Amiamo Dio con Gesù e Maria

2° Libro, Capitoli 21 a 25

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view post Posted on 14/8/2010, 16:21
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Domenico-89

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CAPITOLO XXI

EFFETTI DELLA VISIONE DIVINA
Mi parrebbe ingiusto e sconveniente passare sotto silenzio, una grazia che, per tua meravigliosa degnazione e amorosa accondiscendenza, ricevetti durante una Quaresima. Nella seconda domenica di tale tempo, mentre alla processione; che precede la S. Messa, si cantava il responsorio « Vidi Dominum fatte ad faciem » l'anima. mia si trovò investita da uno stupendo lampo di luce divina; vidi il tuo stesso sacro Volto vicino al mio, conforme a quanto scrive S. Bernardo « Esso non riceve la luce, ma la dà, non colpisce gli occhi del corpo, ma rallegra il cuore; è amabile, non tanto per lo splendore della tinta, quanto per i doni dell'amore ». In questa visione i tuoi occhi, lucenti come il sole sembravano fissarsi direttamente nei miei. Sentii compenetrata l'anima, il cuore, e tutte le potenze di tale soavità che può essere nota a Te solo. Possa io mostrarmene grata con l'ardente fedeltà di tutta, la vita!
Come la rosa è più apprezzata in primavera per la vaghezza de' suoi colori e la fragranza de' suoi profumi, ma anche d'inverno, benchè essicata, non manca di diffondere sbavi olezzi della sua grazia primaverile; così l'anima mia prova gioia ineffabile al ricordo dei benefici ricevuti.
Pertanto. desidero esprimere con un paragone, quello che la mia piccolezza ha gustato in quella deliziosa visione; perchè, se alcuno dei lettori ricevesse grazie consimili, ed anche maggiori, sia eccitato a sentimenti di gratitudine, e io stessa, rievocando ore di paradiso, dissipi la nebbia delle mie negligenze, ed attesti la mia frequente gratitudine a quel divino Sole, specchio di giustizia, che su me dardeggia i suoi fulgidissimi raggi.
Avendo Tu dunque accostato a me il tuo sacratissimo Volto, che diffonde l'abbondanza della beatitudine, sentii che da' tuoi divini occhi irradiava un'incomparabile soave luce. Essa, passando da' miei occhi e penetrando l'intimo del mio essere, sembrava produrre in tutte le membra un effetto oltremodo ammirabile; dapprima, quasi vuotando tutte le midolla delle ossa, poi annientando le ossa stesse con la carne, tanto che sentivo tutta la mia sostanza trasformata in un divino splendore che, cangiandomi in se stesso in modo delizioso, porgeva all'anima mia soavità incomparabile e serena letizia. Che dirò ancora riguardo a questa giocondissima visione? E posso davvero chiamarla visione, perchè mi pare che tutta, l'eloquenza del mondo non sarebbe sufficiente per esprimere questo modo sublime di contemplarti che non avrei mai creduto potesse esistere, neppure nella gloria celeste, se la tua degnazione, o mio Dio, unica salvezza dell'anima mia, non m'avesse indotto ad ammetterlo per mia dolcissima esperienza.
Aggiungo volentieri che, se nelle cose divine capita come nelle cose umane, e che se la dolcezza del tuo celeste bacio supera, come credo, il gaudio di tale visione, è necessario un aiuto speciale per sostenere la creatura terrena, giacché sarebbe impossibile ad un'anima godere tale favore, anche per un solo istante, e rimanere prigioniera del corpo. Non ignoro però che la tua onnipotenza si unisce alla tua sapienza infinita per regolare gradatamente le visioni, i baci, gli amplessi e le altre dimostrazioni d'amore; secondo le circostanze, i luoghi, i tempi e le persone.
O Signore, io ti ringrazio, unendomi a quel reciproco amore che regna nell'adorabile Trinità, per la dolce esperienza che mi hai dato del tuo bacio divino. Talvolta quando ero seduta in coro, pensando a Te nell'intimo dell'anima mia, o quando salmodiavo le ore canoniche, o l'ufficio per i defunti, sentivo sulle labbra l'impressione del tuo bacio d'amore, perfino dieci volte e più, durante un solo salmo, bacio sacratissimo la cui soavità supera i profumi più squisiti ed il miele più dolce. Spesso ho pure notato l'amore dello sguardo che Tu posavi su di me, e l'anima mia ha sentito l'amplesso del tuo divino abbraccio.
Sebbene tutte queste cose siano state colme d'ineffabili delizie, nessuna produsse in me così profonda impressione come la luce di quel tuo sublime sguardo, al quale più sopra ho accennato.
Con riconoscenza per questo e per tutti gli altri tuoi favori che solo Tu conosci, ti offro, o mio Dio, quell'eterno godimento che le Persone divine si comunicano nell'ineffabile soavità, che supera ogni sentimento.

CAPITOLO XXII

RINGRAZIAMENTI PER UN GRANDE FAVORE RIMASTO SEGRETO
Simile ringraziamento e, se è possibile, uno più grande ancora, sia reso a Te, mio Dio, per un certo dono, noto a Te solo, la cui grandezza non so esprimere a parole, ma che neppure oso passare sotto silenzio, affinchè, se l'umana fragilità me lo facesse dimenticare, (Dio non lo permetta), possa almeno, leggendo questo scritto, richiamarlo alla memoria, ed eccitarmi a doverosa riconoscenza.

Non permettere, o mio Dio, che la più indegna delle tue creature abbia da giungere a tale segno di follia da dimenticare un solo istante, il prezioso dono di questa visita, che nella tua infinita liberalità mi hai gratuitamente accordata, e della quale fui privilegiata per tanti anni, senza averla giammai meritata.
Benché sia l'ultima delle creature, devo convenire che tale dono supera tutto ciò che anima umana può ottenere quaggiù: prego perciò la tua divina Bontà che, con la stessa degnazione con cui me lo conferisti, me lo conservi a tua lode, e per esso Tu operi in me, feccia dell'umanità, tale meraviglioso effetto, da esserne lodato all'infinito da ogni creatura, perché, quanto più si manifesta la mia miseria, tanto più brilla l'accondiscendenza della tua carità.

CAPITOLO XXIII

RICAPITOLAZIONE DELLE GRAZIE RICEVUTE
Ti benedica l'anima mia, o mio Signore e Creatore! Ti benedica l'anima mia e tutto il mio essere, nelle più intime profondità, esalti le misericordie infinite, con cui mi hai prevenuta, o mio dolcissimo Amante! Ringrazio quanto posso la tua immensa misericordia, lodo e glorifico quella longanime pazienza che sembra averti fatto dimenticare gli anni della mia infanzia e giovinezza. In quel tempo, fino all'età di venticinque anni, sono vissuta in tale accecamento, che se Tu non m'avessi dato orrore istintivo al male, ed attrazione per il bene e non fossi stata coltivata dai saggi consigli di chi mi circondava, mi pare che sarei caduta in ogni sorta di colpa, senza alcun rimorso, proprio come se, essendo una pagana vissuta tra gli infedeli, non avessi mai saputo che Tu, mio Dio, riservi la ricompensa ai buoni ed il castigo ai cattivi: eppure mi avevi prescelta, fin dalla tenera età di cinque anni, per essere a Te consacrata, fra lo stuolo delle tue vergini Spose, nel santuario della Religione.
Sebbene la tua beatitudine non possa nè crescere, nè scemare, non avendo alcun bisogno dei nostri beni (Sal. XV, 2) pure la mia vita, così colpevole e negligente sembra aver cagionato un detrimento alla tua gloria, poichè in ogni istante, o mio Dio, tutto il mio essere e tutte le creature dovrebbero lodarti, tendendo incessantemente a Te!
Tu solo sai il dolore che il mio cuore prova al pensiero d'averti offeso, tanto più dopo che ti sei degnato discendere verso di me per commuovermi fino nell'intimo del mio essere.

Penetrata da questo ricordo ti offro, o Padre amantissimo, in ammenda delle mie colpe, i patimenti del tuo Figlio unico a cominciare da quell'ora in cui, adagiato sul fieno nella mangiatoia, diede il primo vagito, e poi sopportò le privazioni dell'infanzia, i lavori della giovinezza fino a quando, reclinata la testa sulla Croce, esalò con forte grido lo spirito.
Per riparare le mie negligenze ti offro, o Padre amantissimo, la vita tutta intera del tuo divin Figlio, quella vita di cui ogni pensiero, parola ed opera furono d'una perfezione assoluta. Te l'offro dal primo istante in cui, discendendo dal suo trono, il tuo Figlio entrò nel seno della Vergine per abitare nel luogo del nostro esilio, fino a quell'ora nella quale si presentò ai tuoi occhi, nella gloria della sua carne vittoriosa.
Siccome poi è giusto, o Padre amantissimo, che il cuore de' tuoi amici ripari le ingiurie fatte alla tua gloria, ti prego, per mezzo del tua Figlio unico, in virtù dello Spirito Santo, d'applicare i meriti della vita e della Passione del tuo diletto Gesù per il perdono e la soddisfazione delle colpe di quell'anima che si sforzerà, durante la mia vita, o dopo la mia morte, di supplire ai miei mancamenti; ed affinchè questo mio desiderio sia esaudito ti prego di custodirlo sempre nel tuo Cuore, anche quando, per tua misericordia, regnerò con Te in cielo.
Per degnamente ringraziarti mi sprofondo nell'abisso dell'umiltà, lodo ed adoro, insieme alla tua sublime misericordia, quella dolcissima benignità per cui, mentre conducevo una vita insensata, Tu, Padre delle misericordie, dirigesti verso di me pensieri di pace e non d'afflizione (Ger. XXIX, 11), e mi colmasti di benefìci insigni, come se, più santa di tutti i mortali, avessi condotto in terra la vita degli angeli.
Tu hai cominciato quest'opera d'amore in Avvento; qualche giorno prima dell'Epifania, mentre stavo per compire il XXV anno di età, hai allora commosso il mio cuore in un modo così misterioso e decisivo che, disgustato dalle follie della gioventù, si andò man mano preparando a ricevere la tua visita. Appena entrata nel XXVI anno, e precisamente il lunedì innanzi alla festa della Purificazione, dopo Compieta, verso l'ora del crepuscolo, Tu, luce vera che splendi nelle tenebre, hai voluto porre termine alla notte angosciosa nella quale mi sentivo immersa e dissipare le vanità della mia ignorante giovinezza. In quell'istante infatti l'anima mia sentì la tua presenza in modo così evidente ed ammirabile da farmi gustare ineffabili, delizie, per la soave riconciliazione, con cui hai voluto rivelarti a me e darmi il tuo amore.
Illuminata da chiarezza soprannaturale scorsi le ricchezze celesti che Tu avevi deposte nell'anima mia, compresi i modi delicati ed occulti con cui tu preparavi il mio cuore perché ti servisse di delizioso rifugio, apprezzai le tenerezze con cui mi andavi iniziando ad aver teco quei rapporti familiari che l'amico ha con l'amico, meglio ancora, che lo sposo ha con la sposa.
Per continuare questo commercio d'amore assai spesso, hai visitato l'anima mia in diverse maniere, soprattutto, la vigilia dell'Annunciazione e prima dell'Ascensione allorchè, incominciando fin dal mattino a farmi sentire la dolcezza della tua pace, hai poi verso sera, completato l'opera tua. Fu allora che mi conferisti quel meraviglioso dono, degno d'essere ammirato da tutte le creature; voglio dire la tua continua presenza nel mio cuore! Ogni volta che rientravo nel mio interno io ti trovavo, eccetto una sola volta, per lo spazio di undici giorni.
Siccome le parole mi mancano per esprimere il numero ed il valore dei doni che accompagnarono quello della tua continua presenza, dammi, o generoso Dispensatore di grazia, d'offrirti in ispirito d'umiltà, un sacrificio di giubilo, e specialmente per esserti preparato nel mio cuor un'abitazione così amena che supera in bellezza il tempio di Salomone e in delizie il banchetto d'Assuero, delizie che mi concedesti di godere con Te, alla pari, come regina col suo regale Consorte.
Fra tutte le grazie ne apprezzo! specialmente due: quella d'avermi impresso in cuore i gioielli delle tue Piaghe e d'avermi trapassato con quella ferita d'amore, così profonda ed efficace, che quand'anche dovessi vivere mille anni nel più completo abbandono, sempre a tale ricordo, gusterei gioie inenarrabili.
Aggiungendo grazie a grazie, mi hai pure ammesso ad una tenera familiarità, offrendomi in diversi modi, quel tesoro della Divinità, che è il tuo stesso Cuore deificato, perchè ivi gustassi delizie celestiali. Tu me lo desti gratuitamente, anzi lo scambiasti col mio, in segno di affettuosa amicizia.
In quel divin Cuore conobbi i tuoi segreti giudizi: per suo mezzo mi hai accordate prove così numerose e dolci del tuo amore che se non conoscessi la tua ineffabile accondiscendenza, mi meraviglierei che Tu avessi dimostrato un affetto così dolce perfino alla tua degnissima Madre, teco regnante nello splendore dei cieli.
Spesso mi conducesti con finissima delicatezza, alla conoscenza salutare de' miei difetti; mi risparmiasti in ciò ogni confusione, come se Tu preferissi perdere metà del tuo regno, piuttosto di turbare la mia giovanile timidezza; usando un'industria ricca di finezza, mi rivelasti la tua avversione per i difetti delle persone che mi circondavano, affinchè, scrutando la mia coscienza, m'accorgessi di essere pur io colpevole delle stesse mancanze. Così la dolce tua luce mi conduceva all'emenda, senza farmi neppur supporre che Tu avevi notati in me difetti capaci di contristarti. Inoltre mi hai fatto intravvedere le grazie innumerevoli preparate per confortare i miei ultimi giorni, e le ineffabili dolcezze che mi aspettavano in Paradiso. Questa vista ha talmente deliziato l'anima mia che, per questoi solo beneficio, dovrei stringermi eternamente a Te, con invincibile speranza. Ma il pelago della tua tenerezza infinita non doveva esaurirsi! Quando ti pregavo per i peccatori, o per le mie consorelle, Tu mi esaudivi con tanta larghezza che io, conoscendo l'incredulità del cuore umano, esitavo a raccontare i tuoi benefici perfino alle anime a me più care.
Infine mi hai dato per avvocata la tua dolcissima Madre, raccomandandomi più volte a Lei, con quell'amore con cui uno sposo fedele affida la diletta sposa alla propria Marre. Spesso mi assegnasti, in speciale servizio, i più nobili principi della tua reggia, non solamente Angeli e Arcangeli, ma anche i ministri delle più alte gerarchie. La tua benignità armonizzava le loro particolari attitudini con i miei spirituali bisogni.
Eppure se Tu, per il mio maggior bene, mi sottraevi in parte le tue delizie, io indegnissima ed ingrata, scordavo i tuoi doni come se fossero stati di nessun valore, fino al momento in cui tocca dal pentimento, tornavo a Te, per richiederti il dono perduto, o altro favore consimile. Subito Tu me lo riconsegnavi intatto, come se io stessa l'avessi
accuratamente deposto nel tuo Cuore, con l'intenzione di riprenderlo al momento opportuno.
Le più meravigliose delle tue grazie furono quelle che ricevetti il giorno di Natale, la domenica Esto mihi, ed un'altra domenica, dopo Pentecoste. In quei giorni mi hai rapita con tale unione, che considero vero miracolo l'aver potuto io reggere ancora a vivere. Aggiungerò per mia vergogna e confusione, che, dopo benefici così eletti, non mi sforzai di emendarmi delle mie manchevolezze come avrei dovuto.
Ma con tutto ciò non si è inaridito il fonte della tua misericordia, o Gesù amantissimo fra tutti gli amanti, il solo che ami veramente e gratuitamente anche gl'indegni! Infatti quando poco dopo incominciavo a dimenticare questi insigni favori, degni del tripudio del cielo e della terra, per essersi l'infinito Iddio abbassato verso l'ultima delle creature, Tu, Datore, Rinnovatore, Conservatore d'ogni bene, rieccitasti la mia riconoscenza, rivelando le grazie di cui mi avevi colmata a pie persone a Te familiari. Così seppi dalle loro labbra i segreti del mio cuore, quantunque non potessero affatto conoscerli, poichè non ne avevo parlato con nessuno.
Con queste parole, o mio Dio, io ti restituisco quello che è. tuo e, ripetendole per mezzo di quell'argano melodioso che è il tuo divin Cuore in virtù dello Spirito) Santo, canto a Te, o Signore, Padre adorabile, lodi e ringraziamenti da parte di tutti gli esseri celesti, terrestri, inferiori e di tutte le cose che furono, sono e saranno.
Siccome poi l'oro brilla meglio e si distingue fra gli altri metalli, e il nero, a suo confronto, appare più oscuro, così svelerò ciò che è mio, cioè opporrò la perfidia della mia vita colpevole, allo splendore dei tuoi benefici. Tu diffondevi doni stupendi sull'anima mia, secondo la tua regale munificenza, e io li ricevevo con la rozzezza del mio naturale, come vile schiava che guasta tutto quanto tocca. Ma la tua amabile mansuetudine non sembrava neppure accorgersene e continuava a colmarmi di benefici. Mentre Tu, che godi in cielo una sì dolce coabitazione col Padre, ti degnavi scendere nella mia povera dimora, io, ospite negligente e volgare, mi davo così poca premura di farti festa, mentre per semplice senso d'umanità naturale avrei dovuto trattare meglio, anche un povero lebbroso che, dopo d'avermi colmata d'ingiurie e d'oltraggi, mi avesse chiesto asilo.
0 Creatore delle stelle, lo ripeto, io ricevetti da Te immensi doni, cioè le gioie dell'anima, l'impronta delle tue Piaghe sacratissime, la rivelazione dei tuoi segreti, le familiari carezze del tuo amore i In ciò provai più godimenti che se avessi percorso la terra da oriente a occidente. Eppure ti ho oltraggiato con nera ingratitudine, disprezzando tali gaudi spirituali, per cercare divertimenti esterni, preferendo le cipolle d'Egitto alla dolcezza della tua manna celestiale. Ho anche soffocato in me lo slancio della speranza, diffidando delle tue promesse, come se Tu fossi uomo mendace e.infedele alla sua parola.
Quando t'inchinavi con bontà per esaudire le mie indegne preghiere, io indurivo il cuore a tal puntò, (e lo dico con lagrime), che fingevo di non capire la tua volontà, per non essere costretta dalla voce della coscienza ad eseguirla. Mentre Tu mi avevi assicurato il potente ausilio della tua gloriosa Madre e degli spiriti celesti, io, miserabile!, ho cercato appoggio negli amici terreni, invece di contare su Te solo. Era anche giusto che, poichè la tua bontà mi conservava intatti i tuoi doni in mezzo alle mie negligenze, concepissi maggior gratitudine e usassi ogni cautela per correggermi, invece usavo una malizia quasi diabolica a renderti male per bene, e ne prendevo motivo di maggior ardimento per vivere a modo mio.
Dopo un'unione così incredibile con Te, unione che Tu solo conosci, non ho temuto di macchiarmi ancora con i soliti difetti, che pure Tu mi avevi lasciato soltanto perchè, lottando generosamente, col tuo aiuto,. vincessi e mi acquistassi maggior gloria in cielo. E neppure sono scevra di, rimorso per avere, a titolo di maggior riconoscenza, svelato i segreti del mio cuore ai tuoi intimi amici perchè, trascurando la retta intenzione, cercai talora una compiacenza affatto umana, invece di tributarti la dovuta gratitudine. E ora, benignissimo Creatore del mio cuore, salga a Te il gemito del più sincero dolore per queste e per altre mancanze che ora non ricordo; accogli il pentimento che ti offro per le troppo numerose infedeltà con le quali ho offeso la tua divina clemenza. Ricevilo con quel compatimento e con quell'infinito amore che ci concedesti d'offrirti per: mezzo del tuo amatissimo Figlio, nello Spirito Santo, da parte di tutte le creature celesti, terrestri e inferiori.
Essendo incapace di fare frutti di penitenza, supplico la tua bontà, o mio dolce amante, d'ispirare alcune anime ferventi affinchè plachino la tua giustizia e ti offrano l'olocausto di propiziazione. Possano i loro sospiri, le loro preghiere, le loro buone opere riparare la mia trascuratezza nel renderti la gloria che ti è dovuta, in riconoscenza di tanti benefici. Tu, che scruti il fondo del mio cuore, non ignori che soltanto il puro amore della tua lode mi ha indotto a scrivere queste pagine. Possano coloro che le.leggeranno dopo la - mia morte, sentirsi commossi per l'infinita bontà che ti ha abbassato verso la mia estrema miseria per deporre i tuoi doni in un'anima che doveva stimarli così poco.
Ringrazio poi, non quanto devo,. ma quanto posso, la tua divina misericordia, o Creatore e Riparatore, per altro favore della tua inesauribile tenerezza. Non mi hai tu forse assicurato, che qualsiasi persona, anche in peccato, riceverebbe una speciale ricompensa qualora volesse; in memoria di me, per la tua gloria e secondo l'intenzione più sopra indicata, pregare per i peccatori, ringraziare per gli eletti, o compiere qualche altra opera buona con divozione7 Tale ricompensa consiste soprattutto nel non lasciare questo mondo senza prima avere acquistato un grado eminente di unione con Te. Per questo beneficio, sia a Te resa quella lode eterna che, procedendo dall'Amore increato, rifluisce perpetuamente in te stesso!

CAPITOLO XXIV

OFFERTA DI QUESTO SCRITTO
Tu avevi affidato alla mia indegnità, o amatissimo Gesù, il prezioso talento della tua divina intimità ed ecco che, per amor tuo, per lo zelo della tua gloria, te lo restituisco a mezzo di questo scritto e di quelli che lo seguiranno.
Spero, e oso persino affermarlo appoggiandomi alla tua grazia; che nessun altro motivo mi abbia spinto a scrivere ed a svelare questi segreti, se non l'obbedienza alla tua volontà, il desiderio della tua gloria e lo zelo delle anime; Tu sai con quale ardore io ti lodi e ti ringrazi per quell'incommensurabile bontà che non ha respinto la mia miseria.

Possa Tu essere glorificato se altre anime, leggendo queste pagine, si sentiranno attratte dalla dolcezza dell'amor tuo; e condotte ad intimità più grande ancora. Coloro che studiano incominciano con l'alfabeto per giungere poi alle altezze della filosofia; così queste descrizioni e queste immagini condurranno le anime a gustare quella manna nascosta che non può essere rappresentata se non per mezzo di figure, ma che rende avidi chi, una sola volta, ha potuto gustarla.
Signore onnipotente, dispensatore di tutti i beni, degnati saziarci abbondantemente, mentre percorriamo le vie dell'esilio, fino a quel beato giorno nel quale, contemplando senza velo la gloria del Signore, noi saremo trasformati nella stessa sua immagine, di luce in luce, guidati dal Tuo soavissimo Spirito (II Cor. III, 18).
Intanto, secondo la tua fedele promessa e l'umile desiderio del mio cuore, ti prego d'accordare a tutti coloro che leggeranno umilmente questo scritto, di glorificare la tua accondiscendenza, d'aver compassione della mia indegnità, e di desiderare il loro progresso nella perfezione. Dai loro cuori infiammati d'amore e simili a turiboli d'oro, salga verso di Te o mio Dio, gradevolissimo profumo, che ripari sovrabbondantemente la mia negligenza e la mia ingratitudine.

Edited by Domenico-89 - 24/6/2016, 06:41
 
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