodigi di colui che tutto sa? [17]Come le tue vesti siano calde quando non soffia l'austro e la terra riposa? [18]Hai tu forse disteso con lui il firmamento, solido come specchio di metallo fuso? [19]Insegnaci che cosa dobbiamo dirgli. Noi non parleremo per l'oscurità. [20]Gli si può forse ordinare: «Parlerò io?». O un uomo può dire che è sopraffatto? [21]Ora diventa invisibile la luce, oscurata in mezzo alle nubi: ma tira il vento e le spazza via. [22]Dal nord giunge un aureo chiarore, intorno a Dio è tremenda maestà. [23]L}Onnipotente noi non lo possiamo raggiungere, sublime in potenza e rettitudine e grande per giustizia: egli non ha da rispondere. [24]Perciò gli uomini lo temono: a lui la venerazione di tutti i saggi di mente.
Giobbe - Capitolo 38
IV. I DISCORSI DI IAHVE PRIMO DISCORSO La sapienza creatrice confonde Giobbe [1]Il Signore rispose a Giobbe di mezzo al turbine:
[2]Chi è costui che oscura il consiglio con parole insipienti? [3]Cingiti i fianchi come un prode, io t'interrogherò e tu mi istruirai. [4]Dov'eri tu quand'io ponevo le fondamenta della terra? Dillo, se hai tanta intelligenza! [5]Chi ha fissato le sue dimensioni, se lo sai, o chi ha teso su di essa la misura? [6]Dove sono fissate le sue basi o chi ha posto la sua pietra angolare, [7]mentre gioivano in coro le stelle del mattino e plaudivano tutti i figli di Dio? [8]Chi ha chiuso tra due porte il mare, quando erompeva uscendo dal seno materno, [9]quando lo circondavo di nubi per veste e per fasce di caligine folta? [10]Poi gli ho fissato un limite e gli ho messo chiavistello e porte [11]e ho detto: «Fin qui giungerai e non oltre e qui s'infrangerà l'orgoglio delle tue onde». [12]Da quando vivi, hai mai comandato al mattino e assegnato il posto all'aurora, [13]perché essa afferri i lembi della terra e ne scuota i malvagi? [14]Si trasforma come creta da sigillo e si colora come un vestito. [15]E' sottratta ai malvagi la loro luce ed è spezzato il braccio che si alza a colpire. [16]Sei mai giunto alle sorgenti del mare e nel fondo dell'abisso hai tu passeggiato? [17]Ti sono state indicate le porte della morte e hai visto le porte dell'ombra funerea? [18]Hai tu considerato le distese della terra? Dillo, se sai tutto questo! [19]Per quale via si va dove abita la luce e dove hanno dimora le tenebre [20]perché tu le conduca al loro dominio o almeno tu sappia avviarle verso la loro casa? [21]Certo, tu lo sai, perché allora eri nato e il numero dei tuoi giorni è assai grande! [22]Sei mai giunto ai serbatoi della neve, hai mai visto i serbatoi della grandine, [23]che io riserbo per il tempo della sciagura, per il giorno della guerra e della battaglia? [24]Per quali vie si espande la luce, si diffonde il vento d'oriente sulla terra? [25]Chi ha scavato canali agli acquazzoni e una strada alla nube tonante, [26]per far piovere sopra una terra senza uomini, su un deserto dove non c'è nessuno, [27]per dissetare regioni desolate e squallide e far germogliare erbe nella steppa? [28]Ha forse un padre la pioggia? O chi mette al mondo le gocce della rugiada? [29]Dal seno di chi è uscito il ghiaccio e la brina del cielo chi l'ha generata? [30]Come pietra le acque induriscono e la faccia dell'abisso si raggela. [31]Puoi tu annodare i legami delle Plèiadi o sciogliere i vincoli di Orione? [32]Fai tu spuntare a suo tempo la stella del mattino o puoi guidare l'Orsa insieme con i suoi figli? [33]Conosci tu le leggi del cielo o ne applichi le norme sulla terra? [34]Puoi tu alzare la voce fino alle nubi e farti coprire da un rovescio di acqua? [35]Scagli tu i fulmini e partono dicendoti: «Eccoci!»? [36]Chi ha elargito all'ibis la sapienza o chi ha dato al gallo intelligenza? [37]Chi può con sapienza calcolare le nubi e chi riversa gli otri del cielo, [38]quando si fonde la polvere in una massa e le zolle si attaccano insieme? [39]Vai tu a caccia di preda per la leonessa e sazi la fame dei leoncini, [40]quando sono accovacciati nelle tane o stanno in agguato fra le macchie? [41]Chi prepara al corvo il suo pasto, quando i suoi nati gridano verso Dio e vagano qua e là per mancanza di cibo?
Giobbe - Capitolo 39
[1]Sai tu quando figliano le camozze e assisti al parto delle cerve? [2]Conti tu i mesi della loro gravidanza e sai tu quando devono figliare? [3]Si curvano e depongono i figli, metton fine alle loro doglie. [4]Robusti sono i loro figli, crescono in campagna, partono e non tornano più da esse. [5]Chi lascia libero l'asino selvatico e chi scioglie i legami dell'ònagro, [6]al quale ho dato la steppa per casa e per dimora la terra salmastra? [7]Del fracasso della città se ne ride e gli urli dei guardiani non ode. [8]Gira per le montagne, sua pastura, e va in cerca di quanto è verde. [9]Il bufalo si lascerà piegare a servirti o a passar la notte presso la tua greppia? [10]Potrai legarlo con la corda per fare il solco o fargli erpicare le valli dietro a te? [11]Ti fiderai di lui, perché la sua forza è grande e a lui affiderai le tue fatiche? [12]Conterai su di lui, che torni e raduni la tua messe sulla tua aia? [13]L'ala dello struzzo batte festante, ma è forse penna e piuma di cicogna? [14]Abbandona infatti alla terra le uova e sulla polvere le lascia riscaldare. [15]Dimentica che un piede può schiacciarle, una bestia selvatica calpestarle. [16]Tratta duramente i figli, come se non fossero suoi, della sua inutile fatica non si affanna, [17]perché Dio gli ha negato la saggezza e non gli ha dato in sorte discernimento. [18]Ma quando giunge il saettatore, fugge agitando le ali: si beffa del cavallo e del suo cavaliere. [19]Puoi tu dare la forza al cavallo e vestire di fremiti il suo collo? [20]Lo fai tu sbuffare come un fumaiolo? Il suo alto nitrito incute spavento. [21]Scalpita nella valle giulivo e con impeto va incontro alle armi. [22]Sprezza la paura, non teme, né retrocede davanti alla spada. [23]Su di lui risuona la faretra, il luccicar della lancia e del dardo. [24]Strepitando, fremendo, divora lo spazio e al suono della tromba più non si tiene. [25]Al primo squillo grida: «Aah!...» e da lontano fiuta la battaglia, gli urli dei capi, il fragor della mischia. [26]Forse per il tuo senno si alza in volo lo sparviero e spiega le ali verso il sud? [27]O al tuo comando l'aquila s'innalza e pone il suo nido sulle alture? [28]Abita le rocce e passa la notte sui denti di rupe o sui picchi. [29]Di lassù spia la preda, lontano scrutano i suoi occhi. [30]I suoi aquilotti succhiano il sangue e dove sono cadaveri, là essa si trova.
Giobbe - Capitolo 40
[1]Il Signore riprese e disse a Giobbe: [2]Il censore vorrà ancora contendere con l'Onnipotente? L'accusatore di Dio risponda! [3]Giobbe rivolto al Signore disse: [4]Ecco, sono ben meschino: che ti posso rispondere? Mi metto la mano sulla bocca. [5]Ho parlato una volta, ma non replicherò. ho parlato due volte, ma non continuerò.
SECONDO DISCORSO Dio controlla le forze del male [6]Allora il Signore rispose a Giobbe di mezzo al turbine e disse: [7]Cingiti i fianchi come un prode: io t'interrogherò e tu mi istruirai. [8]Oseresti proprio cancellare il mio guidizio e farmi torto per avere tu ragione? [9]Hai tu un braccio come quello di Dio e puoi tuonare con voce pari alla sua? [10]Ornati pure di maestà e di sublimità, rivestiti di splendore e di gloria; [11]diffondi i furori della tua collera, mira ogni superbo e abbattilo, [12]mira ogni superbo e umilialo, schiaccia i malvagi ovunque si trovino; [13]nascondili nella polvere tutti insieme, rinchiudili nella polvere tutti insieme, [14]anch'io ti loderò, perché hai trionfato con la destra.
Le bestie [15]Ecco, l'ippopotamo, che io ho creato al pari di te, mangia l'erba come il bue. [16]Guarda, la sua forza è nei fianchi e il suo vigore nel ventre. [17]Rizza la coda come un cedro, i nervi delle sue cosce s'intrecciano saldi, [18]le sue vertebre, tubi di bronzo, le sue ossa come spranghe di ferro. [19]Esso è la prima delle opere di Dio; il suo creatore lo ha fornito di difesa. [20]I monti gli offrono i loro prodotti e là tutte le bestie della campagna si trastullano. [21]Sotto le piante di loto si sdraia, nel folto del canneto della palude. [22]Lo ricoprono d'ombra i loti selvatici, lo circondano i salici del torrente. [23]Ecco, si gonfi pure il fiume: egli non trema, è calmo, anche se il Giordano gli salisse fino alla bocca. [24]Chi potrà afferarlo per gli occhi, prenderlo con lacci e forargli le narici?
Leviatan [25]Puoi tu pescare il Leviatan con l'amo e tener ferma la sua lingua con una corda, [26]ficcargli un giunco nelle narici e forargli la mascella con un uncino? [27]Ti farà forse molte suppliche e ti rivolgerà dolci parole? [28]Stipulerà forse con te un'alleanza, perché tu lo prenda come servo per sempre? [29]Scherzerai con lui come un passero, legandolo per le tue fanciulle? [30]Lo metteranno in vendita le compagnie di pesca, se lo divideranno i commercianti? [31]Crivellerai di dardi la sua pelle e con la fiocina la sua testa? [32]Metti su di lui la mano: al ricordo della lotta, non rimproverai!
Edited by Domenico-89 - 22/6/2016, 08:27
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