Amiamo Dio con Gesù e Maria

Giobbe, Capitoli 21 a 30

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view post Posted on 27/7/2010, 15:30
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Domenico-89

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Giobbe - Capitolo 21

La smentita dei fatti
[1]Giobbe rispose:

[2]Ascoltate bene la mia parola
e sia questo almeno il conforto che mi date.
[3]Tollerate che io parli
e, dopo il mio parlare, deridetemi pure.
[4]Forse io mi lamento di un uomo?
E perché non dovrei perder la pazienza?
[5]Statemi attenti e resterete stupiti,
mettetevi la mano sulla bocca.
[6]Se io ci penso, ne sono turbato
e la mia carne è presa da un brivido.
[7]Perché vivono i malvagi,
invecchiano, anzi sono potenti e gagliardi?
[8]La loro prole prospera insieme con essi,
i loro rampolli crescono sotto i loro occhi.
[9]Le loro case sono tranquille e senza timori;
il bastone di Dio non pesa su di loro.
[10]Il loro toro feconda e non falla,
la vacca partorisce e non abortisce.
[11]Mandano fuori, come un gregge, i loro ragazzi
e i loro figli saltano in festa.
[12]Cantano al suono di timpani e di cetre,
si divertono al suono delle zampogne.
[13]Finiscono nel benessere i loro giorni
e scendono tranquilli negli inferi.
[14]Eppure dicevano a Dio: «Allontanati da noi,
non vogliamo conoscer le tue vie.
[15]Chi è l'Onnipotente, perché dobbiamo servirlo?
E che ci giova pregarlo?».
[16]Non hanno forse in mano il loro benessere?
Il consiglio degli empi non è lungi da lui?
[17]Quante volte si spegne la lucerna degli empi,
o la sventura piomba su di loro,
e infliggerà loro castighi con ira?
[18]Diventano essi come paglia di fronte al vento
o come pula in preda all'uragano?
[19]«Dio serba per i loro figli il suo castigo...».
Ma lo faccia pagare piuttosto a lui stesso e lo senta!
[20]Veda con i suoi occhi la sua rovina
e beva dell'ira dell'Onnipotente!
[21]Che cosa gli importa infatti della sua casa dopo di sé,
quando il numero dei suoi mesi è finito?
[22]S'insegna forse la scienza a Dio,
a lui che giudica gli esseri di lassù?
[23]Uno muore in piena salute,
tutto tranquillo e prospero;
[24]i suoi fianchi sono coperti di grasso
e il midollo delle sue ossa è ben nutrito.
[25]Un altro muore con l'amarezza in cuore
senza aver mai gustato il bene.
[26]Nella polvere giacciono insieme
e i vermi li ricoprono.
[27]Ecco, io conosco i vostri pensieri
e gli iniqui giudizi che fate contro di me!
[28]Infatti, voi dite: «Dov'è la casa del prepotente,
dove sono le tende degli empi?».
[29]Non avete interrogato quelli che viaggiano?
Non potete negare le loro prove,
[30]che nel giorno della sciagura è risparmiato il malvagio
e nel giorno dell'ira egli la scampa.
[31]Chi gli rimprovera in faccia la sua condotta
e di quel che ha fatto chi lo ripaga?
[32]Egli sarà portato al sepolcro,
sul suo tumulo si veglia
[33]e gli sono lievi le zolle della tomba.
Trae dietro di sé tutti gli uomini
e innanzi a sé una folla senza numero.
[34]Perché dunque mi consolate invano,
mentre delle vostre risposte non resta che inganno?

Giobbe - Capitolo 22

3. TERZO CICLO DI DISCORSI
Dio castiga solo in nome della giustizia
[1]Elifaz il Temanita prese a dire:

[2]Può forse l'uomo giovare a Dio,
se il saggio giova solo a se stesso?
[3]Quale interesse ne viene all'Onnipotente che tu sia giusto
o che vantaggio ha, se tieni una condotta integra?
[4]Forse per la tua pietà ti punisce
e ti convoca in giudizio?
[5]O non piuttosto per la tua grande malvagità
e per le tue iniquità senza limite?
[6]Senza motivo infatti hai angariato i tuoi fratelli
e delle vesti hai spogliato gli ignudi.
[7]Non hai dato da bere all'assetato
e all'affamato hai rifiutato il pane,
[8]la terra l'ha il prepotente
e vi abita il tuo favorito.
[9]Le vedove hai rimandato a mani vuote
e le braccia degli orfani hai rotto.
[10]Ecco perché d'intorno a te ci sono lacci
e un improvviso spavento ti sorprende.
[11]Tenebra è la tua luce e più non vedi
e la piena delle acque ti sommerge.
[12]Ma Dio non è nell'alto dei cieli?
Guarda il vertice delle stelle: quanto sono alte!
[13]E tu dici: «Che cosa sa Dio?
Può giudicare attraverso la caligine?
[14]Le nubi gli fanno velo e non vede
e sulla volta dei cieli passeggia».
[15]Vuoi tu seguire il sentiero d'un tempo,
gia battuto da uomini empi,
[16]che prima del tempo furono portati via,
quando un fiume si era riversato sulle loro fondamenta?
[17]Dicevano a Dio: «Allontànati da noi!
Che cosa ci può fare l'Onnipotente?».
[18]Eppure egli aveva riempito le loro case di beni,
anche se i propositi degli empi erano lontani da lui.
[19]I giusti ora vedono e ne godono
e l'innocente si beffa di loro:
[20]«Sì, certo è stata annientata la loro fortuna
e il fuoco ne ha divorati gli avanzi!».
[21]Su, riconcìliati con lui e tornerai felice,
ne riceverai un gran vantaggio.
[22]Accogli la legge dalla sua bocca
e poni le sue parole nel tuo cuore.
[23]Se ti rivolgerai all'Onnipotente con umiltà,
se allontanerai l'iniquità dalla tua tenda,
[24]se stimerai come polvere l'oro
e come ciottoli dei fiumi l'oro di Ofir,
[25]allora sarà l'Onnipotente il tuo oro
e sarà per te argento a mucchi.
[26]Allora sì, nell'Onnipotente ti delizierai
e alzerai a Dio la tua faccia.
[27]Lo supplicherai ed egli t'esaudirà
e tu scioglierai i tuoi voti.
[28]Deciderai una cosa e ti riuscirà
e sul tuo cammino splenderà la luce.
[29]Egli umilia l'alterigia del superbo,
ma soccorre chi ha gli occhi bassi.
[30]Egli libera l'innocente;
tu sarai liberato per la purezza delle tue mani.

Giobbe - Capitolo 23

Dio è lontano e il male trionfa
[1]Giobbe allora rispose:

[2]Ancor oggi il mio lamento è amaro
e la sua mano grava sopra i miei gemiti.
[3]Oh, potessi sapere dove trovarlo,
potessi arrivare fino al suo trono!
[4]Esporrei davanti a lui la mia causa
e avrei piene le labbra di ragioni.
[5]Verrei a sapere le parole che mi risponde
e capirei che cosa mi deve dire.
[6]Con sfoggio di potenza discuterebbe con me?
Se almeno mi ascoltasse!
[7]Allora un giusto discuterebbe con lui
e io per sempre sarei assolto dal mio giudice.
[8]Ma se vado in avanti, egli non c'è,
se vado indietro, non lo sento.
[9]A sinistra lo cerco e non lo scorgo,
mi volgo a destra e non lo vedo.
[10]Poiché egli conosce la mia condotta,
se mi prova al crogiuolo, come oro puro io ne esco.
[11]Alle sue orme si è attaccato il mio piede,
al suo cammino mi sono attenuto e non ho deviato;
[12]dai comandi delle sue labbra non mi sono allontanato,
nel cuore ho riposto i detti della sua bocca.
[13]Se egli sceglie, chi lo farà cambiare?
Ciò che egli vuole, lo fa.
[14]Compie, certo, il mio destino
e di simili piani ne ha molti.
[15]Per questo davanti a lui sono atterrito,
ci penso e ho paura di lui.
[16]Dio ha fiaccato il mio cuore,
l'Onnipotente mi ha atterrito;
[17]non sono infatti perduto a causa della tenebra,
né a causa dell'oscurità che ricopre il mio volto.

Giobbe - Capitolo 24

[1]Perché l'Onnipotente non si riserva i suoi tempi
e i suoi fedeli non vedono i suoi giorni?
[2]I malvagi spostano i confini,
rubano le greggi e le menano al pascolo;
[3]portano via l'asino degli orfani,
prendono in pegno il bue della vedova.
[4]Spingono i poveri fuori strada,
tutti i miseri del paese vanno a nascondersi.
[5]Eccoli, come ònagri nel deserto
escono per il lavoro;
di buon mattino vanno in cerca di vitto;
la steppa offre loro cibo per i figli.
[6]Mietono nel campo non loro;
racimolano la vigna del malvagio.
[7]Nudi passan la notte, senza panni,
non hanno da coprirsi contro il freddo.
[8]Dagli scrosci dei monti sono bagnati,
per mancanza di rifugi si aggrappano alle rocce.
[9]Rapiscono con violenza l'orfano
e prendono in pegno ciò che copre il povero.
[10]Ignudi se ne vanno, senza vesti
e affamati portano i covoni.
[11]Tra i filari frangono le olive,
pigiano l'uva e soffrono la sete.
[12]Dalla città si alza il gemito dei moribondi
e l'anima dei feriti grida aiuto:
Dio non presta attenzione alle loro preghiere.
[13]Altri odiano la luce,
non ne vogliono riconoscere le vie
né vogliono batterne i sentieri.
[14]Quando non c'è luce, si alza l'omicida
per uccidere il misero e il povero;
nella notte si aggira il ladro
e si mette un velo sul volto.
[15]L'occhio dell'adultero spia il buio
e pensa: «Nessun occhio mi osserva!».
[16]Nelle tenebre forzano le case,
di giorno se ne stanno nascosti:
non vogliono saperne della luce;
[17]l'alba è per tutti loro come spettro di morte;
quando schiarisce, provano i terrori del buio fondo.
[18]Fuggono veloci di fronte al giorno;
maledetta è la loro porzione di campo sulla terra,
non si volgono più per la strada delle vigne.
[19]Come siccità e calore assorbono le acque nevose,
così la morte rapisce il peccatore.
[20]Il seno che l'ha portato lo dimentica,
i vermi ne fanno la loro delizia,
non se ne conserva la memoria
ed è troncata come un albero l'iniquità.
[21]Egli maltratta la sterile che non genera
e non fa del bene alla vedova.
[22]Ma egli con la sua forza trascina i potenti,
sorge quando più non può contare sulla vita.
[23]Anche Dio gli concede sicurezza ed egli sta saldo,
ma i suoi occhi sono sopra la sua condotta.
[24]Salgono in alto per un poco, poi non sono più,
sono buttati giù come tutti i mortali,
falciati come la testa di una spiga.
[25]Non è forse così? Chi può smentirmi
e ridurre a nulla le mie parole?

Giobbe - Capitolo 25

Inno all'onnipotenza di Dio
[1]Bildad il Suchita prese a dire:

[2]V'è forse dominio e paura presso Colui
Che mantiene la pace nell'alto dei cieli?
[3]Si possono forse contare le sue schiere?
E sopra chi non sorge la sua luce?
[4]Come può giustificarsi un uomo davanti a Dio
e apparire puro un nato di donna?
[5]Ecco, la luna stessa manca di chiarore
e le stelle non sono pure ai suoi occhi:
[6]quanto meno l'uomo, questo verme,
l'essere umano, questo bruco!

Giobbe - Capitolo 26

Bildad parla all'aria
[1]Giobbe rispose:

[2]Quanto aiuto hai dato al debole
e come hai soccorso il braccio senza forza!
[3]Quanti buoni consigli hai dato all'ignorante
e con quanta abbondanza hai manifestato la saggezza!
[4]A chi hai tu rivolto la parola
e qual è lo spirito che da te è uscito?
[5]I morti tremano sotto terra,
come pure le acque e i loro abitanti.
[6]Nuda è la tomba davanti a lui
e senza velo è l'abisso.
[7]Egli stende il settentrione sopra il vuoto,
tiene sospesa la terra sopra il nulla.
[8]Rinchiude le acque dentro le nubi,
e le nubi non si squarciano sotto il loro peso.
[9]Copre la vista del suo trono
stendendovi sopra la sua nube.
[10]Ha tracciato un cerchio sulle acque,
sino al confine tra la luce e le tenebre.
[11]Le colonne del cielo si scuotono,
sono prese da stupore alla sua minaccia.
[12]Con forza agita il mare
e con intelligenza doma Raab.
[13]Al suo soffio si rasserenano i cieli,
la sua mano trafigge il serpente tortuoso.
[14]Ecco, questi non sono che i margini delle sue opere;
quanto lieve è il sussurro che noi ne percepiamo!
Ma il tuono della sua potenza chi può comprenderlo?

Giobbe - Capitolo 27

Giobbe, innocente, conosce la potenza di Dio
[1]Giobbe continuò a dire:

[2]Per la vita di Dio, che mi ha privato del mio
diritto,
per l'Onnipotente che mi ha amareggiato l'animo,
[3]finché ci sarà in me un soffio di vita,
e l'alito di Dio nelle mie narici,
[4]mai le mie labbra diranno falsità
e la mia lingua mai pronunzierà menzogna!
[5]Lungi da me che io mai vi dia ragione;
fino alla morte non rinunzierò alla mia integrità.
[6]Mi terrò saldo nella mia giustizia senza cedere,
la mia coscienza non mi rimprovera nessuno dei miei giorni.
[7]Sia trattato come reo il mio nemico
e il mio avversario come un ingiusto.
[8]Che cosa infatti può sperare l'empio, quando finirà,
quando Dio gli toglierà la vita?
[9]Ascolterà forse Dio il suo grido,
quando la sventura piomberà su di lui?
[10]Porrà forse la sua compiacenza nell'Onnipotente?
Potrà forse invocare Dio in ogni momento?
[11]Io vi mostrerò la mano di Dio,
non vi celerò i pensieri dell'Onnipotente.
[12]Ecco, voi tutti lo vedete;
perché dunque vi perdete in cose vane?

Discorso di Zofar: Il maledetto
[13]Questa è la sorte che Dio riserva al malvagio
e la porzione che i violenti ricevono dall'Onnipotente.
[14]Se ha molti figli, saranno per la spada
e i suoi discendenti non avranno pane da sfamarsi;
[15]i superstiti li seppellirà la peste
e le loro vedove non faranno lamento.
[16]Se ammassa argento come la polvere
e come fango si prepara vesti:
[17]egli le prepara, ma il giusto le indosserà
e l'argento lo spartirà l'innocente.
[18]Ha costruito la casa come fragile nido
e come una capanna fatta da un guardiano.
[19]Si corica ricco, ma per l'ultima volta,
quando apre gli occhi, non avrà più nulla.
[20]Di giorno il terrore lo assale,
di notte se lo rapisce il turbine;
[21]il vento d'oriente lo solleva e se ne va,
lo strappa lontano dal suo posto.
[22]Dio lo bersaglia senza pietà;
tenta di sfuggire alla sua mano.
[23]Si battono le mani contro di lui
e si fischia su di lui dal luogo dove abita.

Giobbe - Capitolo 28

4. ELOGIO DELLA SAPIENZA
La sapienza inaccessibile all'uomo
[1]Certo, per l'argento vi sono miniere
e per l'oro luoghi dove esso si raffina.
[2]Il ferro si cava dal suolo
e la pietra fusa libera il rame.
[3]L'uomo pone un termine alle tenebre
e fruga fino all'estremo limite
le rocce nel buio più fondo.
[4]Forano pozzi lungi dall'abitato
coloro che perdono l'uso dei piedi:
pendono sospesi lontano dalla gente e vacillano.
[5]Una terra, da cui si trae pane,
di sotto è sconvolta come dal fuoco.
[6]Le sue pietre contengono zaffiri
e oro la sua polvere.
[7]L'uccello rapace ne ignora il sentiero,
non lo scorge neppure l'occhio dell'aquila,
[8]non battuto da bestie feroci,
né mai attraversato dal leopardo.
[9]Contro la selce l'uomo porta la mano,
sconvolge le montagne:
[10]nelle rocce scava gallerie
e su quanto è prezioso posa l'occhio:
[11]scandaglia il fondo dei fiumi
e quel che vi è nascosto porta alla luce.
[12]Ma la sapienza da dove si trae?
E il luogo dell'intelligenza dov'è?
[13]L'uomo non ne conosce la via,
essa non si trova sulla terra dei viventi.
[14]L'abisso dice: «Non è in me!»
e il mare dice: «Neppure presso di me!».
[15]Non si scambia con l'oro più scelto,
né per comprarla si pesa l'argento.
[16]Non si acquista con l'oro di Ofir,
con il prezioso berillo o con lo zaffiro.
[17]Non la pareggia l'oro e il cristallo,
né si permuta con vasi di oro puro.
[18]Coralli e perle non meritano menzione,
vale più scoprire la sapienza che le gemme.
[19]Non la eguaglia il topazio d'Etiopia;
con l'oro puro non si può scambiare a peso.
[20]Ma da dove viene la sapienza?
E il luogo dell'intelligenza dov'è?
[21]E' nascosta agli occhi di ogni vivente
ed è ignota agli uccelli del cielo.
[22]L'abisso e la morte dicono:
«Con gli orecchi ne udimmo la fama».
[23]Dio solo ne conosce la via,
lui solo sa dove si trovi,
[24]perché volge lo sguardo
fino alle estremità della terra,
vede quanto è sotto la volta del cielo.
[25]Quando diede al vento un peso
e ordinò alle acque entro una misura,
[26]quando impose una legge alla pioggia
e una via al lampo dei tuoni;
[27]allora la vide e la misurò,
la comprese e la scrutò appieno
[28]e disse all'uomo:
«Ecco, temere Dio, questo è sapienza
e schivare il male, questo è intelligenza».

Giobbe - Capitolo 29

5. CONCLUSIONE DEL DIALOGO
Lamenti e apologia di Giobbe:
A. I giorni passati
[1]Giobbe continuò a pronunziare le sue sentenze e disse:

[2]Oh, potessi tornare com'ero ai mesi di un tempo,
ai giorni in cui Dio mi proteggeva,
[3]quando brillava la sua lucerna sopra il mio capo
e alla sua luce camminavo in mezzo alle tenebre;
[4]com'ero ai giorni del mio autunno,
quando Dio proteggeva la mia tenda,
[5]quando l'Onnipotente era ancora con me
e i giovani mi stavano attorno;
[6]quando mi lavavo in piedi nel latte
e la roccia mi versava ruscelli d'olio!
[7]Quando uscivo verso la porta della città
e sulla piazza ponevo il mio seggio:
[8]vedendomi, i giovani si ritiravano
e i vecchi si alzavano in piedi;
[9]i notabili sospendevano i discorsi
e si mettevan la mano sulla bocca;
[10]la voce dei capi si smorzava
e la loro lingua restava fissa al palato;
[11]con gli orecchi ascoltavano e mi dicevano felice,
con gli occhi vedevano e mi rendevano testimonianza,
[12]perché soccorrevo il povero che chiedeva aiuto,
l'orfano che ne era privo.
[13]La benedizione del morente scendeva su di me
e al cuore della vedova infondevo la gioia.
[14]Mi ero rivestito di giustizia come di un vestimento;
come mantello e turbante era la mia equità.
[15]Io ero gli occhi per il cieco,
ero i piedi per lo zoppo.
[16]Padre io ero per i poveri
ed esaminavo la causa dello sconosciuto;
[17]rompevo la mascella al perverso
e dai suoi denti strappavo la preda.
[18]Pensavo: «Spirerò nel mio nido
e moltiplicherò come sabbia i miei giorni».
[19]La mia radice avrà adito alle acque
e la rugiada cadrà di notte sul mio ramo.
[20]La mia gloria sarà sempre nuova
e il mio arco si rinforzerà nella mia mano.
[21]Mi ascoltavano in attesa fiduciosa
e tacevano per udire il mio consiglio.
[22]Dopo le mie parole non replicavano
e su di loro scendevano goccia a goccia i miei detti.
[23]Mi attendevano come si attende la pioggia
e aprivano la bocca come ad acqua primaverile.
[24]Se a loro sorridevo, non osavano crederlo,
né turbavano la serenità del mio volto.
[25]Indicavo loro la via da seguire e sedevo come capo,
e vi rimanevo come un re fra i soldati
o come un consolatore d'afflitti.



Giobbe - Capitolo 30

B. Angoscia presente
[1]Ora invece si ridono di me
i più giovani di me in età,
i cui padri non avrei degnato
di mettere tra i cani del mio gregge.
[2]Anche la forza delle loro mani a che mi giova?
Hanno perduto ogni vigore;
[3]disfatti dalla indigenza e dalla fame,
brucano per l'arido deserto,
[4]da lungo tempo regione desolata,
raccogliendo l'erba salsa accanto ai cespugli
e radici di ginestra per loro cibo.
[5]Cacciati via dal consorzio umano,
a loro si grida dietro come al ladro;
[6]sì che dimorano in valli orrende,
nelle caverne della terra e nelle rupi.
[7]In mezzo alle macchie urlano
e sotto i roveti si adunano;
[8]razza ignobile, anzi razza senza nome,
sono calpestati più della terra.
[9]Ora io sono la loro canzone,
sono diventato la loro favola!
[10]Hanno orrore di me e mi schivano
e non si astengono dallo sputarmi in faccia!
[11]Poiché egli ha allentato il mio arco e mi ha abbattuto,
essi han rigettato davanti a me ogni freno.
[12]A destra insorge la ragazzaglia;
smuovono i miei passi
e appianano la strada contro di me per perdermi.
[13]Hanno demolito il mio sentiero,
cospirando per la mia disfatta
e nessuno si oppone a loro.
[14]Avanzano come attraverso una larga breccia,
sbucano in mezzo alle macerie.
[15]I terrori si sono volti contro di me;
si è dileguata, come vento, la mia grandezza
e come nube è passata la mia felicità.
[16]Ora mi consumo
e mi colgono giorni d'afflizione.
[17]Di notte mi sento trafiggere le ossa
e i dolori che mi rodono non mi danno riposo.
[18]A gran forza egli mi afferra per la veste,
mi stringe per l'accollatura della mia tunica.
[19]Mi ha gettato nel fango:
son diventato polvere e cenere.
[20]Io grido a te, ma tu non mi rispondi,
insisto, ma tu non mi dai retta.
[21]Tu sei un duro avversario verso di me
e con la forza delle tue mani mi perseguiti;
[22]mi sollevi e mi poni a cavallo del vento
e mi fai sballottare dalla bufera.
[23]So bene che mi conduci alla morte,
alla casa dove si riunisce ogni vivente.
[24]Ma qui nessuno tende la mano alla preghiera,
né per la sua sventura invoca aiuto.
[25]Non ho pianto io forse con chi aveva i giorni duri
e non mi sono afflitto per l'indigente?
[26]Eppure aspettavo il bene ed è venuto il male,
aspettavo la luce ed è venuto il buio.
[27]Le mie viscere ribollono senza posa
e giorni d'affanno mi assalgono.
[28]Avanzo con il volto scuro, senza conforto,
nell'assemblea mi alzo per invocare aiuto.
[29]Sono divenuto fratello degli sciacalli
e compagno degli struzzi.
[30]La mia pelle si è annerita, mi si stacca
e le mie ossa bruciano dall'arsura.
[31]La mia cetra serve per lamenti
e il mio flauto per la voce di chi piange.

Edited by Domenico-89 - 22/6/2016, 08:27
 
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