Amiamo Dio con Gesù e Maria

3° Libro, Capitoli 81 a 90

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 14/8/2010, 15:54
Avatar

Domenico-89

Group:
Amministratore
Posts:
43,346
Location:
Napoli

Status:


CAPITOLO LXXXI

VANTAGGI DELL'OBBEDIENZA

L'ebdomadaria recitava a memoria il capitolo del Mattutino con l'intenzione di osservare perfettamente la S. Regola, che ordinava di recitarlo in quel modo. Geltrude vide che quella Religiosa acquistava, con tale atto di obbedienza, tanti intercessori in cielo, quante erano le parole del capitolo. «All'ora della morte - affermava Geltrude a questo proposito, usando le parole di S. Bernardo, - l'agonizzante sentirà la voce di tutte le opere sue. Fosti tu che ci eseguisti - diranno esse - noi siamo cosa tua, nè ti abbandoneremo giammai, ma verremo teco al tribunale di Dio. Allora tutti gli atti di obbedienza, prenderanno essi pure una voce per rassicurare il morente: essi avranno l'autorità di potenti personaggi, ciascuno dei quali basterà a sventare l'accusa d'una negligenza, o d'un fallo, e l'agonizzante sarà sommamente consolato nelle sue angosce ».




CAPITOLO LXXXII

RACCOMANDAZIONE D'UNA EBDOMADARIA CHE LEGGEVA IL SALTERIO

Una ebdomadaria, che doveva recitare il Salterio prescritto dalla Regola, si era raccomandata alle preghiere di Geltrude. Questa vide in ispirito il Figlio di Dio, condurre l'ebdomaria davanti al trono di Dio Padre. Gesù lo pregò di rendere partecipe quell'anima dell'ardente amore e della fedeltà, coi quali Egli stesso aveva desiderato la sua gloria e la salvezza misericordiosa del mondo. Egli bramava che l'ebdomadaria, aiutata da quel soccorso, ottenesse le grazie desiderate.

Quando il Figlio ebbe invocato ii Padre, la persona, per cui aveva pregato, apparve ricoperta di abiti simili ai suoi, e giacchè si legge che il Figlio si tiene in piedi davanti al Padre, ad intercedere per la Chiesa, così anch'essa, come la regina Ester, stava ritta affine di pregare in unione a Gesù per il suo popolo, cioè per il suo Ordine. Ella adempì a tale obbligo sempre nella stessa positura, ed il Padre accettò le sue parole in due modi: dapprima come un signore che ottiene da un mallevadore il saldo del debito, di cui si è fatto garante; poi, come un padrone che riceve dal suo intendente una somma di danaro, per distribuirla a' suoi cari amici. Geltrude vide che il Signore ascoltava tutte le preghiere che quell'anima gl'indirizzava per la Comunità, anzi scorse che l'aveva posta davanti a sè, per distribuire alle sue Consorelle tutto quello che bramavano.




CAPITOLO LXXXIII

UTILITA' DELLA SOMMESSIONE Al SUPERIORI

Geltrude aveva pregato Gesù di correggere Lui stesso i difetti di un Superiore. Ella ricevette questa risposta: «Non sai tu che, non soltanto quella persona, ma che tutti coloro che stanno a capo di quest'Ordine, che mi è così caro, hanno qualche difetto? Nessuno quaggiù è impeccabile. La bontà, la dolcezza, la tenerezza che ho per questa Congregazione, fanno sì che esercito i suoi membri nella virtù, permettendo che i Superiori commettano qualche mancanza; i sudditi ne avranno un immensa accrescimento di gloria, perchè ci vuole maggiore virtù a sottomettersi ad una persona di cui si conoscono le deficienze, che a un'altra, le cui azioni sembrano perfettissime ». Ma Geltrude insistette: « Dolcissimo Gesù, quantunque io provi una gioia immensa, pensando che gl'inferiori accrescano i loro meriti, pure gradirei di più che i Superiori fossero irreprensibili, perchè temo che le loro mancanze siano frutto di fragilità ».

Rispose l'amabile Maestro: « Io che conosco i loro difetti permetto che negli incalzanti impegni della loro carica commettano qualche fallo, senza di cui forse non riuscirebbero mai a diventare veramente umili. Invece nelle loro deficienze, come anche nelle loro buone opere, i meriti degl'inferiori si accrescono e gli stessi Superiori guadagnano, tanto per i difetti che per le virtù dei sudditi, proprio come tutte le membra di un corpo contribuiscono al suo benessere generale».

Geltrude comprese allora la bontà e la sapienza infinita del Signore, che prepara con tanta industria il trionfo degli eletti, servendosi meravigliosamente dei difetti per fare progredire nelle virtù. Se la stupenda, ineffabile misericordia di Dio, non le si fosse palesata che in questa sola circostanza, tutte le creature, unite insieme, non potrebbero mai lodarne sufficientemente il Signore.




CAPITOLO LXXXIV

LA VERA PURIFICAZIONE DELL'UOMO

Un giorno Geltrude, mentre pregava per una persona afflitta, ricevette questa risposta: « Non temere, figlia mia; io non permetto mai che i miei eletti siano tribolati al di là delle loro forze e mi tengo sempre presso di loro per moderare, quando occorra, la prova. Una madre che riscalda il suo pargoletto, tiene la mano fra il fuoco ed il bambino. Tale è la mia condotta a riguardo dei giusti, perchè non è già per bruciarli, ma per purificarli e salvarli, che li espongo al fuoco della tribolazione». Poco appresso Geltrude offrì le sue preghiere al Signore per un'anima, dalla quale desiderava la conversione e, nell'impazienza delle sue brame, disse a Gesù: « Io sono è vero l'infima delle tue creature, ma poichè è per la tua gloria che io voglio la salvezza di quest'anima, donde avviene che, potendo ogni cosa, Tu non mi esaudisci? » «La mia Onnipotenza - rispose Gesù - mi permette di fare tutto ciò che voglio; ma la mia Sapienza mi fu discernere l'ora e il modo più adatto per l'esecuzione de' miei disegni. Un re desidera che le sue stalle siano ben tenute e potrebbe ristabilirvi l'ordine e la pulizia, scopandole egli medesimo; però non lo farà mai, perchè le convenienze non glielo permettono. Così io desidero la conversione dei peccatori, ma quando un'anima cade volontariamente nel male, Io non ne la ritraggo, se prima, aiutata dalla grazia, non fa violenza a se stessa e non stende verso di me la mano perchè possa decentemente pigliarla».




CAPITOLO LXXXV

COME IL SIGNORE SUPPLISCE PER LA CREATURA
Un giorno Geltrude vide che una Suora, percorrendo gli stalli del coro, raccomandava, in nome della Superiora, l'osservanza di una particolarità, la cui omissione avrebbe turbato l'ordine della Salmodia. La Santa chiese al Salvatore se gradisse quell'atto di zelo. Egli rispose: «Quando un'anima si dà pensiero di prevenire, per la mia gloria, ogni negligenza durante l'Ufficio, ne la ricompenso, supplendo Io stesso a ciò che può mancarle nel fervore e nell'attenzione».




CAPITOLO LXXXVI

OFFERTA A DIO DEI DOLORI E DELLE PERDITE DI PERSONE CARE

Geltrude stava supplicando il Signore per una persona desolatissima d'aver perduto un'amica prediletta. Le disse Gesù: « Vi hanno tristezze più amare delle altre; quelle per esempio che si risentono quando si riceve la notizia della morte di una persona amata, presso la quale si riceveva, non solo le consolazioni dell'amicizia, ma anche il buon consiglio per il progresso spirituale. Ebbene, se in tale frangente, l'anima si rassegna alla mia Volontà, dicendo: «Accetto il divin beneplacito e, se mi fosse data la scelta fra il compimento della Volontà di Dio e l'effettuazione del mio desiderio contrario, sceglierei che la Volontà di Dio si compisse. Se un cuore afflitto si facesse violenza ed accettasse il mio Volere per la durata di un'ora potrebbe andar sicuro che conserverei sempre a quest'atto generoso la primiera sua perfezione e che, lungi dall'offendermi per le impressioni di abbattimento che ne potessero seguire, le farei tutte convergere alla sua salvezza eterna ed alla sua temporale consolazione. Quando quest'anima rifletterà desolatamente ai vantaggi che ha perduti con la morte della persona diletta e al vuoto della sua assenza, io conterò tutti questi pensieri ed altri consìmili derivanti dall'umana fragilità, impegnandomi a compensarli con gioie e con meriti. La mia bontà mi obbliga ad agire così. Come l'orefice che prepara in un metallo prezioso il posto per diverse perle, prende l'impegno di trovarle e d'incastonarvele, così la mia bontà non lascia incomplete le opere sue. La mia divina consolazione è qui paragonata alle gemme preziose, perché si suole attribuire a tali perle proprietà speciali. Infatti quella consolazione celeste, comprata dall'uomo a prezzo di dolori, possiede tale virtù da supplire a ogni perdita, con sovrabbondanza di conforti nel tempo e nelle eternità ».




CAPITOLO LXXXVII

COME IL SIGNORE RIPARA LE COLPE DI FRAGILITA'

Geltrude pregava per una persona bramosa di possedere davanti a Dio il merito della verginità e che temeva, per l'umana debolezza, di avere contratto qualche colpa in sì delicata materia. Tale persona le apparve fra le braccia di Gesù; era ricoperta di una tunica candida come neve, con pieghe disposte artisticamente. Il Signore volle benevolmente istruirla, dicendole: « Quando, per umana fragilità, qualche ombra offusca l'anima vergine, se essa rimpiange il male fatto e compie qualche penitenza, io trasformo le sue colpe in adatti ornamenti analoghi alle pieghe che danno all'abito grazia e bellezza. Tuttavia, giacchè rimane sempre vera la parola della S. Scrittura: Incorruptio proximum facit esse Deo - La perfetta purezza avvicina l'uomo a Dio (Sap. VI, 20) così, se tali macchie si moltiplicassero, metterebbero un ostacolo alle effusioni del divino amore, come la sovrabbondanza degli abiti impedisce nella Sposa gli abbracci dello Sposo ».




CAPITOLO LXXXVIII

OSTACOLI FRAPPOSTI ALL'AZIONE DIVINA DAL GIUDIZIO PROPRIO

Geltrude pregava per un'anima desiderosa delle divine consolazioni; ma Gesù le disse: «Essa mette ostacolo all'effusione della grazia. Quando attiro i miei eletti alla intimità del mio amore, agisco in corrispondenza alle loro disposizioni; colui che si ostina nell'attacco al suo amor proprio, assomiglia ad una persona che si turasse le narici per non respirare l'olezzo dell'atmosfera, imbalsamata di fragranze. Invece colui che per amor mio rinuncia alle sue personali vedute, acquista tanti meriti quanto maggior violenza si imposta, praticando l'umiltà e giungendo a vittoria completa, perciò l'Apostolo ha detto: « Non coronabitur risi qui legitime certaverit - Nessuno sarà coronato se non avrà legittimamente combattuto » (II Tim. II, 5).




CAPITOLO LXXXIX

LA VOLONTA' EQUIVALE ALL'OPERA

Geltrude supplicava Nostro Signore per una persona che trovava grande difficoltà in un lavoro che le era stato imposto. Gesù volle istruirla con questo paragone: «Ecco un uomo che, per amor mio, vuole intraprendere un grande lavoro nel quale teme difficoltà enormi, tanto che, quasi certamente, la sua vita interiore ne proverà detrimento. Ebbene sappi che se in questo caso, preferirà il compimento del mio Volere al bene stesso della sua anima, io stimerò tanto la sua buona intenzione, d'accettarla come se il lavoro fosse già compiuto. Quand'anche quest'uomo non iniziasse neppure l'opera sua, io lo ricompenserei come se l'avesse compiuta a perfezione ».




CAPITOLO XC

NON BISOGNA PREFERIRE L'ATTIVITA' ESTERIORE ALLA VITA INTERIORE

Un giorno Geltrude pregava per una persona annoiata da varie preoccupazioni esterne, che per altro dipendevano dalla sua volontà. Le disse Gesù: « Tali pene la purificano dalle macchie che ha contratte, abbandonandosi troppo agli affari esterni, preferendo i vantaggi umani al profitto spirituale ». Rispose Geltrude: « Poiché non ci è dato vivere senza l'uso dei beni esterni, come mai questa persona può avere peccato, avendo ella una carica importante a cui soddisfare? ».

Le rispose Gesù: « Per una nobile donzella è un onore indossare un mantello foderato di pelliccia tigrata; ma se ella volesse mettere l'indumento in modo da lasciare al di fuori la pelliccia, quell'ornamento onorevole diventerebbe motivo di confusione. La madre sua, non potendo sopportare quel vestire ridicolo, le getterebbe almeno sulle spalle un indumento, per nascondere in qualche modo quella bizzarria che la farebbe sembrare insensata. Ed io che amo teneramente questa persona che mi è figlia, dissimulo i suoi difetti, coprendoli con quelle noie che risultano dalle sue occupazioni, senza per altro che vi sia vero colpa. Di più la rivesto di pazienza, come di un ornamento privilegiato, avendo raccomandato nel Vangelo di cercare prima di tutto il regno di Dio (Luc. XVI, 31) cioè il progresso spirituale. Quanto alle cose esterne, non ho neppure detto di cercarle in secondo luogo, ma ho promesso di darle in sopra più ».

I religiosi che bramano essere amici di Dio, devono pesare attentamente la verità di queste parole.

Edited by Domenico-89 - 24/6/2016, 05:48
 
Web  Top
0 replies since 14/8/2010, 15:54   7 views
  Share