Amiamo Dio con Gesù e Maria

3° Libro, Capitoli 51 a 60

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view post Posted on 14/8/2010, 16:00
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Domenico-89

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CAPITOLO LI

I BATTITI DEL CUORE DI GESU'

Un giorno Geltrude vedeva le Consorelle affrettarsi ad andare in Chiesa per assistere alla predica, mentre essa era ritenuta in cella dall'infermità: « Ah! mio carissimo Signore - dissella gemendo - quanto volentieri andrei alla predica se non fossi ammalata! ». « Vuoi tu, mia diletta, che ti predichi Io stesso? ».

« Assai volentieri » riprese Geltrude. Allora il Signore attrasse la Santa in modo tale, che il suo cuore riposava sui divin Costato. Dopo un momento di ineffabile riposo, ella poté discernere due palpiti dolcissimi ed ammirabili. Le disse Gesù: « Ciascuno di questi palpiti procura la salvezza degli uomini in diverse maniere: il primo quella dei peccatori, il secondo la santificazione dei giusti.

«Col primo palpito d'amore invoco continuamente Dio Padre, lo placo e propizio la sua divina misericordia. Con questo stesso palpito parlo a tutti i Santi, scusando presso di loro i peccatori, con l'indulgenza e lo zelo di un buon fratello, invitandoli ad intercedere per essi. Questo medesimo palpito è il richiamo incessante che dirigo misericordiosamente all'anima colpevole, con un indicibile desiderio di vederla tornare a me, che non mi stanco di aspettarla, « Col secondo palpito ripeto continuamente al padre quanto io sia felice d'avere dato il mio Sangue. per redimere tanti giusti, nel cuore dei quali godo delizie ineffabili. Invito poi la Corte celeste ad ammirare con me la vita di queste anime perfette, a ringraziare Dio per tutti i beni loro accordati e che loro sto preparando. Infine questo palpito del mio Cuore è il trattenimento abituale e familiare che tengo coi giusti, sia per attestare loro deliziosamente il mio amore, sia per riprenderli delle loro imperfezioni e farli, di giorno in giorno, di ora in ora, progredirei sempre.

Come nessuna occupazione esterna, nessuna distrazione della vista, o dell'udito, interrompono i battiti del cuore dell'uomo, così il governo provvidenziale dell'universo non potrebbe mai arrestare, interrompere, rallentare, nemmeno per un istante, fino alla fine dei secoli, questi dolci battiti del mio divin Cuore ».




CAPITOLO LII

COME OFFRIRE L'INSONNIA AL SIGNORE

Qualche tempo dopo Geltrude passò una notte quasi interamente insonne, rimanendone stanca, e svigorita. Come d'abitudine offrì a Gesù la sua pena in eterna lode, per la salvezza misericordiosa del mondo intero.

Il Signore, compatendo con bontà alla sua sofferenza, le insegnò d'invocarlo, in casi consimili, con questa preghiera: « O Gesù, per la tranquillissima dolcezza con la quale hai riposato da tutta l'eternità nel seno del Padre, per il gradito tuo soggiorno di nove mesi nel seno della Vergine, per le gioie che hai gustate nel cuore di anime particolarmente amate, ti prego, o Dio misericordioso, di degnarti, non per mia soddisfazione, ma per la tua eterna gloria, di accordarmi un po' di riposo, affinchè le mie membra affaticate possano rinvigorirsi ».

Mentre pronunciava questa preghiera, Geltrude vedeva le parole trasformarsi in gradini per aiutarla ad elevarsi fino a Dio. Il Signore le mostrò allora, preparato alla sua destra, un magnifico seggio, dicendole: « Vieni, o mia eletta, reclinati sul mio Cuore e vedi se l'amor mio, sempre vigilante, ti permetta di gustare un po' di riposo».

Quand'ella si fu alquanto ristorata sul Cuore del Signore, raccogliendone i palpiti dolcissimi, disse: « O amor mio, che significano questi tuoi palpiti? ». « Significano - rispose - che quando una persona si trova sfinita e priva di forze per l'insonnia, può rivolgermi tale preghiera per rinvigorirsi e cantare le mie lodi. Se poi non l'esaudisco, ed essa sopporta la sua debolezza con umile pazienza, allora sarà accolta dalla mia divina Bontà con gioia tutta speciale. Un amico non è forse riconoscente se vede l'amico suo più intimo, levarsi subito al suo richiamo, quantunque sia assonnato ed imporsi quel sacrificio per avere la consolazione d'intrattenersi con lui? Tale atto di cortese compiacenza gli è più gradito che se un altro amico, che passa solitamente le notti insonni, si levasse volentieri, ma più per abitudine che per amore. Così colui che mi offre pazientemente la sua infermità, quantunque la malattia e le veglie abbiano esaurito le sue forze, mi è assai più cara di colui che, avendo buona salute, passa l'intera notte in orazione, senza risentire disagio».




CAPITOLO LIII

AMOROSO ABBANDONO ALLA DIVINA VOLONTA'

Nelle frequenti malattie Geltrude subiva forti traspirazioni con rialzi improvvisi di febbre.

Una notte, sofferente più del consueto, si crucciava per indovinare se il male si sarebbe aggravato o meno.

Le apparve Gesù con l'amabile grazia di un fiore appena sbocciato; nelle palme aperte e stese verso di lei, aveva la malattia e la salute: questa nella destra, quella nella sinistra.

Voleva ch'ella scegliesse. A quest'atto così soave, Geltrude, come di scatto, scostò da sè le due Mani del Salvatore e, reclinando con infantile abbandono il capo sul suo Cuore dolcissimo, nel quale sapeva risiedere la pienezza d'ogni bene: «Signore, - esclamò - io distolgo lo sguardo da Te, per dimostrarti come sinceramente desidero che Tu non tenga conto della mia volontà, ma in tutto quello che mi riguarda Tu abbia a compiere sempre e unicamente il tuo Volere».

Qual tratto sublime! Ella ci insegna che l'anima fedele deve confidare nella divina Provvidenza a tal punto, che le torni dolce d'ignorare i disegni di Dio a suo riguardo, per compiere più perfettamente il suo beneplacito. Gesù fece allora scaturire dal suo Cuore due getti di acqua, che sembravano traboccare come da una coppa troppo piena, per riversarli nell'anima di Geltrude « Poichè rinunci alla tua volontà - le disse - per abbandonarti interamente alla mia, e ti sottrai perfino al mio sguardo per compierla con maggiore perfezione, sappi che io trasfondo in te tutta la dolcezza e la gioia del mio Cuore divino ».

Rispose la santa: « O amorosissimo Salvatore, Tu mi hai dato così spesso il tuo sacratissimo Cuore che vorrei sapere quale altro frutto potrò ritrarre da questa tuo nuovo dono, che mi viene così generosamente offerto ». Egli rispose: « La fede cattolica non insegna forse che chi si comunica una sola volta mi riceve per vantaggio della sua salvezza eterna, e accoglie pure tutti i beni racchiusi nei tesori della mia Divinità, e della mia Umanità? Pure più il cristiano si comunica spesso, e maggiormente arricchisce di gloria il grado che gli è riservato ».




CAPITOLO LIV

DILETTO DELL'ANIMA IN DIO

Molti pensavano che la continua applicazione di Geltrude all'orazione, fosse la causa del suo stato di languore, o almeno ne impedisse la perfetta guarigione. Fu perciò consigliata d'interrompere i trattenimenti prolungati con Dio, ed ella vi si prestò docilmente, abituata com'era a tener in gran conto l'opinione altrui che preferiva sempre alla sua.

Invece adunque d'attendere alla contemplazione, ella cercava lo svago nel decorare in varie maniere le immagini del Crocifisso, per mantenere sempre vivo in cuore il ricordo dell'unico suo Amico.

Una notte, non potendo dormire, andava architettando nella mente il disegno d'un sepolcro sontuoso, ornato di dipinti, dove potesse, durante la prossima settimana Santa, esporre agli sguardi, Gesù sepolto. Il Dio di bontà, che si delizia nell'osservare e nel notare anche le minime azioni di coloro che lo amano, si chinò verso Geltrude e le disse: « Delectare in Domino, charissima et dabit tibi petitiones cordis tui ». « Rallegrati nel Signore, mia diletta, ed Egli esaudirà le suppliche del cuor tuo». (Sal. XXXVI, 4).

Con tali parole le fece capire che, quando un'anima trova le sue delizie in Dio, sia facendo lietamente le opere di dovere, sia cercando un po' di contento sensibile nelle cose che lo riguardano, Egli prova delizie ineffabili come un padre di famiglia gode della gioia dei figli, ascoltando le canzoni di un menestrello che rallegra i convitati. E' proprio questa la « domanda del cuore » esaudita in favore dell'anima che, avendo Dio di mira., si diverte innocentemente nelle cose esteriori. L'uomo si sente appagato, perché desidera naturalmente che Dio trovi in lui le sue delizie.

Geltrude chiese poi a Gesù: « Qual gloria puoi ritrarre, dolcissimo Signore, da una gioia che è più dei sensi che non dello spirito? », Le rispose Gesù: « Un usuraio avaro non approfitta forse di ogni minima occasione per aumentare il proprio capitale? Ebbene, io ho stabilito di porre in te la mia delizia; vigilo, con delicata premura, affinchè nulla si perda di quanto mi offri per rallegrarmi, nulla, neppure la sfumatura d'un pensiero, neppure il lieve movimento del tuo dito mignolo. Tutto, tutto farò servire per la mia gloria e per la tua eterna salute ».

Riprese la Santa: « Se queste piccole cose ti fanno tanto piacere, di qual valore non sarà al tuo divino sguardo quel piccolo carme che ho composto da poco e nel quale ho descritto le scene della Passione, celebrando il tuo amore con parole tolte dagli scritti dei Santi? ».

E Gesù: « Gustai la gioia piena e perfetta di un amico che, a braccio di un suo vero amico, passeggiasse in un delizioso giardino per respirarne l'aria piena di olezzi, per ricrearsi fra il variopinto sorriso dei fiori e il canto degli uccelli, per godere il rinfresco di squisiti frutti. Tì renderò gioia per gioia, piacere per piacere, consolazione per consolazione, e per di più queste stesse cose io farò anche con quelli che leggeranno il tuo carme, con lo stesso. cuore con cui l'hai composto ».




CAPITOLO LV

PROVE D'AMORE

Geltrude si era riavuta da diverse malattie; dopo la settima recidiva, una notte si occupava del Signore, il Quale si degnò chinarsi sul suo giaciglio e dirle con tenerezza infinita: « O figlia mia, fammi annunciare il dolce messaggio che langui d'amore per me». «Mio diletto - rispose la Santa - come oserei dire io, indegnissima, che languo d'amore per Te?» Ed il Signore «Ricordati che colui che si offre volentieri a soffrire per amor mio, può glorificarsi e proclamare che langue d'amore per me, purchè durante la prova si mantenga paziente e diriga verso di me lo sguardo dell'anima sua».

Ella aggiunse: « Amatissimo Signore, quale gloria ti procurerebbe tale messaggio? » Egli rispose: « Questo messaggio fa le delizie della mia Divinità e onora la mia Umanità; è una gioia per il mio sguardo, una lode gradita per il mio orecchio ». E aggiunse: « Colui che mi recherà questo messaggio riceverà consolazioni grandi, e la tenerezza commossa del mio Cuore mi porterà a guarire coloro che desiderano la grazia del perdono; a predicare agli schiavi, cioè ad annunciare la misericordia ai peccatori; infine a liberare i prigionieri, cioè le anime del purgatorio».

« O Padre delle misericordie - aggiunse ella ancora - ti degnerai, dopo questa crisi, di rendermi la salute? » « La mia patema provvidenza, - rispose Gesù - te lo lascia ignorare. Se ti avessi annunciato fin da principio che dovevi subire sette malattie di seguito, la tua pazienza non avrebbe potuto sopportare il peso; se poi ti dicessi ora che questa malattia è l'ultima, o che presto sarà finita, questa assicurazione diminuirebbe molto il merito de' tuoi petimenti. Perciò la mia provvidenza paterna, congiunta alla mia infinita sapienza, ti hanno lasciato ignorare luna e l'altra cosa per il tuo maggior bene, e per obbligarti a rivolgerti a me con tutto il cuore. Lasciami disporre tutto a mio piacimento; veglio su di te con fedeltà, conosco la debolezza della tua virtù; misurerò la prova a seconda delle tue forze. In grazia di queste industrie del mio amore, dopo la settima malattia, la tua volontà è più ferma che non lo fosse dopo la prima. Così la mia divina onnipotenza compie ciò che sembrerebbe impossibile all'umana ragione ».




CAPITOLO LVI

SANTA INDIFFERENZA DI GELTRUDE

Una notte, mentre Geltrude prodigava al Signore le sue tenerezze, Gli chiese: « Come mai da molto: tempo i miei malori più non mi preoccupano e mi riesce indifferente di guarire, o di restarmene inferma, di vivere o di morire? ». Rispose Gesù: « Quando lo sposo conduce in un giardino la sposa per cogliervi delle rose ed intrecciarne una ghirlanda, la sposa, rapita dalla conversazione dello sposo, non pensa neppure di chiedergli quali rose preferisce. Giunti poi che siano nel giardino, ella prende indistintamente e con gioia, dalla mano del suo diletto, le rose che egli le presenta per comporne un vago serto. Tale è la condotta dell'anima fedele che si è abbandonata al mio beneplacito. La mia volontà è per lei un giardino ricco di rose; col medesimo sembiante ella accoglie, la malattia, o la morte, perché ha piena confidenza nella mia paterna bontà ».


CAPITOLO LVII

ODIO DEL DEMONIO A PROPOSITO DI UN GRAPPOLO D'UVA

L'esercizio di tante meditazioni e le delizie che le causava la frequente visita di Gesù, avevano fatto perdere a Geltrude il sonno, riducendola a uno stato di debolezza estrema. Accasciata e stanca, sentendosi venir meno, ella mangiò, durante la notte, un grappolo d'uva con l'intenzione di ristorare Gesù Cristo stesso. Egli accettò tale offerta con riconoscenza e le disse: «In questo momento attingo al tuo cuore una deliziosa bevanda, la quale compensa con la sua dolcezza, l'amarezza del fiele e dell'aceto che, per amor tuo, lasciai appressare alle mie labbra sul Calvario. Più tu, prendendo qualche ristoro utile al tuo corpo, considererai puramente la mia gloria, più dolce sarà la refezioni che gusterò nell'anima tua».

Avendo Geltrude gettato sul pavimento della cella i resti dell'uva, vide il demonio intento a raccoglierli, come per accusarla e convincerla davanti al tribunale di Dio, di avere, contro la Regola, mangiato prima di Mattutino. Ma tosto che ebbe egli toccato quegli avanzi, si scottò le dita tanto che, emettendo grida orribili, prese la fuga. Geltrude si accorse che nel correre via a precipizio, il demonio si guardava bene dal toccare coi piedi le bucce roventi, il cui contatto gli causava un supplizio intollerabile.




CAPITOLO LVIII

A COSA POSSONO SERVIRE I NOSTRI DIFETTI

Geltrude, scrutando durante una notte insonne l'anima sua, si rimproverava amaramente come di una colpa, dell'abitudine da essa contratta di dire, senza riflettere e senza necessità « Deus scii! - Dio lo sa! ». Ella scongiurò il Signore dì perdonarle il passato e di accordarle in avvenire la grazia di non pronunciare invano l'adorabile suo Nome.

Il Signore le disse con tenerezza: « E che! Perchè vuoi privare me della gioia che sento e te della ricompensa che meriti, quando, ricadendo in questo fallo, ti umilii e proponi di non commetterlo più? Un re non è forse sodisfatto, quando vede uno dei suoi soldati impegnato a lottare eroicamente contro i suoi nemici? Tale è la mia soddisfazione e tu d'altronde aumenti il tesoro dei tuoi meriti, rendendo più bella la tua corona eterna »,

Gesù la fece allora riposare dolcemente sul suo petto, dandole un sentimento profondo della sua indegnità: « Ecco, o mio Signore » gli disse « che ti offro il mio miserabile cuore, perché tu vi prenda le tue delizie, secondo l'amabile tuo volere ». « Provo più gioia a ricevere il debole cuor tuo, - rispose il Signore, - offerto con tanto amore, che se ricevessi un cuore pieno di energia e di fortezza; così appunto avviene quando, sulla tavola imbandita di un grande signore, si serve non un animale domestico, ma selvaggina a lungo inseguita dal cacciatore, perchè le sue carni sono più tenere e hanno gusto più delicato ».




CAPITOLO LIX

DISCREZIONE DI GESU' NEL DOMANDARE SOLO QUELLO CHE E' PROPORZIONATO ALLE NOSTRE FORZE

Le infermità impedivano a Geltrude di cantare in coro. Ella vi si portava tuttavia e prestava orecchio alla salmodia delle Consorelle, per spendere le sue poche forze al servizio di Dio. Non era però senza fatica che vi applicava lo spirito, e tale impotenza era per lei oggetto di tristezza e di scoraggiamento. Spesso se ne doleva con Gesù, dicendo: « O mio amabilissimo Maestro, quale vita inutile è mai la mia! Quale onore posso renderti mentre me ne sto qui seduta, negligente ed inutile, afferrando solo a stento il suono di qualche parola? ». Gesù faceva sembianza di non udirla, ma alfine un giorno rispose: « E tu non saresti riconoscente ad un amico che venisse talvolta a offrirti una dolce e corroborante bevanda da te bramata? Sappi bene: le poche parole che tu proferisci, canti, o mediti mi sono ancora più gradite e consolanti ».

Al S. Vangelo della Messa, ella durava fatica ad alzarsi, tanto era la stanchezza che l'abbatteva; ma poi si rimproverava quell'esitazione come una viltà. A che - pensava ella - risparmiarmi così, mentre non ho più speranza di ricuperare la salute? Un giorno tuttavia ella interrogò il Signore per sapere quello che tornava alla sua maggiore gloria, e ne ricevette questa risposta: « Quando per mio amore fai cosa che supera le tue forze, te ne sono riconoscente come se il tuo sacrificio fosso indispensabile al mio cuore. Quando, al contrario, con retta intenzione, risparmi le forze e curi il corpo, te ne sono grato come se tu donassi un necessario sollievo alle mie membra inferme: tanto nell'uno come nell'altro caso, ti ricompenserò secondo l'ampiezza della mia divina magnificenza ».




CAPITOLO LX

RINNOVAZIONE MISTICA DEI SACRAMENTI

Un giorno, esaminando accuratamente la coscienza, Geltrude trovò una colpa che avrebbe voluto confessare: ma non avendo opportunità di ricevere quel Sacramento, si rifugiò, com'era solita, presso l'unico Consolatore dell'anima sua e Gli confidò la sua pena.

Le rispose Gesù: « Perchè turbarti, o mia diletta? Ogni volta che tu lo desidererai, Io, che sono il sommo Sacerdote ed il vero Pontefice, mi metterò a tua disposizione per rinnovare in te la grazia dei sette Sacramenti: lo farò con un semplice atto della mia volontà, e con maggior efficacia degli altri Sacerdoti, che li amministrano uno dopo l'altro. Ti battezzerò nelle onda del mio Sangue prezioso; ti cresimerò con la potenza della mia vittoria; ti sposerò nella fede del mio amore; ti consacrerò nella perfezione della mia santissima vita; scioglierò i lacci delle tue colpe, con la bontà della mia misericordia; nell'eccessiva mia carità ti nutrirò di me stesso, cibandomi, a mia volta, delle delizie che il tuo amore. mi procura. Infine nella soavità del mio spirito, ti penetrerò interiormente di un'unzione così efficace, da imbeverne i tuoi sensi e le tue opere: saraì così sempre più santa e meglio adatta a ricevere le pure delizie dell'eterna vita ».

Edited by Domenico-89 - 24/6/2016, 05:49
 
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