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Omelie del Santo Curato d'Ars, La Parola di Dio

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view post Posted on 29/11/2014, 14:47
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Domenico-89

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La Parola di Dio

“Beati coloro che ascoltano la Parola di Dio e la osservano”

(Lc 11,28)

Leggiamo nel Vangelo, fratelli miei, che il Salvatore del mondo istruendo il popolo, gli rivolgeva parole così meravigliose e tanto sorprendenti, che una donna, in mezzo alla folla, alzò la voce e gridò: “Beato il seno che ti ha portato e le mammelle che ti hanno nutrito”; ma Gesù Cristo subito rispose: “Molto più felice è colui che ascolta la Parola di Dio e osserva ciò che essa gli comanda”. Questo forse vi stupisce, fratelli miei, cioè il fatto che Gesù Cristo ci dica che colui che ascolta la Parola di Dio con un vero desiderio di trarne profitto, è più gradito a Dio di colui che Lo riceve nella santa Comunione. Sì, senza alcun dubbio, fratelli miei; noi non abbiamo ancora ben compreso quanto sia prezioso il dono della Parola di Dio. Ahimè! fratelli miei, se lo avessimo ben compreso, con quanto rispetto e con quanto amore dovremmo ascoltarla! Fratelli miei, non cadiamo in errore: la Parola di Dio necessariamente produrrà in noi i suoi frutti, o buoni o cattivi; saranno buoni, se possediamo delle buone disposizioni, cioè un vero desiderio di trarne profitto e di fare tutto quello che ci indicherà; saranno cattivi, se la ascolteremo con indifferenza o addirittura con disgusto, o forse con disprezzo, allorché essa ci illuminerà e ci mostrerà i nostri doveri, oppure ci accecherà e ci indurirà. Ma per farvi meglio comprendere tutto ciò, vi dimostrerò: 1° come sono grandi i vantaggi che possiamo trarre dalla Parola di Dio; 2° come abitualmente i cristiani la accolgono; 3° le disposizioni che dobbiamo nutrire in noi per avere la fortuna di trarne profitto.

Anzitutto, per farvi comprendere quanto è alto il prezzo della Parola di Dio, vi dirò che tutto l’essere e il progresso della religione cattolica, sono l’effetto della Parola di Dio, congiunta alla grazia che sempre l’accompagna. Sì, fratelli miei, possiamo senz’altro affermare che, dopo la morte di Gesù Cristo sul Calvario e il santo Battesimo, non vi è nessun’altra grazia che noi riceviamo nella nostra santa religione, che possa uguagliarla: e questo è facile da capire. Quante persone sono volate in cielo senza aver ricevuto il sacramento della Penitenza! Quante altre, senza aver ricevuto il sacramento del Corpo adorabile e del Sangue prezioso di Gesù Cristo! e quante altre si trovano in cielo senza aver ricevuto né il sacramento della Confermazione né quello della Estrema Unzione! Ma per quanto riguarda l’ammaestramento che ci deriva dalla Parola di Dio, sin da quando abbiamo l’età adatta per comprenderla, è assolutamente impossibile entrare in cielo senza lasciarci istruire da essa, tanto quanto lo sarebbe se non fossimo stati battezzati. Ahimè! fratelli miei, nel giorno del giudizio costateremo disgraziatamente che la maggior parte dei cristiani si danna l’anima perché non ha conosciuto adeguatamente la dottrina della nostra religione. Andate, fratelli miei, interrogate tutti quei cristiani che si sono dannati e domandate loro perché si trovano all’inferno. Tutti vi risponderanno che la loro infelicità è derivata o dal fatto che non hanno voluto ascoltare la Parola di Dio o dal fatto che l’hanno disprezzata. Ma voi forse mi chiederete: che cosa opera in noi questa Parola santa?

Ecco: essa è simile a quella colonna di fuoco che guidava i Giudei quando erano nel deserto, che mostrava loro la strada che dovevano percorrere, che si fermava, quando era necessario che il popolo si fermasse, e che partiva, quando era necessario che il popolo camminasse. Sicché questo popolo non doveva fare altro che seguirla fedelmente e così era certo di non sbagliare strada. Sì, fratelli miei, essa si comporta esattamente allo stesso modo anche a nostro riguardo: essa è come una bella fiaccola che brilla davanti a noi, che vuol dirigere tutti i nostri pensieri, tutti i nostri progetti e tutte le nostre azioni. E’ lei che illumina la nostra fede, che fortifica la nostra speranza, che infiamma il nostro amore verso Dio e verso il prossimo. E’ lei che ci fa comprendere la grandezza di Dio, il fine felice per il quale siamo stati creati, la bontà di Dio, il suo amore per noi, il valore della nostra anima, la grandezza della ricompensa che ci è stata promessa. Sì, è lei che dipinge davanti ai nostri occhi la gravità del peccato, l’oltraggio che esso arreca a Dio, i mali che ci aspettano nell’altra vita. E’ lei che ci fa rabbrividire alla vista del giudizio che è riservato ai peccatori, che essa ci dipinge in modo spaventoso.

Sì, fratelli miei, è questa Parola che ci conduce a credere, senza nulla obiettare, tutte le verità della nostra santa religione, dove tutto è mistero, risvegliando così la nostra fede.

Ditemi, non è forse vero che dopo una istruzione (sulla Parola di Dio) ci si sente il cuore pieno di emozione e di buoni propositi? Ahimè! colui che disprezza la Parola di Dio è veramente da compiangere, poiché disprezza in tal modo tutti i mezzi di salvezza che il buon Dio ci offre per salvarci. Ditemi, fratelli miei, di che cosa si sono serviti i patriarchi e i profeti, lo stesso Gesù Cristo e tutti gli apostoli, come anche tutti coloro che li hanno seguiti, al fine di stabilire e accrescere la nostra santa religione, se non della Parola di Dio?

Vedete Giona, allorché il Signore lo manda a Ninive; cosa fa? Nient’altro che annunziare la Parola di Dio, dicendogli che entro quaranta giorni tutti i suoi abitanti sarebbero periti.

Non fu forse questa Parola santa che cambiò i cuori degli uomini di questa grande città, rendendoli da grandi peccatori grandi penitenti? Cosa fece S. Giovanni Battista per cominciare a far conoscere il Messia, il Salvatore del mondo? Non fu forse annunciare la Parola di Dio? Cosa fece Gesù Cristo stesso, percorrendo le città e le campagne, continuamente circondato dalle folle che lo seguivano fin nel deserto? Di quale mezzo si servì per insegnare la religione che egli voleva stabilire, se non di questa Parola santa? Ditemi, fratelli miei, cosa ha condotto tanti grandi del mondo ad abbandonare i loro beni, i loro genitori e tutte le loro comodità? Non è stato forse ascoltando la Parola di Dio che essi hanno aperto gli occhi dell’anima e hanno compreso la precarietà e la provvisorietà di tutte le cose create e si sono perciò dedicati alla ricerca dei beni eterni? Un sant’Antonio, un san Francesco, un sant’Ignazio…. Ditemi, chi può portare i figli a nutrire un grande rispetto per il loro padre e per la loro madre, facendoglieli considerare come rappresentanti di Dio stesso? Non sono forse gli insegnamenti che hanno ricevuto nel catechismo impartito dai loro pastori, che hanno fatto percepire loro la grandezza della ricompensa che spetta a un figlio saggio e obbediente? Eh! fratelli miei, chi sono i figli che disprezzano i loro genitori? Ahimè! fratelli miei, quanti poveri figli ignoranti, e che dall’ignoranza sono condotti nell’impurità e nel libertinaggio, e che finiscono per far morire i loro poveri genitori o per il dispiacere o in un modo ancora più malvagio! Chi, fratelli miei, può indurre un vicino a nutrire una grande carità per l’altro vicino, se non un insegnamento da lui ascoltato, che gli ha mostrato quanto sia gradito a Dio un gesto di carità? Chi ha indotto tanti peccatori a uscire dal loro stato di peccato? Non è stato forse qualche insegnamento che hanno ricevuto, per mezzo del quale gli è stata descritta la condizione infelice di un peccatore che cade nelle mani di un Dio vendicatore? Se volete averne la prova, ascoltate un istante e ne sarete convinti.

Si narra che un anziano ufficiale di cavalleria passava, durante uno dei suoi viaggi, per un luogo dove il padre Bridaine predicava una missione. Preso dalla curiosità di ascoltare un uomo che aveva una così grande reputazione e che lui ancora non conosceva, entra in una chiesa mentre il padre Bridaine era intento a descrivere lo stato spaventoso di un’anima immersa nel peccato, l’accecamento di cui il peccatore era vittima, che lo faceva perseverare nel suo peccato, e il facile mezzo che tale peccatore aveva per uscirne, facendo una buona confessione generale. Il militare restò talmente colpito, ebbe dei rimorsi di coscienza tanto forti, o meglio, i rimorsi divennero così insopportabili, che sull’istante formò in se stesso la risoluzione di confessarsi, facendo una confessione generale di tutta la sua vita. Attende il predicatore ai piedi del pulpito e gli chiede la grazia di fargli fare la confessione di tutta la sua vita. Il padre Bridaine lo accolse con grande carità. “Padre mio, gli disse il militare, resterò finché lei vorrà; è sorto in me un grande desiderio di salvare la mia anima”. Fece la sua confessione con tutti quei sentimenti di pietà e di dolore che ci si potrebbe attendere da un peccatore che si converte; egli stesso ammetteva che ad ogni peccato che confessava gli sembrava di togliersi un peso enorme dalla coscienza. Quando ebbe finito di confessarsi, si allontanò dal padre Bridaine piangendo a calde lacrime. La gente, stupita nel vedere questo militare versare tante lacrime, gli chiedeva quale fosse la causa del suo dolore e delle sue lacrime: “Ah! amici miei, com’è dolce versare lacrime d’amore e di riconoscenza, per uno come me che è vissuto lungamente nell’odio verso il suo Dio!”.

Ahimè! quanto è cieco l’uomo che invece di amare il buon Dio, vive come suo nemico, mentre sarebbe tanto dolce amarlo! Quel militare, poi, andò a trovare il padre Bridaine in sacrestia, e là, alla presenza di tutti gli altri missionari, volle renderlo partecipe dei suoi sentimenti: “Signori, disse loro, e tu, padre Bridaine, tenete bene a mente ciò che sto per dirvi: io non credo di aver mai gustato, in tutta la mia vita, un piacere così intenso, così puro e dolce di quello che ho gustato quando ho avuto la felicità di essere in stato di grazia. No, non penso che Luigi XV (re di Francia), che ho servito per trentasei anni, possa essere felice tanto quanto lo sono io ora; no, non credo che con tutti i piaceri che lo circondano e con tutto lo splendore del suo trono, possa essere così contento come lo sono io. Dopo aver deposto l’orribile fardello dei miei peccati, anche se mi trovo nel dolore e nel proposito di fare penitenza, non cambierei la mia sorte con tutti i piaceri e tutte le ricchezze del mondo”. A queste parole, si getta ai piedi del padre Bridaine e stringendogli la mano gli chiede: “Ah! padre mio, quali azioni di grazie potrò mai rendere al buon Dio per tutta la mia vita, per avermi condotto in questo paese, quasi prendendomi per mano? Ahimè! padre mio, non avevo nessuna intenzione di fare ciò che tu hai avuto la bontà di farmi fare. No, padre mio, non potrò mai dimenticarti; ti chiedo la grazia di domandare al buon Dio per me, che tutta la mia vita non sia altro che una vita di lacrime e di penitenza”. Il padre Bridaine e tutti gli altri missionari che erano stati testimoni di questa avventura, si commossero profondamente dicendo: “Oh! quali grazie fa il buon Dio a coloro che hanno un cuore docile alla sua voce! Oh! quante anime si dannano, le quali, se avessero la fortuna di essere istruite sarebbero salve!”. Per questo il padre Bridaine, prima dei suoi incontri, chiedeva al buon Dio di far ardere talmente il suo cuore, che le sue parole divenissero come un fuoco divorante che brucia d’amore i cuori dei peccatori più incalliti e più ribelli alla grazia.

Ebbene, fratelli miei, quale fu la causa della conversione di questo soldato? Nient’altro che la Parola di Dio che quello ascoltò, accogliendo docilmente la voce della grazia. Ahimè! quanti cristiani si convertirebbero se avessero la fortuna di possedere le giuste disposizioni nell’ascoltare la Parola di Dio! Quali buoni pensieri e quali buoni desideri essa farebbe nascere nei cuori, e quante opere buone ci farebbe compiere, per poterci guadagnare il cielo!

Vi ho detto, cominciando il mio discorso, che la Parola di Dio porta sempre frutto, o buono o cattivo, a seconda delle nostre disposizioni interiori.

Ecco, fratelli miei, cosa accade in una persona che non vuole combattere le sue cattive inclinazioni, che non vuole decidersi a liberarsi dalle passioni che la dominano: mano a mano che la Parola di Dio scende nell’anima, entra l’orgoglio che la incita a mettere gli altri sotto i piedi, entra il desiderio di vendetta che la rode; i cattivi pensieri e i cattivi desideri vengono a sprofondare l’anima nel pantano dei vizi; infine il demonio che regna in questo povero cuore, alla prima occasione cancella ciò che è rimasto della traccia che la Parola di Dio può aver lasciato in noi. Ecco, fratelli miei, qual è l’insegnamento del Vangelo: non so se lo avete ben compreso, ma per quanto mi riguarda, io tremo quando sento sant’Agostino che ci dice che noi siamo colpevoli quando ascoltiamo la Parola di Dio senza un vero desiderio di trarne profitto, tanto quanto furono colpevoli i Giudei allorché flagellarono Gesù Cristo e lo fecero rotolare ai loro piedi.

Ahimè! fratelli miei, forse non ci siamo mai resi conto che ogni volta che non siamo disposti a trarre profitto dall’ascolto di questa Parola santa, commettiamo una specie di sacrilegio. Tuttavia, fratelli miei, non voglio dire che siano queste le vostre disposizioni, almeno per un gran numero: siamo ancora capaci di prendere delle belle risoluzioni di cambiar vita; quando ascoltiamo una predica, siamo capaci di dire a noi stessi: bisogna senz’altro migliorare. E questo va molto bene. Ma allorché il buon Dio ci manda qualche prova, dimentichiamo tutte le nostre risoluzioni e continuiamo nel nostro vecchio modo di vivere. Abbiamo fatto il proposito di essere meno attaccati ai beni di questo mondo; ma poi, al minimo torto che ci vien fatto cerchiamo di vendicarci, parliamo male di coloro che ci hanno fatto il torto e conserviamo il rancore; ci dà fastidio perfino vedere queste persone e non accettiamo più di servirle. Altre volte facciamo il proposito di praticare l’umiltà, poiché abbiamo ascoltato in una istruzione quanto bella sia questa virtù e quanto ci renda graditi a Dio; ma alla prima occasione che si presenta, allorché qualcuno mostra di disprezzarci, ci adiriamo, parliamo male di coloro che ci contraddicono, e se per caso abbiamo fatto loro qualche gesto di bontà, glielo rinfacciamo.

Ecco, fratelli miei, qual è il nostro modo di agire. Molte volte abbiamo deciso di fare il bene, ma appena ne abbiamo l’occasione, non ce ne ricordiamo più e continuiamo sulla strada di prima. E così la nostra povera vita passa, tra risoluzioni e continue ricadute, di modo che ci ritroviamo sempre gli stessi. Ahimè! Fratelli miei, questo seme della Parola va dunque sprecato per il maggior numero dei cristiani e servirà solo per la loro condanna!

Ma, forse, voi mi obietterete che in altri tempi la Parola di Dio era più potente, oppure coloro che l’annunciavano erano più efficaci. No, fratelli miei, la Parola del buon Dio ha lo stesso potere ora di allora, e coloro che l’annunciavano erano così inadeguati come al presente.

Ascoltate san Pietro nelle sue predicazioni: “Ascoltatemi bene, dice questo santo apostolo, il Messia che voi avete fatto soffrire, che voi avete fatto morire, è risuscitato per la felicità di tutti coloro che credono che la salvezza viene da lui”. Non aveva ancora finito di dire ciò, che tutti i presenti si fusero in lacrime ed emisero alte grida dicendo: “Ah! grande apostolo, che cosa dobbiamo fare per ottenere perdono?”. “Figli miei, disse loro san Pietro, se volete che i vostri peccati vi siano perdonati, fate penitenza, confessate i vostri peccati, non peccate più, e il medesimo Gesù Cristo che voi avete crocifisso ma che è risuscitato, vi perdonerà”. In una sola predicazione, tremila persone donarono a Dio la loro vita e abbandonarono per sempre il peccato. In un’altra predicazione, cinquemila rinunciarono alla loro idolatria per aderire a una religione che esige continui sacrifici; essi seguirono coraggiosamente la strada che Gesù Cristo aveva indicato.

Di quale segreto, fratelli miei, si sono serviti mai gli apostoli per cambiare la faccia del mondo? Eccolo: “Volete voi, dicevano gli apostoli, piacere a Dio e salvare la vostra anima? Allora colui che si dedica al vizio dell’impurità vi rinunci e viva nella purezza per essere gradito a Dio. Colui che ha frodato il prossimo, restituisca tutto; colui che nutre rancore verso il suo prossimo, si riconcili con lui”.

Ascoltate san Tommaso: “Vi avverto, da parte di Gesù Cristo stesso, che gli uomini subiranno il giudizio, dopo la loro morte, sul bene e sul male che hanno fatto; i peccatori andranno a trascorrere la loro eternità nel fuoco dell’inferno, per soffrire in eterno, ma colui che sarà stato fedele nell’adempiere la legge del Signore, avrà una sorte opposta: uscendo da questa vita, entrerà nel cielo per gioire di ogni sorta di delizie e di felicità”.

Ascoltate san Giovanni, il discepolo prediletto: “Figli miei, amatevi tra di voi come Gesù Cristo vi ha amati; siate caritatevoli gli uni verso gli altri, come lo è stato Gesù Cristo verso di voi, lui che ha sofferto e che è morto per la vostra felicità; sopportatevi gli uni gli altri; perdonate a vicenda le vostre debolezze, come egli perdona a tutti voi”.

Ora ditemi: possiamo immaginare qualcosa di più semplice? Ebbene, fratelli miei, non vengono predicate anche a voi le stesse verità?Non viene detto anche a voi, ciò che predicava san Pietro, che cioè Gesù Cristo è morto per voi, che egli è ancora pronto a perdonarvi, se vorrete pentirvi e abbandonare il peccato?! Non furono proprio le stesse parole che fecero spargere tante lacrime e convertirono tanti pagani e peccatori? Non vi si dice, come diceva Giovanni Battista, che se avete frodato il prossimo dovete restituire, altrimenti non entrerete mai nel cielo? Non viene detto anche a voi che se vi siete lasciati andare al vizio dell’impurità, bisogna abbandonarlo e vivere nella purezza? Non vi si dice ancora che, se vivrete e morirete nel peccato, andrete tutti all’inferno? E perché mai, allora, fratelli miei, queste parole non producono anche in voi il medesimo effetto, cioè non vi convertono?

Ahimè! Fratelli miei, diciamolo pure, gemendo: non è che questa Parola non abbia lo stesso potere di allora, ma è piuttosto che questo seme divino cade in cuori induriti e impenitenti, e non appena vi cade, il demonio la soffoca.

Poiché questa divina Parola non parla che di sacrifici, di mortificazioni, di distacco dal mondo e da se stessi, e poiché non si è disposti a fare tutto ciò, allora si preferisce rimanere nel peccato, perseverare in esso e in esso morire. Sarete d’accordo con me che bisogna veramente avere il cuore indurito per scegliere di restare nel peccato, pur sapendo molto bene che, se dovessimo morire in questo stato, avremmo in sorte nient’altro che l’inferno!

Questo ci viene ripetuto senza tregua, ma, malgrado ciò, preferiamo rimanere peccatori come siamo, attendendo tranquillamente la morte, pur essendo pienamente consapevoli che il nostro destino eterno non potrà essere che quello di un dannato. O mio Dio, quanto è infelice la situazione di un peccatore che non ha più la fede! Ma, a questo punto mi chiederete: che cosa dunque bisogna fare per trarre profitto dalla Parola di Dio, affinché essa ci sia di aiuto nell’opera della conversione? Ecco, fratelli miei, che cosa occorre fare.

Non dovete fare altro che considerare attentamente la condotta di quella gente che accorreva per ascoltare Gesù Cristo. Veniva da molto lontano, nutrendo un desiderio sincero di praticare tutto ciò che Gesù Cristo avesse comandato. Abbandonavano tutte le cose terrene, non si preoccupavano nemmeno dei bisogni primari del loro corpo, assolutamente persuasi che Colui che nutriva le loro anime, avrebbe fornito il nutrimento anche ai loro corpi.

Essi erano mille volte più premurosi nel ricercare i beni del cielo piuttosto che quelli della terra; dimenticavano ogni cosa per non pensare ad altro che a quello che Gesù Cristo diceva loro.

Guardateli mentre ascoltano Gesù Cristo o gli apostoli: i loro occhi e il loro cuore sono intenti solo a questo; le donne non si ricordano minimamente delle faccende di casa; il mercante perde di vista il suo commercio; il contadino dimentica la sua terra; i giovani mettono sotto i piedi il culto dell’immagine; tutti ascoltano con avidità la Parola e fanno tutto ciò che possono per imprimerla nel loro cuore. Gli uomini più inclini alla sensualità aborriscono i loro vergognosi piaceri, non nutrendo più ormai altra preoccupazione che quella di sottomettere i loro corpi alla sofferenza. La santa Parola di Dio costituisce la loro unica occupazione; vi ripensano continuamente e la meditano, provano piacere a parlare di essa e a sentirne parlare.

Ebbene! Fratelli miei, esaminate voi stessi e vedete se tutte le volte che ascoltate la Parola di Dio possedete le stesse disposizioni di quelle persone. Fratelli miei, potete dire di essere venuti qui per ascoltare questa santa Parola con la medesima premura, con la medesima gioia, e con il sincero desiderio di trarne profitto? Stando ora qui, avete voi forse dimenticato tutti i vostri affari terreni, per pensare esclusivamente ai bisogni delle vostre anime?

Prima ancora di ascoltare questa Parola santa, avete chiesto al buon Dio di comprenderla nel modo giusto e di imprimerla in modo indelebile nei vostri cuori? Avete considerato questo momento dell’ascolto, come il più felice della vostra vita, poiché Gesù Cristo stesso afferma che la sua santa Parola è preferibile alla santa Comunione? Siete disposti ad eseguire prontamente tutto ciò che essa vi ordina? L’avete ascoltata con attenzione e con rispetto, non come la parola di un uomo, ma come la Parola di Dio stesso? Una volta terminata l’omelia, avete ringraziato il buon Dio per la grazia che vi ha concesso, che è quella di istruirvi Lui stesso per mezzo della bocca dei suoi ministri?

Ahimè! Dio mio, se ve ne sono tanto pochi che ascoltano con queste disposizioni, non ci meravigliamo, poi, fratelli miei, del fatto che questa santa Parola produca così poco frutto. Ahimè! Quanti tra i presenti stanno qui provando solo fastidio e noia! Quanti altri dormono e sbadigliano!

Quanti sfogliano un libro e malignano! Si vedono addirittura alcuni che spingono a tal punto la loro mancanza di fede, che, a causa di un certo senso di disprezzo, escono fuori dalla chiesa, disprezzando la Parola santa e colui che l’annuncia. Quanti altri, poi, pur essendo già usciti fuori, dicono che si sono stufati e che non ritorneranno mai più! E altri, infine, tornando nelle loro case, senza pensare minimamente a quello che hanno ascoltato e senza meditarlo in profondità, se ne dimenticano completamente o, se ci ripensano, lo fanno solo per dire che è durato troppo o per criticare colui che ha avuto la carità di annunciare la Parola! Quanti sono coloro che, arrivati nelle loro case, condividono ciò che hanno ascoltato con quelli che non hanno potuto parteciparvi? Quanti sono quei padri o quelle madri che interrogano i loro figli su ciò che ricordano della Parola santa che hanno ascoltato, e che spiegano loro quelle cose che essi non hanno ben compreso? Anzi, fratelli miei, si dà così poco peso alla Parola di Dio, che, ahimè! quasi nessuno confessa di non averla ascoltata con attenzione.

Ahimè, quanti peccati si commettono, dei quali la maggior parte dei cristiani non si accusa mai! Mio Dio, quanti cristiani si dannano! Quanti sono coloro che hanno detto a se stessi: quanto è bella questa Parola?! Come è vero quello che dice? E’ da tanti anni che l’ascolto e che essa mi fa vedere lo stato della mia anima e mi fa quasi toccare con mano che, se la morte mi cogliesse, sarei per sempre perduto! Eppure resto sempre nel peccato. O Dio mio, quante grazie disprezzate, quanti mezzi di salvezza dei quali fino ad ora ho abusato! Ma ora basta, voglio che le cose cambino, voglio chiedere al buon Dio di non ascoltare mai più questa santa Parola senza essere ben disposto. No, non voglio mai più pensare dentro di me, come ho fatto finora, che la tale Parola riguarda il tale o la tale; no, dirò che essa viene annunciata proprio per me, ne voglio trarre profitto più che posso.

Quale deve essere la conclusione di tutto questo discorso, fratelli miei? Ecco: la Parola divina è uno dei più grandi doni che il buon Dio possa farci, poiché senza conoscerla è impossibile salvarsi. Se vediamo tanta gente malvagia nei tempi sciagurati nei quali viviamo, è solo perché non si conosce a dovere la propria religione, dal momento che se la si conoscesse, sarebbe impossibile non innamorarsene e non mettere in pratica ciò che comanda. Quando incontrate qualche persona empia, che disprezza la religione, potete senz’altro dire: “Ecco un ignorante che disprezza quello che non conosce”, perché, fratelli miei, se la conoscesse si convertirebbe. Sforziamoci, fratelli miei, di ascoltarla sempre con un piacere tanto più grande, quanto più comprendiamo che da essa dipende la salvezza della nostra anima, e che per mezzo di essa scopriamo quanto sia felice il nostro destino, quanto sia grande la ricompensa che essa ci promette, poiché dura per tutta l’eternità. E’ questa la felicità che vi auguro…


Fonte: http://preghiereagesuemaria.it/
 
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