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Il castello interiore, Seste mansioni: capitolo 2

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view post Posted on 24/6/2012, 18:12
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Domenico-89

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Capitolo 2

Diversi modi con i quali Iddio eccita l'anima - Si tratta di favori molto grandi e preziosi, nei quali, a quanto sembra, non vi è nulla da temere

1 - Sembra che abbiamo dimenticato la nostra piccola colomba, ma non è così perché le prove di cui ho parlato sono appunto quelle che la impennano a un volo più alto. Cominciamo ora a vedere come lo Sposo si comporta con lei.

Prima di darsi a lei totalmente, la fa sospirare a lungo, usando certi mezzi molto delicati che la stessa anima non comprende, e che io non penso di saper spiegare se non per farmi intendere da chi ne ha l'esperienza. Si tratta di certi impulsi che procedono dal profondo dell'anima, così delicati e sottili da non aver paragoni neppure per darne un'idea.

2 - Differiscono molto da quei sentimenti che possiamo procurare da noi stessi, come pure da quei gusti spirituali di cui abbiamo parlato. Spesso, quando meno si pensa e neppure si è occupati di Dio, Sua Maestà scuote l'anima come per un colpo di tuono o a guisa di cometa che passi rapidamente.

Non si sente alcun rumore, ma l'anima intende che Dio l' ha chiamata, e lo intende così bene che alle volte, specialmente sul principio, trema ed esce in lamenti, benché nulla le dolga.

Sente di essere stata ferita, ma non sa da chi, né in che modo. Però riconosce che è una ferita preziosa e non vorrebbe guarirne.

Si lamenta con lo Sposo con esterne parole di amore, senza potersi frenare, perché conosce che Egli è presente e che ciò nonostante non vuol manifestarsi onde non lo goda. Intensissima è la pena che ne sente, ma deliziosa e soave: l'anima non potrebbe sottrarsene, neppure volendolo.

Del resto, non lo vorrebbe nemmeno, perché prova più gioia in questa pena che non nella deliziosa sospensione dell'orazione di quiete, priva di ogni pena.

3 - Sto struggendomi per darvi ad intendere in che consista questa operazione di amore, ma non so come fare. Dire che l'Amato dia chiaramente a conoscere di essere con l'anima, e che ciò nonostante chiami l'anima con un segno così evidente da escludere ogni dubbio, con un fischio così penetrante che essa ode e le è impossibile di non udire, sembra importare contraddizione.

Eppure, pare che lo Sposo, dalla settima mansione ove risiede, faccia sentire la sua voce senza dire parola, e che gli abitanti delle altre mansioni - sensi, immaginazione e potenze - non osino muoversi.

O mio potente Signore, come sono grandi i vostri segreti! Come diverse le cose dello spirito da quanto si può vedere e intendere quaggiù, dove non c'è nulla che possa lumeggiare un fenomeno come questo, che pure è tanto piccolo di fronte ai molti che Voi operate nelle anime!

4 - L'effetto che ne risulta è che l'anima si va struggendo in desideri, pur senza sapere cosa brami, perché vede d'avere Iddio con sé.

Voi mi direte: Ma se l'anima ha questa conoscenza, che altro desidera? Di che si affligge? Che cosa vuole di più?

Non lo so. Ma so che questa pena sembra compenetrarla intimamente, e che quando le vien tolta la saetta da cui è stata ferita, le pare, per il grande amore di cui arde, che con la saetta le strappino pure le viscere.

Ecco ciò che mi vien da pensare. Non potrebbe essere che dal fuoco dell'acceso braciere che è il mio Dio, si fosse spiccata una scintilla e fosse venuta a toccare l'anima facendole sentire l'ardore di quell'incendio? Non potrebbe essere che, essendo una scintilla molto deliziosa ma non tanto forte per consumarla, lasciasse l'anima in balìa della pena prodottale nel toccarla?

Ecco, a mio parere, il miglior paragone che ho potuto trovare.

Si tratta di un dolore delizioso che non è dolore e che non si fa sempre sentire nel medesimo grado. Alle volte dura a lungo e alle volte pochissimo, conforme piace al Signore comunicarlo, non essendo cosa che si possa ottenere con industria umana.

Anche se si prolunga per un buon tratto di tempo, non è mai costante, ma va e viene. Perciò l'anima non finisce mai di abbruciarsi. Anzi, quando sta per accendersi, la scintilla si spegne, ed ella rimane con il desiderio di tornare all'amoroso tormento di cui quella scintilla le è causa.

5 - Qui non si tratta né di un effetto della natura o della melanconia, né di un'illusione prodotta dal demonio o dall'immaginazione: lo si vede assai bene, e se ne può essere sicuri.

E' un movimento che proviene da dove abita Colui che è immutabile, e i cui effetti sono molto diversi da quelli delle altre devozioni, nelle quali il profondo assorbimento causato dal gusto spirituale può appunto ispirare qualche dubbio. Siccome i sensi e le potenze non sono sospesi, vanno considerando ciò che succede, ma senza mettervi ostacolo. Anzi, quanto a quella pena deliziosa, credo che non possano far nulla, né aumentarla né toglierla.

Chi ha ricevuto da Dio questa grazia - e se l' ha ricevuta lo vedrà benissimo leggendo questo scritto - lo ringrazi infinitamente e non abbia paura di essersi ingannato. Tema soltanto di mostrarsene ingrato, e faccia il possibile per meglio servire il Signore e perfezionare la propria vita.

Allora Iddio non cesserà di favorirlo e non si sa dove andrà a finire. Una certa persona che aveva ricevuto questa grazia l'aveva goduta per vario tempo, ne era talmente contenta che con essa si sarebbe ritenuta abbondantemente ripagata anche se avesse servito il Signore per molti anni in mezzo a grandi sofferenze. Sia Egli per sempre benedetto! Amen.

6 - Può essere che mi domandiate perché questo favore sia più sicuro degli altri. Ed eccone le ragioni. Primo, perché credo che il demonio non produca mai una pena così deliziosa come questa. Se può dar delizie e soavità che sembrano spirituali, non è però in suo potere unire alla sofferenza - e a tale sofferenza - tanta gioia e tranquillità di spirito.

La sua potenza non si esplica che al di fuori; e le sue pene, quando le produce, nonché essere deliziose e tranquille, sono torbide e inquiete.

Secondo, perché questo dolce uragano si scatena da una regione nella quale il demonio non può far nulla.

Terzo, per i grandi vantaggi che ne derivano all'anima, i più comuni dei quali sono, fra gli altri, la risoluzione di patire per Iddio, il desiderio di avere molte croci e una determinazione fermissima di fuggire le soddisfazioni e le conversazioni del mondo, e altre cose consimili.

7 - Che non sia effetto d'immaginazione, lo si prova con l'incapacità di riprodurlo, neppure volendolo. È così chiaro, che l'illusione ne è assolutamente impossibile: impossibile, dico, che ci sembri essere quando non è, o si possa solo dubitarne.

Anzi, se si rimane con dubbio - d'esserne o di non esserne stati favoriti - bisogna dire che non sono veri impeti, perché questi si fan sentire così bene, come alle orecchie del corpo una voce molto forte.

E nemmeno si può dubitare che provenga da melanconia, perché questa fabbrica le sue chimere nell'immaginazione, mentre la pena di cui parlo procede dall'interno dell'anima. Ben può essere che m'inganni ma fino a quando persone competenti non mi apporteranno altre ragioni, io sarò sempre di questo parere.

So di un'anima che temeva sempre di essere in inganno: eppure di questa orazione non poté mai dubitare.

8 - Il Signore ha pure altri mezzi per eccitare l'anima. Talvolta, ad esempio, mentre si prega vocalmente, senza alcun pensiero di cose interiori, par di sentire, tutto a un tratto, una certa soave infiammazione, simile a un profumo molto delizioso che ci investa d'improvviso, diffondendosi per tutti í sensi.

Non già che si senta profumo o altra cosa somigliante: se adopero questo paragone, è per far intendere che lo Sposo è presente e che muove l'anima a un dolcissimo desiderio di goderlo, per cui essa rimane disposta a grandi atti e a impiegarsi tutta nel lodarlo.

L'origine di questa grazia - che per l'anima è assai ordinaria - è la medesima della precedente. Tuttavia non vi è nulla che dia pena, neppure i desideri di vedere Iddio. Per alcune ragioni già dette, mi pare che non vi sia da temere nemmeno qui: ma bisogna ricevere questo favore con rendimento di grazie.



 
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