Amiamo Dio con Gesù e Maria

3° Libro, Capitoli 71 a 80

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view post Posted on 14/8/2010, 15:56
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Domenico-89

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CAPITOLO LXXI

CONFESSIONE DEI DIVINI BENEFICI

Geltrude, piena di compassione, pregava un giorno per una persona che aveva proferito parole impazienti, e che si era azzardata di chiedere al Signore perchè le mandasse sofferenze superiori alle sue forze!

Il Signore le disse: «Chiedile quali pene le occorrono, perchè per guadagnarsi il cielo, non può farne a meno; quando poi le avrà, dille di sopportarle pazientemente». Questi accenti della voce di Gesù fecero comprendere a Geltrude, essere molto pericoloso desiderare altre prove da quelle che Dio ha preparate per noi. L'anima, al contrario, deve accogliere con fiducia grande le sofferenze che l'amore di Dio crede conveniente mandarle, sempre misurate dal suo amore infinito.

Ad un tratto Gesù, mutando aria ed aspetto, le disse con immensa tenerezza: « E tu che pensi della tua sorte? Ti ho forse addossato croci troppo pesanti? I patimenti che ti mando ti sembrano scelti male a proposito? ». « Oh no! - rispose Geltrude - ma confesso e confesserò per tutta la vita che Tu hai disposto meravigliosamente ogni cosa per il bene della mia anima e del mio corpo, sanità e malattia, gioie e dolori. L'hai fatto così bene che nessuna sapienza umana, dal principio alla fine dei secoli, avrebbe potuto uguagliarti, o Dio dolcissimo, che tutto operi con ineffabile soavità! ». Allora il Figlio di Dio la guidò verso il Padre, affinchè rendesse omaggio alla sua Provvidenza e Geltrude disse: « Ti ringrazio, Padre santo, che con tutte le forze dell'anima mia, per mezzo del divin Mediatore che siede alla tua destra, dei magnifici doni che mi hai prodigato con tanta generosità; riconosco altamente che nessuna potenza, se non la tua, che dà la vita a tutte le creature, avrebbe potuto arricchirmi di questi favori».

In seguito Gesù la condusse dallo Spirito Santo perché rendesse omaggio anche alla sua bontà. La Santa disse: « Ti ringrazio, o adorabile Spirito Santo, dolce Paracleto, mediante Colui che, con la tua cooperazione si è incarnato nel seno della Vergine, perchè, malgrado la mia indegnità, mi hai prevenuto con le benedizioni gratuite della tua dolcezza, come nessun'altra bontà avrebbe potuto fare, se non la tua, dove si celano, da dove procedono e da cui si ricevono tutti i beni ».

Il Figlio di Dio allora, dandole prove di speciale tenerezza, le disse: « Ora che hai fatto questo solenne omaggio alle Persone divine, ti prendo a preferenza di ogni altra creatura, sotto la mia speciale custodia e la farò in modo superiore a quello che dovrei per diritto di creazione, di redenzione e anche di predilezione ».

Da ciò ella dedusse che il Signore prenderebbe in modo speciale, sotto la sua protezione l'anima che, lodando la divina bontà, si confida con completo abbandono alla sua Provvidenza, così come un Priore monastico si sente in obbligo di provvedere ai bisogni di colui che ha tutto rinunciato nelle sue mani per la religiosa Professione.




CAPITOLO LXXII

EFFETTI DELLA PREGHIERA

Geltrude, pregando per parecchie persone che le erano state raccomandate, si ricordò in particolare di un'anima che aveva cara. « Dolcissimo Signore, - diss'ella - esaudisci la preghiera che dirigo alla benignità del tuo paterno Cuore per essa ». Rispose Gesù: « Io ti esaudisco frequentemente quando preghi per lei». «Donde avviene dunque - obbiettò Geltrude - ch'ella continua a parlarmi della sua indegnità ed a reclamare il mio soccorso come se Tu non la consolassi giammai?».

Il Salvatore rispose: « L'umile sentimento che questa anima ha di se stessa mi rapisce il cuore, ed è un ricco abbigliamento che l'adorna in modo stupendo; ella mi piace ognora più a misura che spiace a se stessa, e questa grazia s'accresce quanto maggiormente tu preghi per lei ». Geltrude supplicava sempre il Signore per quell'anima e per altre ancora; Egli le disse: « Ha attratte le tue raccomandate sempre più vicine a me; perciò devono aspettarsi maggiori tribolazioni. Quando una bimba, seguendo lo slancio del suo tenero amore, vuole ad ogni costo, avvicinarsi alla mamma e sedersi sulla stessa sua sedia, si trova in posizione assai incomoda a confronto degli altri fratelli, i quali prendono liberamente posto intorno alla loro genitrice. La mamma poi non potrà guardare in volto la sua bambina che le si stringe al fianco, cosa che invece può comodamente fare con gli altri figli che la circondano».




CAPITOLO LXXIII

VANTAGGI DELLA PREGHIERA

I. La mancanza di fede ne sospende gli effetti.

Geltrude viveva di preghiera; ella era instancabile nel raccomandare le persone e le intenzioni che le venivano affidate. Un giorno, dopo di avere baciato fervorosamente il Crocifisso, ella gli confidò i suoi desideri. Vide allora una sorgente zampillare dal Cuore divino e diffondersi all'intorno, come segno che le sue preghiere erano esaudite.

Ma poi pensò: « A che vale che io abbia pregato per quelle persone, poichè esse non ne risentono effetto alcuno, e perciò non hanno nè fiducia, nè conforto?».

Il Signore le rispose con questo paragone: «Quando un re, dopo lunga guerra, conclude la pace, coloro che sono lontani non sanno questa felice nuova fino al momento in cui è possibile renderla loro nota; così coloro che restano lungi da me per la diffidenza ed altri difetti, non possono sentire la dolce unzione delle preghiere che si fanno per essi ». « Ma, Signore, - aggiunge Geltrude - fra le persone che ti ho raccomandato, ve ne sono di quelle che, secondo la stessa tua conferma, vivono assai vicino a Te», « E' vero - confermò Gesù - pure colui a cui il re vuole trasmettere i suoi ordini di presenza deve aspettare che sia giunto il momento opportuno; così mi propongo di trasmettere a queste anime l'effetto delle tue preghiere quando lo crederò conveniente ».

Ella inalzò in seguito suppliche speciali per una persona che l'aveva afflitta e si ebbe questa risposta: « Come quando un piede è ferito, anche il cuore lo compatisce, così è impossibile alla mia paterna tenerezza non guardare con occhio misericordioso colui che, spinto da vera carità, mi supplica per il prossimo quantunque senta egli medesimo il peso delle proprie colpe e senta estremo bisogno della divina pietà ».




II. Quello che bisogna chiedere per i malati.

Grande dovere di solidarietà umana e cristiana è pregare per gli ammalati. Geltrude compiva con slancio tale obbligo ed un giorno supplicò Gesù di dirle ciò che doveva chiedere per un certo infermo: « Bastano - rispose Gesù - due brevi preghiere che tu mi rivolga, ma queste con divozione. Prima mi dirai « Signore, conservagli la pazienza»; indi aggiungerai: «Fa, o Signore, che secondo gli eterni desideri del tuo Cuore paterno, ogni istante di patimento che Tu riservi a quest'infermo procuri la Tua gloria ed accresca i suoi meriti per il cielo », Gesù concluse, dicendo: « Ogni qualvolta ripeterai questa preghiera i tuoi meriti aumenteranno con quelli del malato, come quando si passa una vernice fresca sopra una tela, affinchè il dipinto brilli di nuovo splendore ».




III. Cosa bisogna chiedere per i Superiori.

Geltrude pregava spesso per i prelati che hanno nella Chiesa cariche elevate. Nostro Signore le fece conoscere ciò che preferiva in questi alti dignitari e le disse che dovevano occupare il loro posto come se non l'avessero, cioè che esercitassero le loro mansioni come se dovessero farlo per un giorno e per una sola ora, sempre pronti ad abbandonarle, eppure molto solleciti di lavorare alacremente per la divina gloria. Essi dovrebbero spesso dire col cuore « Andiamo, affrettati a lavorare per Dio, verrà giorno in cui, deponendo la carica, sarai contento d'essertí consumato per il trionfo di Dio e per il bene delle anime ».




IV. Effetti di una domanda di preghiere.

Geltrude supplicò il Signore per una persona che aveva domandato con tanta umiltà l'aiuto delle sue preghiere. Vide il Signore inchinarsi con bontà verso quell'anima, investirla di celesti splendori e in quella luce smagliante, comunicarle la sua grazia con quanto desiderava. Nel medesimo istante sentì Gesù dirle queste parole: « Tutte le volte che una persona si raccomanda alle preghiera di un'altra, con fiducia di ottenere grazie, il Signore la ricompensa secondo il suo desiderio, quand'anche colei a cui si è raccomandata dimenticasse, per negligenza, il sua impegno ». -




CAPITOLO LXXIV

DIVERSE PERSONE DI ORDINI DIFFERENTI

I. L'anima paragonata all'aquila.

Geltrude interessava, Nostro Signore alle sorti di un'anima ardente di grandi desideri. Il buon Maestro le rispose: « Dille da parte mia che, s'ella desidera di essere unita pienamente a me, deve costruirsi ai miei piedi un nido formato dalle foglie della sua bassezza e dalle palme della mia dignità; là ella dovrà sempre ricordare che, senza la grazia di Dio, l'uomo è pronto bensì a fare il male, ma lento a compiere il bene.

« Ella penserà frequentemente alla mia misericordia, ricordando che sono un buon Padre, sempre pronto ad accoglierla anche quando, dopo le sue colpe, si pente e torna a me.

« La confidenza le darà le ali per uscire dal nido, ed ella potrà elevarsi fino al mio Cuore, per magnificare con cantici di ringraziamento i molteplici favori ricevuti dalla divina bontà.

« S'ella poi brama spiccare più alto il volo e spiegare ampiamente le ali dei desideri, s'innalzi con slancio rapido come quello dell'aquila al di sopra di se stessa, con la contemplazione delle celesti cose, e sostenga il suo volo davanti al mio Volto. Sollevata sulle ali dei Serafini, coll'audace anelito dell'amore, contempli ella il Re divino nella sua bellezza, con lo sguardo purificato dello spirito.

« Ma poichè la vita presente non è fatta per rimanere a lungo sulle alture della contemplazione, ch'ella potrà raggiungere solo per brevi momenti e rare ore, come dice S. Bernardo, dovrà ben tosto ripiegare le ali col ricordo della sua miseria, e ridiscendere fino al nido primiero per riposarsi nell'umiltà, aspettando che la confidenza la elevi di nuovo fino al mio Cuore, e che la contemplazione la esalti fino alla mia divina presenza; allora ella troverà nuovamente le sue delizie a solcare i campi fioriti dell'amore mediante lo spirito di ringraziamento, per raggiungere nell'estasi le vette della vita mistica. Con questi diversi atteggiamenti, sia che ella entri in se stessa con la considerazione della sua miseria, sia che ne esca per ricevere i miei benefici, sia che si elevi alla visione delle celesti cose, sempre gusterà gioie di Paradiso».




II. Di una persona la cui vita era raffigurata nelle tre dita del Salvatore.

Geltrude si ricordò di un'altra persona che le era stata divotamente raccomandata. Questa aveva passato nel mondo gli anni giovanili, ed era entrata in Monastero già anziana. Geltrude si rivolse dunque verso il Signore per presentargli il suo cuore e ricordargli la promessa fattale, cioè ch'esso doveva servirgli di canale per diffondere i benefici celesti sulle anime che li avrebbero sollecitati umilmente, per sua intercessione.

Subito il Figlio di Dio le comparve su di un trono reale, tenendo in mano il cuore che gli aveva presentato; vide pure la persona raccomandata avanzarsi verso il trono del Signore e inginocchiarsi rispettosamente.

Il Signore stese verso di lei la mano sinistra dicendo « Io la riceverò nella mia incomprensibile Onnipotenza, nella mia imperscrutabile Sapienza e nella mia infinita Bontà ». Pronunciando tali parole, presentava a quella persona tre dita della mano sinistra: l'indice, il medio, l'anulare. Da parte sua essa toccava, con il dito corrispondente quello del Signore; con un movimento rapido, il buon Gesù voltò la sua Mano benedetta, in modo che si trovò al di sopra di quella suddetta persona. Voleva con quelle tre dita e con quel gesto, mostrare tre maniere speciali, adatte per regolare la vita di quell'anima.

I. Desiderava ch'essa, per spirito di umiltà, si sottomettesse in ogni azione, alla Onnipotenza divina, considerandosi come serva inutile, che ha consumato il vigore della giovinezza nella vanità, senza pensare a Dio, suo Creatore, chiedendo la forza per agire rettamente.

II. Desiderava che si confessasse indegna, in presenza della Sapienza imperscrutabile di Dio, di ricevere le dolci effusioni della divina luce, per non avere, dall'epoca della sua infanzia, applicato le facoltà allo studio delle cose divine, ma di essersene servita per pascerne la vanità. Doveva perciò inabissarsi nell'umiltà, sforzandosi poi, in tempi e luoghi adatti, di comunicare al prossimo le ricchezze diffuse dalla divina bontà nell'anima sua.

III. Infine doveva ricevere con fervidi ringraziamenti il dono della buona volontà, dono gratuito accordatole perchè potesse praticare i consigli precedenti.

Il Signore portava all'anulare della mano sinistra un anello di vile materia, che aveva incastonata una gemma preziosa, di colore rosso fiammante.

Geltrude comprese che l'anello figurava la distratta vita secolare di quella persona e che la gemma indicava la divina misericordia che le aveva fatto dono della buona volontà, la quale rende tutte le opere perfette allo sguardo di Dio. Perciò la sua voce, cioè la sua intenzione, doveva ringraziare continuamente Dio per un benefico così segnalato.

Geltrude capì un'altra cosa. Tutte le volte che quella persona, coll'aiuto di Dio, compirebbe un'opera buona, il Signore metterebbe quell'azione nella Sua Mano destra come anello prezioso e lo mostrerebbe a tutta la Corte celeste, quasi per gloriarsi del dono della sua Sposa; con giubilo ineffabile tutti gli abitanti del cielo, stimolati dall'alto, la inchinerebbero, mostrandole amore e riverenza, quale Sposa del gran Re. Di più i beati della chiesa trionfante, che soccorrono coloro che militano in terra, renderebbero a quella persona, secondo il beneplacito divino, i loro servigi, ogni volta che il Signore li inviterebbe a farlo. InfIne tutto il tesoro di beni che la Chiesa trionfante piove sulla militante, verrebbe concesso a quella persona, ogni volta che il Signore, con un cenno d'invito, si compiacesse di permetterlo.




III. Invito a stabilire il nido nel Sacro Costato di Cristo.

Mentre Geltrude raccomandava a Dio una persona, ricevette per la medesima questo regolamento di vita. Stabilito ch'ella abbia il nido nel cavo della roccia, cioè nel Sacro Cuore di Gesù, bisogna che si riposi nella profondità di tale caverna, assaporando il miele della pietra, cioè la benevolenza delle aspirazioni di quel Cuore deificato. Dovrà poi meditare attentamente nelle Scritture la vita ammirabile del Cristo, sforzandosi d'imitarlo specialmente sotto tre aspetti:

I. - Il Signore passava le notti in preghiera: dovrà ella, in ogni tribolazione, ricorrere all'orazione.

II. - Gesù predicava nelle città e nelle campagne: ella cercherà di dare a tutti buon esempio, non solamente con parole, ma con le azioni, il contegno, il tratto.

III. – Il Cristo prodigava i suoi benefici su tutti coloro che a Lui ricorrevano: ella pure compirà, il bene, in questo modo: quando si disporrà ad agire, o a parlare raccomanderà tale azione al Signore, unendola alle opere perfette del Figlio di Dio, affinchè sia regolata, seconda la sua adorabile Volontà, per la salute dell'umano genere.

Terminata l'azione, l'offrirà di nuovo al Signore perché la perfezioni e la presenti al Padre come omaggio di eterna lode.

In seguito Geltrude ricevette pure questo insegnamento. Quando quella persona dovrà uscire dal nido, dovrà servirsi di tre appoggi: sul primo camminerà, sul secondo s'appoggerà a destra, sul terzo s'appoggerà a sinistra.

Il primo appoggio sarà l'ardente carità mediante la quale si sforzerà di condurre a Dio tutti gli uomini e di essere loro utile per la gloria del Padre, in unione all'amore con cui Gesù Cristo ha operato la salute del mondo.

Il secondo appoggio, che la sosterrà dalla parte destra, sarà l'umile soggezione con cui si sottometterà, per amor di Dio ad ogni autorità, vigilando attentamente perchè le sue azioni non scandalizzino nè superiori, nè inferiori.

Il terzo appoggio, a sinistra, sarà l'esatta vigilanza e il continuo controllo per preservare pensieri, parole, opere da ogni ombra di peccato.




IV. Di un'anima che costruisce il trono davanti a quello di Dio.

A Geltrude venne pure rivelato lo stato di un'altra anima, oggetto delle sue preoccupazioni e suppliche spirituali. Ella le apparve davanti al trono di Dio, ove andava costruendosi un magnifico seggio formato di pietre preziose, legate da un cemento di purissimo oro.

Talora quella persona si riposava sul trono, tale altra si rialzava per continuare alacremente il suo lavoro. Geltrude comprese che le pietre preziose rappresentavano le pene destinate a conservare ed a nobilitare in quell'anima i doni di Dio, giacchè il Signore prepara in questa vita un cammino duro e aspro per i suoi eletti, nel timore che le dolcezze della via loro facciano dimenticare le gioie della patria. L'oro, che ricongiungeva bellamente le gemme, figurava la grazia spirituale di cui doveva servirsi in piena fiducia, e negli interessi della sua salvezza, per saldare insieme, come si fa col cemento, le sue pene interne ed esterne.

Ella si riposava ogni tanto sul trono, per dimostrare che gustava ivi consolazioni ineffabili; ma riprendeva tosto il lavoro intorno ai trono per simboleggiare l'esercizio perseverante delle buone opere, che fa progredire l'anima nel cammino della perfezione.




V. Di un'altra anima che stava potando un albero.

Geltrude vide, davanti al trono della Maestà divina, un magnifico albero, dal tronco vigoroso, dai rami fronzuti, dalle foglie splendenti quasi oro.

La persona per cui ella pregava, saliva sull'albero e, con un utensile adatto, staccava alcuni rami che cominciavano ad essicarsi. Man mano che li tagliava, le venivano offerti altri rami verdeggianti che dovevano prendere il posto di quelli tolti; appena innestato, il nuovo ramoscello produceva un frutto di colore rosso e l'anima lo coglieva per offrirlo al Signore, il quale ne provava delizie incomparabili.

L'albero rappresentava lo stato religioso, ove quella persona era entrata per servire Dio: le foglie d'oro significavano le buone opere compiute nell'Ordine. Per i meriti dei parenti, che l'avevano condotta al Monastero e raccomandata a Dio, le sue opere avevano un valore superiore ad ogni altro, come l'oro vince in pregio gli altri metalli.

L'utensile che le serviva per potare i rami simboleggiava la considerazione attenta dei propri difetti, dapprima scoperti, poi estirpati con salutare penitenza. La novella fronda che doveva prendere il posto di quelle tagliate, era la figura della vita perfettissima di Gesù Cristo, la quale, in virtù dei meriti dei parenti, più sopra accennati, era sempre messa in opera per riparare i falli. Infine il frutto, colto ed offerto al Signore, era simbolo della buona volontà di quell'anima per correggersi, assai cara a Dio, perché sincera.

E' noto che il Signore preferisce questa disposizione interna a grandi opere compiute senza retta intenzione.




VI. Istruzioni per una persona colta, la cui vita è figurata dai tre Apostoli sul Tabor.

Geltrude un giorno pregava il Signore per due persone, che le erano state raccomandate, ma delle quali ignorava le disposizioni. Ella fiduciosamente, chiese a Gesù: « O Amico dolcissimo, che conosci ogni cuore, degnati svelarmi, a riguardo di queste anime, quello che può tornare gradito alla tua Volontà ed utile per la loro salvezza».

Il Salvatore le ricordò benignamente le rivelazioni che aveva avuto in passato, riguardanti due altre persone, la prima colta, la seconda ignorante, che avevano entrambe rinunciato al secolo. Egli le consigliò di partecipare tali rivelazioni alle persone di cui s'interessava attualmente, ed aggiunse: « Le cinque rivelazioni che precedono e le due che seguono, sono un insegnamento di cui tutti possono approfittare, qualunque sia il loro stato e la loro professione».

Ecco la rivelazione concernente la persona colta. Il Signore disse a Geltrude: «L'ho presa co' miei apostoli per condurla sul monte della novella luce. Procuri di regolare la sua vita, impostandola sul significato del nome degli apostoli, che mi accompagnarono sul Tabor: « Pietro, secondo gl’interpreti, significa agnoscens colui che sa. Nelle letture e meditazioni deve quindi, con l'aiuto della riflessione, giungere a conoscere se stessa. Se il libro, ad esempio, tratta di vizi e di virtù, deve esaminarsi come ha combattuto quelli, ed acquistato queste.

« Quando poi sarà giunta ad una più perfetta conoscenza del suo interno, si sforzerà, secondo il significato del nome Giacomo - supplantator - colui che vince di correggersi de' suoi difetti con una lotta tenace e d'acquistare le virtù che le mancano.

« Siccome poi il nome Giovanni è interpretato: in quo est gratia, sarà bene che, a tempo opportuno; e specialmente al mattino ed alla sera, si sforzi di allontanare le vane, dissipazioni per raccogliersi in se medesima, per occuparsi di Me e per scrutare la mia Volontà. Allora, sia che le ispiri di lodarmi, o di ringraziarmi, o di pregare per i peccatori e per le anime del Purgatorio, avrà cura d'obbedirmi, e di praticare divotamente l'esercizio da me richiesto ».




VII. Istruzione per una persona ignorante che aveva l'ufficio di cuciniera.

Ecco la rivelazione riguardante una persona indotta. Geltrude, avendo pregato per la medesima, che si rattristava di non poter fare lunga orazione per l'impegno faticoso del suo ufficio, ricevette questa risposta: « Ella vorrebbe servirmi per un'ora, ma io esigo da lei molto di più. Voglio che ella stia con me tutto il giorno, che compia tutte le sue azioni per la mia gloria e con lo stesso fervore come se stesse pregando. Di più bramo che, lavorando per il benessere materiale delle Consorelle, ella abbia l'intenzione, non solo di preparare il cibo per il beneficio del loro corpo, ma perché progrediscano nel mio amore e siano confermate nel bene.

Se farà così il suo lavoro sarà per me un delizioso banchetto accuratamente servito, con cibi scelti e con condimenti assai gustosi ».




CAPITOLO LXXV

LA CHIESA E' RAFFIGURATA NELLE MEMBRA DI CRISTO

Mentre Geltrude pregava per un'anima cara, Gesù, Re di gloria, le apparve, mostrandole, con la forma stessa della sua Umanità, la Chiesa che è il suo Corpo mistico, poichè è chiamato, e lo è in realtà, suo Sposo e suo Capo.

Il Salvatore aveva la parte destra adorna di magnifici ornamenti regali, mentre la sinistra era nuda ed impiagata. La Santa comprese subito che il lato destro rappresentava le anime elette, prevenute dalle benedizioni divine, per un dono speciale della grazia, e anche in premio delle loro virtù personali. Il lato sinistro invece figurava gl'imperfetti, carichi di vizi e di peccati.

Pregare per le anime già avanzate nella virtù, è fregiare il Salvatore di splendidi ornamenti; censurare le anime imperfette, rimproverarle duramente per i loro falli, è percuotere e riaprire le ulcere di Gesù; tali censori con le loro amare invettive fanno zampillare il sangue dei fratelli perfino sul volto, che ne resta macchiato e sfigurato.

Con tutto ciò il benigno Signore, vinto dalla bontà considera più le delicatezze ricevute dagli amici, che hanno adornato la parte destra, che gli oltraggi dei nemici e, coi meriti degli eletti, toglie le macchie che deturpano i malvagi.

Disse Gesù: « Piacesse a Dio che si volesse fasciare e guarire le piaghe della mia Chiesa che sono Piaghe mie, risanando le miserie delle anime imperfette! L'ulcera vuol essere prima toccata con precauzione: bisogna trattare da principio con dolcezza l'anima che si vuole correggere dai difetti, riprendendola amichevolmente e non ricorrendo al rigore, se non quando si ha la certezza che le dolci maniere rimarrebbero infruttuose. Quanti non hanno compassione alcuna delle mie Piaghe! Essi vedono i difetti del prossimo e tosto ne approfittano per vilipenderlo, non curandosi di dirigergli una parola di correzione.

« Ciò sarebbe, secondo loro, esporsi, o prendersi troppa briga, perciò vanno scusandosi come Caino: « Numquid custos fratris mei sum ego? - Sono forse il custode di mio fratello?» (Gen. IV, 9). Costoro mettono sulle mie Piaghe un preparato che le avvelena, facendovi brulicare i vermi. Una buona parola avrebbe forse guarito il fratello; col non proferirla ne lasciano aumentare i difetti.

« Altri fanno conoscere ai Superiori le mancanze dei fratelli, ma si sdegnano se la correzione si fa aspettare, e risolvono di non fare più nessun accenno in proposito, giacchè non si è dato importanza al loro avviso. Inoltre si permettono di giudicare senza misericordia gl'infelici, dei quali pretendono volere la guarigione, e non volgono loro neppure un accento che li riduca verso il bene. Anche costoro mettono esteriormente un preparato sulle mie Piaghe, mentre introducono nell'interna un ferro infuocato che le brucia e le dilacera.

« Altri, che potrebbero correggere il prossimo, trascurano di farlo, non per malizia, ma per noncuranza. Questi mi contristano come chi, passandomi vicino, mi schiacciasse un piede. Ve ne sono altri che pensano solo ai loro comodi e a soddisfarli in tutto, senza curarsi dello scandalo che danno a chi li vede; essi torturano le mie Mani con lesine infuocate. Alcuni amano sinceramente e rispettano i prelati santi, ma giudicano con rigore e disprezzano, senza riguardo alcuno, quelli che sono meno perfetti,

« In questo caso ornano la parte destra del mio Capo di perle preziose; quanto alla sinistra, che è assai indolenzita, e che desidero posare sui loro cuore per trovare un po' di sollievo, è da essi spietatamente colpita con pugni, furibondi. Vi sono poi persone poco sincere, che applaudiscono e lodano le cattive azioni dei Superiori per propiziarseli e poter poi fare più facilmente quello che loro aggrada. Costoro rivoltano con violenza indietro il mio Capo, facendomi provare una tortura inesprimibile: di più, insultando alle mie sofferenze, sembrano beffarsi delle Piaghe che sfigurano il mio Volto ».

Giacchè Nostro Signore, con questa meravigliosa rivelazione, ha proclamato d'identificarsi con la sua Chiesa, fino al punto di considerare i buoni come parte destra del suo Corpo ed i cattivi come la sinistra, i cristiani devon riflettere seriamente in qual modo potranno servire i membri sani, e quelli ammalati del Cristo.

Sarebbe cosa troppo abbominevole vedere un uomo straziare le piaghe di un suo amico, cospargerle di veleno e respingerlo quando chiedesse di essere sostenuto per un po' di sollievo. Se un cristiano avesse usato tale durezza, offendendo nel prossimo il suo Creatore e Redentore, si sforzi di emendarsi e di rendersi utile ai fratelli.

Prodighi tutto il bene possibile ai perfetti per eccitarli a fare continui progressi: circondi di tenerissime cure gli imperfetti per correggerli. Obbedisca con amore i Superiori quando comandano il bene, e sopporti i loro difetti con silenziosa riverenza. Eviti però di adularli, se agiscono male, e, se non potrà correggerli con discorsi, si sforzi almeno di farlo con pii desideri e ferventi suppliche offerte al Signore.




CAPITOLO LXXVI

COMUNICAZIONE SPIRITUALE DEI MERITI

Geltrude con senso d'ineffabile carità, aveva chiesto al Signore, entrando in Chiesa, che partecipasse ad un'anima cara, che si era raccomandata alle sue preghiere, i meriti delle sue opere buone; digiuni, preghiere, penitenze ecc. Rispose Nostro Signore: «Io comunicherò a quest'anima tutti i favori che la mia divina liberalità ti accorda gratuitamente, e che ti accorderà fino alla morte». Riprese Geltrude: « Poichè, per la Comunione dei Santi, l'intera Chiesa partecipa a quanto faccio di bene e anche a quanto fanno gli eletti, vorrei sapere se questa persona riceve dalla tua bontà, o mio dolce Gesù, qualche cosa; di più quando, in virtù del bene che le voglio, ti chiedo di renderla partecipe di tutti i favori che mi accordi ». Il Salvatore rispose con un paragone: « Una nobile damigella, che sa preparare collane di perle per farne gioielli a uso suo e di sua sorella, aggiunge lustro al decoro de' suoi genitori e a tutta la famiglia, quantunque le lodi del pubblico si rivolgano soprattutto a colei che ha confezionato tali collane: pure anche, la sorella, che ha ricevuto quei gioielli, benchè forse meno eleganti, sarà ammirata plù delle altre sorelle, che non hanno ricevuto ornamento alcuno. Così, benchè la Chiesa partecipi ai favori accordati a ciascuno dei suoi membri, l'anima però che li riceve, ne ritrae maggior vantaggio, e coloro ai quali essa desidera parteciparli ne fruiscono beneficio più grande dell'insieme degli altri fedeli ». Geltrude allora fece notare a Nostro Signore che quella persona aveva portato spesso dei ristori materiali per sollevare Matilde, la cantrice del Monastero, recentemente defunta; aggiunse che quella persona si rammaricava assai di non essersi intrattenuta a lungo con la cara malata per consolarla, nel timore di affaticarla troppo. Rispose Gesù: « La generosa carità con cui quest'anima ha ristorato la mia eletta, ed il rimpianto che serba in cuore per non aver potuto sollevarla ancora di più, mi riescono cosi graditi come se mi servisse a mensa cibi squisiti, al pari di un illustre principe che facesse lo stesso ufficio al banchetto del suo imperatore. Io mi sono assai compiaciuto negli esercizi coi quali Matilde mi ha onorato, servendosi delle forze che le avevano procurato i regali avuti da quella persona; intendo parlare non solo di soccorsi materiali, ma altresì dei pensieri, degli atti, dei consigli che, in ogni occasione, sostennero la mia diletta Matilde. Riguardo poi al rincrescimento di non avere potuto intrattenersi più a lungo con essa, supplirò io stesso a tale deficienza. Uno sposo che ama teneramente la sua sposa e che la vede, per una estrema delicatezza, troppo timida nel chieder ciò che pure desidera, questo sposo, dico, commosso dal saggio riserbo della sua diletta, lo accorda il doppio di quanto brama. Così le darò generosamente quanto le manca.

« Per la gioia poi ch'essa prova nel vedere i benefici di cui ho colmato la mia eletta, riceverà in cielo delizie ineffabili e l'irradiazione delle grazie che ho concesse a Matilde. Tale riverbero che sfuggirà dall'anima della mia Sposa, è lo splendore infinito della divina chiarezza che l'illumina. Come i raggi del sole, dardeggiando sulla superficie delle acque, si riflettono sulla muraglia, così il fulgore de' miei benefici brillerà nelle anime che furono prevenute sulla terra dalla dolcezza delle mie benedizioni; avrà poi speciali bagliori su quelle che provarono in terra una gioia speciale, al pensiero di tali benefici. Tuttavia vi sarà una differenza, e cioè brilleranno, non come sulla superfice opaca di una muraglia, ma a guisa di un lucidissimo specchio, che riflette distintamente le immagini che gli sono poste davanti ».




CAPITOLO LXXVII

UITILITA' DELLA TENTAZIONE

Geltrude, avendo un giorno pregato per una persona afflitta dalla tentazione, ricevette questa risposta: « Permetto tale prova per farle conoscere e deplorare un difetto che si sforzerà di correggere, senza però riuscirvi: l'umiliazione provata per tale impotenza, cancellerà quasi intieramente ai miei occhi altri difetti ch'essa non conosce. L'uomo che scorge d'avere una macchia sulla mano, si lava purificando le due mani da ogni bruttura, cosa che non avrebbe fatto se quella macchia, non gliene avesse dato l'occasione».




CAPITOLO LXXVIII

LA FREQUENTE COMUNIONE PIACE A DIO

Fra coloro che dirigevano il Monastero si trovava una persona i cui sentimenti, a proposito della S Comunione, erano ispirati più dallo zelo della giustizia che dallo spirito della misericordia. A sentir lui non poche Religiose mancavano della divozione necessaria per comunicarsi spesso, o non si preparavano al divino incontro con la dovuta diligenza. Egli esprimeva questi pensieri nelle pubbliche istruzioni, di modo che, ben presto, riuscì a rendere le Monache sfiduciate e timorose di comunicarsi. Geltrude se ne afiìiggeva e, pregando un giorno per l'austero direttore, chiese a Gesù se approvasse quel metodo. Rispose il Salvatore: «Le mie delizie sono di stare coi figli degli uomini. Per contentare il mio amore ho istituito questa Sacramento: mi sono obbligato a dimorarvi fino alla consumazione dei secoli, e ho voluto che si ricevesse di frequente. Se dunque alcuno, sia con pubbliche istruzioni, sia con privato consiglio, allontana dalla S. Comunione un'anima che non è in peccato mortale, impedisce e interrompe le delizie del mio Cuore. Se un principino si compiacesse grandemente di conversare, di giocare con fanciulli poveri, di bassa condizione, non si sentirebbe forse contrariato se il suo precettore duramente ve lo riprendesse, e cacciasse i poveri contadinelli sotto il pretesto che la dignità di un giovane principe non permette simili giochi, in compagnia di gente plebea? ».

« Signore - aggiunse la Santa - se la persona, a riguardo della quale ti ho interrogato, mutasse opinione e condotta, non le perdoneresti le sue esagerazioni? ». E Gesù: « Non solo le perdonerei tosto, ma le sarei grato di tale mutamento, come il principino al precettore che, cambiando parere, riconducesse egli stesso al suo discepolo i compagni di gioco, invitandoli graziosamente a divertirsi col suo giovane signore ».




CAPITOLO LXXIX
VANTAGGI DELLO ZELO

Geltrude pregava per una persona che era alquanto contristata per timore di aver offeso Dio, correggendo con asprezza certe negligenze di Regola, che avrebbero potuto essere dannose per l'osservanza comune.

Ella ricevette dal migliore dei Maestri questa dilucidazione: « Se qualcuno desidera che il suo zelo sia a me gradito sacrificio di lode e procuri grande merito per l'anima sua, dovrà soprattutto applicarsi a tre cose:

« 1) Mostrare sempre volto amabile alla persona che corregge, (cosa del resto dovuta anche solo alla buona educazione) e, pur esigendo ciò che è bene, dovrà usare parole dolci e tratto caritatevole.

« 2) Avere somma cura di non propagare i difetti, se non per grave necessità, e in questo caso, manifestarli solo a persone prudenti ».

« 3) Non tacere mai per rispetto umano, ma, cercare in tutta carità l'occasione di distruggere il male, avendo di mira la gloria di Dio ed il bene delle anime.

« Facendo così l'anima sarà ricompensata, non in ragione del successo ottenuto, ma in proporzione del sacrificio fatto. Se i suoi sforzi non saranno coronati da risultato consolante, la colpa sarà di coloro che non hanno corrisposto al buon consiglio, osando resistere alla caritativa opera fraterna ».

In una certa occasione Geltrude pregava per le due persone che disputavano fra loro, una per difendere la giustizia, l'altra per mantenere la carità.

Il Signore le disse: « Quando un buon padre vede i suoi cari figliolini divertirsi davanti a lui, esercitandosi a lottare fra di loro, sorride compiaciuto, anche se talvolta si accapigliano: - se però s'accorge che uno dei combattenti colpisce sul serio il fratello, allora interviene e castiga il colpevole. Cosi faccio io, che sono il Padre delle misericordie, quando vedo i miei figli discutere e accalorarsi fra loro, quantunque preferirei che fossero sempre in pace. Se però alcuno tratta duramente l'avversario, non potrà evitare la correzione che la verga della mia giustizia paterna gl'infliggerà ».




CAPITOLO LXXX

UTILITA' FUTURA DELLA PREGHIERA
Una persona si lamentava spesso di non ritrarre profitto alcuno dalle preghiere che si facevano per essa. Geltrude ne parlò a Gesù, il Quale le disse: «Domandale ciò che sceglierebbe per un suo cuginetto, se alcuna si offrisse di dargli o un beneficio, a l'equivalente in danaro. Ella, col suo buon senso, risponderà che val meglio per il fanciullo un beneficio i cui redditi aumenteranno fino all'età maggiore, mentre il denaro, affidato alle sue mani inesperte, sarebbe ben presto sciupato in futili cose. Raccomanda a quella persona d'affidarsi alla mia bontà; io le sono Padre, Fratello, Amico, e mi preoccupo più de' suoi interessi, ch'ella non saprebbe farlo per quelli del prossimo e degli stessi suoi parenti.

Deva persuadersi che metto fedelmente in serbo i frutti di tutte le preghiere, di tutti i buoni desideri che mi sono offerti per essa, e glieli porrò nelle mani quando non ci sarà più pericolo che li perda. Tale disposizione le sarà assai più salutare che se le dessi immediate consolazioni dopo la preghiera, perchè quella gioia darebbe occasione a sentimenti di orgoglio e di vana gloria; se poi le dessi prosperità temporali, l'anima sua forse le trasformerebbe in occasione di colpa ».

Edited by Domenico-89 - 24/6/2016, 05:48
 
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