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Geova e i suoi Testimoni

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view post Posted on 30/11/2014, 03:03
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Geova e i suoi Testimoni


Vito A. Giampietro scj. – “Collegio Missionario S. Cuore”

1. CHI SONO I TESTIMONI DI GEOVA?

Due giovanotti si presentarono l'altro giorno a casa mia. Zelanti, senza paura, con foglietti e libretti da distribuire, delle bibbie e una voglia di farsi ascoltare. Ma noi in casa non avevamo tempo, ed essi riuscirono a rifilarci per lire 300 due rivistine: "La Torre di Guardia" e "Svegliatevi!".

Ma chi sono? mi domandavo chiudendo la porta alle loro spalle. Voltai le due rivistine: "Testimoni di Geova".

Sorti negli Stati Uniti d'America nella seconda metà del secolo scorso, si chiamarono dapprima "studenti della Bibbia" poi "studenti internazionali della Bibbia" (1914) e infine "Testimoni di Geova" (1931).

"Geova" vuol dire Dio e coloro che si proclamano Testimoni di Geova dicono di essere gli unici veri adoratori di Dio. Lo invocano sotto questo nome nuovo, perché, affermano, è l'unico che veramente gli si adegui, in quanto rivelato da Dio stesso nella scrittura.

In realtà "Geova" non è di stretta origine biblica. Deriva da una errata interpretazione e trascrizione del nome biblico "Jahwé", errore che risale fra l'undicesimo e il quattordicesimo secolo dopo Cristo.



Il fondatore e le sue profezie

Il primo capostipite spirituale è per essi, Abele, «il primo Testimone di Geova e il primo uomo che si schierò dalla parte di Dio». In realtà il vero fondatore è il commerciante americano Carlo Taze Russel (1852-1916).

Calvinista-presbiteriano scrupoloso e pieno di turbamenti e dubbi il Russel era tormentato dai problemi della dottrina della predestinazione. Unitosi a cinque suoi compagni, dopo essere passato da una fede all'altra, nel 1872, a vent'anni, formò un circolo di studi sulla Bibbia, convinto che dalla morte degli apostoli nessuno aveva più capito la Bibbia e che nessuno sapeva spiegarla correttamente e convenientemente.

Per cui, Russel e i suoi giovani compagni, senz'alcuna preparazione teologico-scientifica, si avventurarono così alla leggera nel campo degli studi biblici.

Lo studio della Bibbia poi lo portò a credere nell'attesa trepidante e paurosa della venuta di Cristo, il quale sarebbe riapparso sulla terra mille anni prima dell'ultimo giudizio. Dall'attesa alla profezia il passo era breve e Russel, seguendo gli Avventisti e correggendoli di 30 anni portò il ritorno di Gesù nel 1874 invece che nel 1844. Ma invano, perché Gesù non venne. E allora Russel disse che dopo una prima visita fatta in incognito, appunto nel 1874, Cristo sarebbe riapparso nel 1914 per dare inizio all'Aurora millenaria; ai mille anni, cioè, immediatamente precedenti il giudizio finale. Prima del 1915, poi, doveva compiersi la strage di "Armaghedone" o guerra universale, che avrebbe visto cadere tutti i regni della terra e tutte le religioni, mentre si sarebbe realizzato il regno visibile di Cristo su tutti i geovisti della terra per mille anni di felicità e di pace.

Nel 1914 scoppiava invece la grande guerra e nessuna speranza di felicità si affacciava per il mondo.

Allora egli proclamò che Geova aveva misericordiosamente dilazionato la data del tragico giudizio, mentre gli aveva comunicato l'identificazione esatta della bestia dell'Apocalisse (13,18) nella persona del papa, segnato dal numero biblico 666. In realtà diede una dimostrazione di come si può manipolare la Bibbia con un pizzico di fantasia presuntuosa e prevenuta. Dalla cifra infatti dell'anno allora in corso sottrasse l'anno di nascita del papa, aggiunse il numero delle navi della marina americana in servizio e ottenne il numero voluto: 666!

Questo, naturalmente, lo racconta lui stesso.

Dopo tristi vicende familiari, addolorato anche dal fatto che le sue predizioni fondate incontrovertibilmente sulla Bibbia non si avveravano, Russel morì in una villetta del Texas nel novembre del 1916, e la morte gli risparmiò altri disinganni.



Rutheford e la teocrazia di Brooklyn

La morte di Russel provocò tra i seguaci una dura battaglia di successione e determinò, come spesso succede in queste faccende, un'insanabile divisione tra il gruppo di Brooklyn riunito intorno alla "Torre di Guardia", fondata da Russei stesso, e il gruppo della Pennsylvania.

Tra i due gruppi, ancora oggi indipendenti, prese il sopravvento il primo, capeggiato da Giuseppe Franklin Rutheford (1869-1952) che prese la successione e la presidenza dei Testimoni di Geova. Sino al 1919 continua la lotta per la supremazia. È l'epoca delle affermazioni solenni: lo scisma dei ribelli è chiamato "purificazione" del tempo mediante Gesù Cristo; Geova parla direttamente al capo, lo elegge, decreta il numero dei giusti e i suoi decreti sono immutevoli. S'instaura la vera teocrazia (o governo presieduto da Dio) di Brooklyn: il nuovo unico profeta è Rutheford, la nuova vera Bibbia è la "Torre di Guardia" e ciò che essa dice. E intanto lo stesso Rutheford ha bisogno di essere eletto per maggioranza democratica e non teocratica (o per diretto potere divino), ricevendo la fiducia della maggioranza delle ottocentodieci comunità dell'epoca. A capo del consiglio supremo di amministrazione, Rutheford si regge su membri che sono in possesso dei "titoli di partecipazione", cioè, dei titoli azionari. Una teocrazia quindi, fondata anziché in una organizzazione di Geova, su di una società per azioni.



Nuove profezie

Dopo i primi anni di crisi, rimasto alla presidenza del gruppo più numeroso e influente dei Testimoni di Geova, anche Rutheford, in nome di Geova, inizia a profetare, ma non ha imparato nulla dalle precedenti fallite esperienze profetiche. infatti nel volume «Milioni di uomini, che oggi vivono, non morranno mai», egli annuncia il 1925 l'"anno decisivo": nel 1925 sarebbero risorti gli antichi patriarchi e profeti e sarebbe cominciato finalmente il regno di Geova.

Schernito e criticato dai seguaci, puntualmente disillusi dal non avverarsi delle sue profezie, continua a illudere se stesso e gli altri scrivendo opuscoli con nuove profezie. Così nel 1950 annuncia che a S. Diego di California ha costruito una costosissima villa (75.000 dollari!) destinata a ricevere i profeti e i patriarchi dell'Antico Testamento, quando sarebbero risorti ed emigrati anch'essi in America. Una lussuosa fuori-serie era pronta in giardino per questo, e poco mancò che un ladro burlone, spacciatosi per il re Davide, non se la portasse via...

Trecento milioni di opuscoli e foglietti stampati tra il 1921 e il 1941, diffusero le profezie di Rutheford. Questi infatti, malgrado le crisi subite dall'organizzazione per le fallite predizioni di Russel e sue, pensava che soltanto "un rilancio profetico inedito" sulla fine del vecchio mondo e l'inizio del nuovo, poteva salvare l'esistenza pericolante della nuova credenza. Non bisognava accettare tutto quello che Russel, il suo predecessore, aveva detto, bastava correggerlo e adattarlo.

Per molte persone, che al pari delle nazioni uscivano stanche e disperate dalla guerra, lo slogan di Rutheford "Milioni di uomini che oggi vivono non morranno mai", fu come un grido di speranza, anche se di significato oscuro, anche se tanti da allora sono morti. Rutheford rilanciò con entusiasmo la nuova formula di speranza, restaurò il calendario dei Testimoni di Geova, per adattarlo alle nuove scadenze della venuta di Cristo, scadenze, affermava, rivelategli direttamente dal Signore. Russel stabilì l'inizio della fine dei tempi (scusate il gioco di parole) al 1799, in base ad una arbitraria lettura del profeta Daniele. L'avvenimento storico, collegato con la Bibbia, secondo lui, era la lotta di Napoleone per la distruzione del papato. Centoquindici anni sarebbe durato questo periodo, durante il quale sarebbe morto il papato e sarebbe venuto il Cristo a dare principio all'anno millenario di pace, durante il quale avrebbe risuscitato e confermato nella fede i 144.000 giusti, eletti di Geova.

Ma poiché Gesù non aveva dato ascolto a Russel e non era tornato né nel 1874, né nel 1914, ecco Rutheford spostare la data di inizio dei centoquindici anni, e quella della risurrezione. La risurrezione spirituale dei 144.000 fedeli di Geova, che per Russel era avvenuta nel 1878, per Rutheford, con uguale irrefragabile garanzia è avvenuta nel 1918.

Questa carambola di date e profezie crea molta confusione anche tra le file dei Testimoni di Geova.

Ma non per questo Rutheford smette di fare profezie inutili che falliscono, come fallirono quelle del predecessore. Tuttavia sotto la presidenza di Rutheford i seguaci della nuova religione si chiamarono ufficialmente "Testimoni di Geova" (1931).

Nel 1942, dopo aver aggiornato la risurrezione di Abramo, Isacco e Giacobbe con tutti gli altri patriarchi e profeti a un tempo imprecisato prima dell'Armaghedone ("guerra universale"), anche Rutheford moriva, convinto e affermando che Gesù era realmente venuto in modo nascosto e invisibile e aveva operato la discriminazione in mezzo agli uomini.



Nathan Knorr

Ora la presidenza dei Testimoni di Geova è retta da Nathan H. Knorr, il quale a sua volta ha smentito il suo predecessore, svendendo la villa costruita da Rutheford, imparando finalmente a non impegnare con la sua parola la volontà di Geova con scadenze fisse di tempi e di luoghi.

Egli si sente tuttavia il nuovo incaricato a guidare e preparare il mondo ai terribili eventi predetti dall'Apocalisse. E pur impegnato in contradittorie affermazioni o giudizi riguardanti la politica, i sindacati, la religione, non ha perduto il vezzo, proprio dei dirigenti dei Testimoni di Geova, d'interpretare la S. Scrittura in forma cabalistica o da rompicapo.

Eccone un esempio: «Alla caduta di Nabucodonosor ci furono "sette tempi", cioè alla lettera sette anni, durante i quali egli fu privato del trono.

Questi sette anni corrispondono a 84 mesi, ovvero a 2.520 giorni, poiché nella Bibbia un mese conta trenta giorni. In Ap 12,6-14, 1.260 giorni sono ritenuti "un tempo, due tempi e metà d'un tempo", ovverosia tre tempi e mezzo. Sette tempi sono quindi il doppio di 1.260 giorni, cioè 2.520.

Ezechiele, un fedele profeta di Geova, scriveva: «Ti ho imposto un giorno per ogni anno» (Ez 4,6). Applicando tale criterio, 2.520 giorni equivalgono a 2.520 anni. Poiché il tipo del Regno di Dio, con la sua capitale Gerusalemme, cessò di sussistere nell'autunno del 607 a.C., se noi computiamo i "tempi delle nazioni" da quel momento, i 2.520 anni ci portano all'autunno del 1914 d.C.» (Dio resta verace, p. 264).

Avete capito qualche cosa? A parte gli errori in sé di questi calcoli, già messi in evidenza da qualche seguace, questo voler far quadrare ogni avvenimento umano secondo un proprio modo di interpretare la Scrittura obbliga a smentite continue, a ritrovarsi in contraddizione con le proprie affermazioni, e a voler ridurre la Bibbia a una cabala.



«Predicare ventiquattr'ore su ventiquattro»

Sono noti lo zelo, l'insistenza con cui un Testimone di Geova parla della sua religione. Forse avremmo bisogno anche noi cattolici d'imparare qualche cosa al riguardo.

Tuttavia qualche volta ci saremo chiesti se queste persone, che vengono a trovarci nelle nostre case, hanno una famiglia a cui badare, degli impegni o del lavoro da svolgere.

Comunque la predicazione è uno dei compiti fondamentali dei Testimoni di Geova: vengono scelti i più adatti e si studiano tutte le possibilità di propaganda. Tutti vengono esortati a sfruttare ogni occasione per una testimonianza o una consegna di stampati.

«Predicare, predicare, predicare, è questo il compito che urge, non soltanto nel servizio di porta in porta, ma negli acquisti, negli incontri con amici, con sconosciuti sempre e dovunque. Non bisogna dimenticare che il dovere di predicare s'impone per tutte le ventiquattr'ore e tutti i giorni; noi lavoriamo per predicare, e dormiamo per aver la forza di predicare. Al momento della levata, al mattino, pensiamo a come utilizzare in seguito, nella giornata, ogni occasione di incontro; prepariamo i volantini e le rivistine da offrire sul lavoro o durante l'intervallo del pranzo ai colleghi. Certo, con tale attività non ci rendiamo simpatici a tutti, però così si adempie l'incarico di predicare» (G. Pape, lo ero Testimone di Geova, pp. 40-41).

E si suggeriscono poi le mille astuzie o iniziative per suscitare la curiosità della gente ed entrare in dialogo. «Ogni Testimone ha il suo territorio di lavoro e deve studiare gli abitanti, soprattutto per ciò che riguarda il loro modo di concepire la vita e la religione». La gente non deve neppure accorgersi «che nella conversazione con i Testimoni di Geova la sua fede si sfalda gradualmente».

La consegna stabilita dai dirigenti centrali impegna seriamente i fedeli di Geova: ogni anno la comunità deve crescere del dieci per cento.

Il controllo dei dirigenti è molto serio e capillare: non c'è posto per i predicatori fiacchi o inetti. In ogni comunità sono pubblicamente esposte delle tabelle con annotate le lezioni, le visite, le prestazioni dei singoli, che possono così confrontarsi e biasimarsi reciprocamente. In talune circostanze s'istituisce come una particolare seduta giudiziaria, per condannare ufficialmente qualche membro che non svolge il numero richiesto di ore di servizio.

Ogni sei mesi il controllo viene effettuato da un ispettore distrettuale, che per una settimana passa al vaglio il lavoro di ogni dirigente e propagandista, osservando di persona l'attività dei singoli. È la settimana dello zelo forzato, della paura di perdere il posto e la paga, delle discordie sopite provvisoriamente o evidenziate dai pettegolezzi e dalle denunce; è il risvolto o la storia umana di tante società, anche di quelle più perfette, purtroppo, nelle quali molte volte i più intriganti passano per i più zelanti.

Ruthefort, capo dei Testimoni di Geova, annunciò per il 1925 la risurrezione di tutti i profeti, cominciando da Mosé. Non risorse nessuno.



2. LA DOTTRINA DEI TESTIMONI DI GEOVA

Ricordati i capi, vediamo in breve, nei punti principali, la dottrina dei Testimoni di Geova.

Essi parlano di Bibbia, hanno sempre in mano la Bibbia, ma che cosa è la Bibbia per loro? Che cosa pensano di Dio, di Gesù, dei sacramenti di Gesù? Si rivolgono all'uomo; ma che cosa è l'uomo per loro? Ha un'anima? E quale è il destino di quest'anima, di tutto l'uomo, di tutti gli uomini? Di loro Testimoni di Geova, di noi che siamo altri testimoni?



La Bibbia: cabala o collage?

È il libro dei libri, il più importante, come del resto per tutti i cristiani. La Bibbia contiene tutta la verità religiosa, anzi «come libro che è la verità, la Bibbia non si contraddice né contraddice i veri fatti, la realtà, le opere della creazione, l'autentica storia dell'uomo, né gli stessi fatti scientifici provati del nostro giorno», così essi dicono (Cose nelle quali è impossibile che Dio menta, p. 44).

Ammiriamo la fede e la conoscenza che essi sembrano avere della "loro" Bibbia. Ma l'interpretazione "letterale" che danno, la traduzione pedissequa della parola senza riferimento al concetto che quella parola aveva presso il popolo e lo scrittore sacro, l'applicazione dei testi biblici a ogni evento storico, anche di quelle parti che hanno chiaramente un significato particolare come i libri dei profeti e l'Apocalisse, ha spesso sapore di cabala e di giuoco al lotto.

Ogni passo, anzi ogni versetto della Bibbia è così incasellato nella testa e nella fantasia dei Testimoni di Geova, da farne un enorme, fantastico e forzato collage.

La Bibbia insegna con certezza la verità, ma quella verità che è messaggio di salvezza, che manifesta la benignità e l'amore di Dio nell'incontro con i suoi figli e che egli ha voluto farci conoscere. Ma quando si vuole fantasticare per arrivare a comporre il fatidico 666 dell'anticristo da riferire al papa, allora cadiamo nel ridicolo. E l'interpretazione della Bibbia da parte dei Testimoni di Geova non di rado sa di ridicolo.

La semplicità e l'umiltà che occorrono per accostarsi alla Bibbia e percepire il messaggio dell'amore di Dio, sono ben altra cosa. Questo messaggio non sempre è manifestato con idee semplici e con schemi alla portata di tutti. Per questo Gesù ha affidato alla Chiesa l'ufficio di interpretare la parola di Dio. E questo ufficio è esercitato dal magistero della Chiesa, infallibilmente per una particolare assistenza dello Spirito Santo. Soltanto così la Bibbia offre garanzia di verità salvifica, al disopra della interpretazione più o meno cervellotica del primo arrivato, più o meno autorevole.



Geova, il più grande errore

I Testimoni chiamano Dio "Geova" per una errata interpretazione del nome biblico "Jahwéh". La sua esistenza, manifestata attraverso le opere del creato, i suoi interventi diretti nella storia sono oggetto di fede profonda.

Il Dio "Geova" è tutto. È creatore, è Signore del cielo e della terra, ha un regno eterno; ma non ispira fiducia e affetto: non è Padre, non è amore. questo è il primo e più grande errore dei Testimoni. Geova è una divinità severa, minacciosa, vendicatrice. L'organizzazione della società umana e le altre religioni sono viste come antagoniste di Geova, sono il regno di satana che Geova deve abbattere per scegliere e salvare un numero preciso e ristretto di eletti, loro, i Testimoni. E siccome loro, i Testimoni, sono di nascita piuttosto recente, si conclude che tutti gli uomini prima che Russel apparisse al mondo sono stati tutti annientati e distrutti. E siccome gli eletti debbono essere 144.000, neppure tutti i Testimoni di Geova sono tra gli eletti, neppure tutti si salvano dalla rovina generale.

In una teoria così fatta, in una dottrina di questo genere non c'è posto per un Dio che nasce e salva, (la seconda Persona della santissima Trinità), amore, che crea per amore, un Dio che santifica e trasforma, (lo Spirito Santo).

Dio, creatore e signore del cielo e della terra è soprattutto Padre amoroso che dà la speranza della salvezza a tutti gli uomini presenti, passati e futuri. Per questo ha parlato per mezzo della S. Scrittura: «Quanto infatti fu scritto, per nostro ammaestramento fu scritto, affinché mediante quella pazienza e quel conforto che vengono dalla Scrittura possiamo ottenere la speranza» (Rm 15,4).

L'uomo deve collaborare con Dio, perché tutte le istituzioni umane, nei disegni di Dio, sono ordinate alla salvezza.

Il mistero della Trinità è in realtà un punto fondamentale della fede cattolica; mistero, tuttavia, non irragionevolezza: sarebbe da sciocchi pensare ingenuamente che uno è uguale a tre e viceversa. Il mistero è una verità che supera la capacità della intelligenza umana. Se è certo però che Dio l'ha rivelato, l'uomo deve credere.

La Bibbia afferma l'uguaglianza nella natura divina del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo: le azioni e le attribuzioni delle singole persone divine sono ugualmente necessarie alla salvezza dell'uomo.

«Compiuta l'opera che il Padre aveva affidato al Figlio sulla terra (cf Gv 17,4), il giorno di Pentecoste fu inviato lo Spirito Santo per santificare continuamente la Chiesa, e i credenti avessero così per Cristo accesso al Padre in un solo Spirito» (cf Ef 2,18).

Non dimentichiamo le parole con cui Gesù affida ai suoi Apostoli la sua missione: «Ogni potere è stato dato a me in cielo e in terra. Andate, dunque, ammaestrate tutte le genti, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto quanto vi ho comandato» (Mt 18,18-20).

E san Paolo: «La grazia del Signore Gesù Cristo e la carità di Dio e la comunione dello Spirito Santo, sia con tutti voi» (2 Cor 12,13). Lo stesso onore è attribuito al Figlio, al Padre (cf Gv 5,23; Ap 1,8; 1,17-18), e allo Spirito Santo, contro cui chi pecca non sarà perdonato (cf Mc 3,21; Lc 12,10).

I Testimoni di Geova negano in Dio la Trinità delle Persone e sono terribilmente ridicoli, quando ci accusano di dire che uno è uguale a tre e tre è uguale a uno. I Patriarchi e i Profeti non ne parlano, dicono.

La rivelazione del mistero trinitario nell'Antico Testamento è soltanto adombrato, questo è vero, ma ne abbiamo la piena manifestazione nel Nuovo Testamento, che completa in questo e in tante altre cose l'Antico Testamento.

Un ex Testimone di Geova così esclama: «Da Testimone di Geova io respingevo la fede nella santissima Trinità come un errore pagano; oggi so che la Chiesa cattolica non ha mai insegnato che ci sono tre dei, ma che ha creduto sempre esserci "un solo unico Dio" (1 Cor 8,4). Che l'unico Dio sia tripersonale, lo attesta poi la stessa rivelazione. O ci sono in Dio tre Persone - Padre, Figlio e Spirito - o il precetto di Cristo di battezzare "nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo" risulterebbe enigmatico, o assurdo addirittura» (G. Pape).



Chi è Gesù Cristo per i Testimoni di Geova?

Il Gesù dei Testimoni di Geova non è Dio e neppure perfetto uomo. Sta lì, a metà: un essere intermedio ch'è servito per creare gli altri esseri, ch'è inferiore agli angeli e perfino ad Adamo. Gesù, secondo i Testimoni, fu creato per predicare il regno di Dio sulla terra e morire come un redentore di secondo ordine, e acquistare il diritto a vivere sulla terra, ad alcuni uomini soltanto: loro, sempre loro e neppure a tutti loro, i Testimoni di Geova.

Dopo questo nessuna meraviglia che Natale e Pasqua non hanno nessun significato per loro, che il culto della croce e l'eucaristia è un puro simbolo e la venerazione della Madonna e dei santi è rigorosamente vietata.

Per i Testimoni di Geova infatti i sacramenti non esistono. Il battesimo (che a volte praticano per immersione nei fiumi o nei laghi) è semplicemente espressione di fede nel Cristo. L'eucaristia è chiamata "Pasto serale" o "Cena del Signore" e si pratica soltanto una volta all'anno, il 14 di Nisan (cioè il quattordicesimo giorno della luna di marzo) giorno della morte del Signore.

Il culto della croce (o del "legno" come dicono essi) non è degno di rispetto per il Signore, in quanto si venererebbe lo strumento della sua tortura. Così non si venerano altre immagini, forme religiose di origine pagana.

Allora che resta di Gesù e della sua opera per i Testimoni di Geova? Aveva perfettamente ragione quella vecchietta quando rispose alle affermazioni critiche di un propagandista: «Il Gesù Cristo dei Testimoni di Geova non mi serve! ».

La vecchietta esprimeva indirettamente una verità che abbiamo illustrato a parte in un opuscolo apposito: la divinità di Gesù, e la realtà della sua natura umana sono espresse così chiaramente nella Bibbia, che sarebbe molto più facile negare la luce del sole.



L'uomo e l'infelicità di vivere

Nella dottrina dei Testimoni di Geova, l'uomo sembra gettato in balia di un destino irragionevole, indifferente e per di più crudele: l'uomo in pratica non è libero e la sua anima è mortale.

Fornito di "spirito" nella sua creazione, dicono Adamo, e come lui tutti gli uomini, diventano "anima vivente", o "respirante" nell'atto in cui Dio soffiando nelle narici gli immette un alito di vita.

C'è parecchia confusione in questo termine. Nel linguaggio dello scrittore sacro "anima vivente" significa semplicemente essere vivente, uomo fornito di anima e di corpo. Il Testimone di Geova prende il termine così come suona materialmente, per cui quando l'uomo muore è l'anima che muore col corpo.

La Bibbia, soprattutto l'Antico Testamento, con la parola "anima" indica: uomo, spirito, vita, essere vivente in generale; con la parola "spirito" indica ancora: anima, spirito di Dio, vita; con la parola "carne" indica: uomo, essere vivente, in genere, anche anima; e infine con la parola "cuore" può indicare ancora anima nel significato di coscienza e di intenzionalità. Quindi bisogna essere competenti e saper "leggere bene" la Bibbia, senza essere prevenuti.

La confusione aumenta quando i Testimoni si domandano che cosa è questo "spirito" che Dio alita distinto dall'anima. «È una forza vitale, dicono, che non pensa, non parla, non vede, non sente, ch'è uguale negli uomini e negli animali, e in genere in tutti gli esseri viventi», di modo che tutti, animali e uomini, muoiono allo stesso modo. E dunque se l'anima muore, non è immortale, né può esistere separata dal corpo.

E se i cattivi muoiono completamente nell'anima e nel corpo, non esistono né il purgatorio, né l'inferno, né ci può essere il culto dei defunti.

A che cosa dunque è destinato l'uomo? A essere distrutto completamente, se è cattivo; senza speranza di perdono o di giustizia, neppure nell'aldilà. Soltanto 144.000 saranno i salvati totalmente da Dio.

A che cosa servirà dunque all'uomo la libertà? la scelta tra il bene e il male? Se tutto finisce, a che giova essere buoni? Le affermazioni poi di una vita futura, oltre quella terrena, sono particolarmente sottolineate nella Bibbia. Ecco qualche citazione. Il profeta Isaia (26,19): «Vivranno di nuovo i tuoi morti, risorgeranno i loro cadaveri. Si sveglieranno ed esulteranno quanti giacciono nella polvere, perché la tua rugiada è rugiada di luci; la terra metterà fuori i morti».

Si leggano attentamente i salmi 49,16 e 73,28, e tutto il libro di Giobbe: formano un inno sicuro alla speranza di veder l'uomo salvato dal regno dei morti e reso beato dalla visione di Dio.

Nel Nuovo Testamento basterebbe leggere le lettere di san Paolo per rendersi conto come la risurrezione di Cristo è il fondamento della religione cristiana e anche la causa e il modello della nostra risurrezione per la vita eterna; l'incontro con Cristo nella vita futura:diventa il desiderio di ogni cristiano che vive in questa attesa e vi si prepara. Come potrebbe il cristiano incontrarsi col Cristo dopo la morte, se questa fosse la fine completa di tutto e non ci fosse una vita futura?

L'inferno, come luogo dove si compie la misteriosa giustizia di Dio, è chiamato nella Bibbia "geenna", "tenebre esteriori" (Vangelo e san Giacomo), e "lago di fuoco e zolfo" (Apocalisse). Dopo il giudizio «tutti i morti saranno giudicati in base alle loro opere» (Ap 20,12), per meritare di entrare con lui (Cristo) al banchetto nuziale ed essere annoverati fra i beati o per andare al fuoco eterno (cf Mt 25,31-46).

Per tutti gli uomini Gesù nel Vangelo ha affermato: «chi ha operato il bene avrà risurrezione di vita, chi ha operato il male avrà risurrezione di condanna» (Gv 5,23).

Il purgatorio, o luogo di espiazione, è meno chiaramente indicato nella S. Scrittura. Tuttavia ecco che cosa ci dice la Chiesa: «Fino a che dunque il Signore non verrà nella sua gloria e tutti gli angeli con lui (cf Mt 25,31) e, distrutta la morte, non gli saranno sottomesse tutte le cose (cf 1 Cor 15,26-27), alcuni dei suoi discepoli sono pellegrini sulla terra, altri che sono passati da questa vita stanno purificandosi, altri infine godono della gloria contemplando "chiaramente Dio uno e trino quale Egli è" (LG 49).

Le conseguenze di voler negare la libertà dell'uomo, l'immortalità dell'anima, l'esistenza del paradiso e dell'inferno sono molto gravi: vuol dire decretare in partenza il trionfo del più forte, instaurare la legge della giungla. Vuol dire affermare il più sfacciato materialismo.



144.000: numero chiuso degli eletti

L'attesa della fine dei tempi e il susseguente anno millenario del regno di Cristo sulla terra, sono una parte importante caratteristica della dottrina dei Testimoni di Geova. Cerchiamo di capire il loro pensiero, anche se è difficile a volte seguirne le varie teorie.

Prima di tutto un po' di cifre, per cercare di capire meglio i calcoli degli anni dei Testimoni di Geova, calcoli che a volte qualcuno di loro ha arbitrariamente cambiato e adattato. I giorni della creazione sono sette, ogni giorno ha la durata di 7.000 anni, che corrispondono alla durata della storia del mondo; quindi il mondo avrà una storia di 49.000 anni; ne sono già trascorsi 48.000.

Il 1914 (non tutti i Testimoni di Geova sono d'accordo!) segna l'inizio dell'ultimo millennio, del regno di Cristo sulla terra: scadono "i tempi dei gentili" o il dominio di satana.

La guerra del 1914-18 è stata suscitata dal demonio che voleva opporsi al regno di Dio. Oggi dunque ci troviamo in piena fase di affermazione del regno di Cristo e stiamo avvicinandoci al "termine del sistema malvagio delle cose". «Non passerà questa generazione" dicono i Testimoni di Geova, ripetendo una frase dell'evangelista Matteo (29,34). Tutto sarà distrutto: le false religioni, i governi politici, le Nazioni Unite..., nella "battaglia del grande giorno". Dopo il demonio sarà incatenato e imprigionato per 1.000 anni e Cristo regnerà sulla terra».

Il numero degli eletti o dei giusti è di 144.000, numero che Dio ha cercato di mettere insieme dalla nascita di Cristo in poi, sino al 1914.

Uniche persone al mondo, avranno il privilegio di risuscitare spiritualmente come Cristo, di regnare con lui e, dopo il millennio di entrare con lui nel regno eterno.

Il regno eterno ha due sezioni: una celeste e una terrestre. Alla prima sono destinati i 144.000 Testimoni di Geova, alla seconda non si sa bene chi: un determinato numero di persone che dovrebbero starsene eternamente sulla terra a fare i buoni.



I Testimoni muoiono o no?

I primi risorgeranno come Gesù "in spirito", cioè: forniti di quel determinato principio che permette di respirare. Principio che non si sa bene dove sia andato a finire dopo che l'anima è morta con il corpo ma è morta sì o no? Comunque si tratta certamente del "respiro" dei 144.000 Testimoni di Geova e dei membri di quel gruppo destinato a popolare la terra in eterno, se questi sono vissuti prima della fine del mondo.

Tutti gli altri miliardi di uomini, passati e presenti, non degni di questa scelta divina, sono condannati per sempre al totale annientamento. Un quadro, come si vede, molto tragico e fatalista delle cose umane.

Tra i condannati dai Testimoni di Geova ci sono certamente anch'io che scrivo, io che ho la pretesa di rimanere cattolico, con la grazia di Dio, e che non ho nessuna difficoltà ad ammettere come inizio dell'ultima tappa del tempo la venuta di Gesù sulla terra.

Ma quanto durerà questa tappa? È inutile che faccia calcoli, Gesù non lo ha voluto dire. E Gesù non ha detto neppure quanti saranno gli eletti. Il numero degli eletti non è un "numero chiuso". «Dio vuole che tutti gli uomini si salvino e raggiungano la conoscenza della verità» come dice l'apostolo Paolo. Ma quanti si salveranno? Gesù risponde dando una norma di vita: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta...» (Lc 13,23-24), perché la parola di Dio si accoglie e si pratica con sacrificio e generosità. L'appartenenza al popolo di Dio non dipende da accortezza umana, né è limitata dalla volontà di Dio: dipende dalla grazia di Dio e della nostra collaborazione.

Il numero 144.000 dei Testimoni di Geova deriva dalla moltiplicazione del numero 12 (che erano le tribù d'Israele) per 12.000 eletti da ogni tribù: 12.000x12 = 144.000. "Israele" significa simbolicamente la Chiesa e le 12 tribù tutti i popoli sparsi sulla terra; il numero 12 indica, nella mentalità ebraica dell'epoca, perfezione, completezza; le "migliaia" indicano "enorme quantità", "indefinibile". Espressioni simili ne abbiamo anche noi nel nostro modo di parlare, per esempio: "ho visto un mare di gente", oppure, "mi ha raccontato tutto dall'a alla zeta", o meglio ancora "di bugie me ne ha dette mille e una".

Interpretare letteralmente, certe cose, specialmente il linguaggio profetico delle scritture può condurre fuori strada.



Ma loro cosa sono?

Secondo la loro dottrina i Testimoni di Geova devono tenersi al di fuori degli impegni civili.

Se l'uomo infatti, essi dicono, ha così poche speranze di salvezza, a che cosa potrebbe giovare un suo impegno nella vita pubblica e sociale, la sua appartenenza a una religione, a una cultura, a una patria?

L'uomo, che vive nel mondo e tra esseri creati da Dio perché progrediscono nel bene e nei valori più essenziali alla vita, deve tendere al progresso vero e a rendere più amabile la sua convivenza con gli altri.

La vita dei Testimoni di Geova è invece guidata da un pessimismo fatalistico che tinge di nero e di male qualsiasi ogni attività umana.

Politica, religione, commercio sono chiamati da essi l"empia trinità di Satana".

Geova distruggerà ogni potere umano sulla terra, perché tutte le nazioni sono nel peccato e ogni autorità è perversa. E’ quindi proibito a essi salutare la bandiera nazionale, votare in qualsiasi genere di elezioni, far parte di qualsiasi esercito.

In realtà in politica essi sono stati degli opportunisti, disprezzando ogni autorità nei paesi a regime democratico e libere, e adattandosi con molta disinvoltura nei paesi a regime totalitario, come per esempio nei paesi a regime comunista (cf G. Pape).

Anche la religione è per i Testimoni di Geova una forma pagana di culto a potenze superiori, semplice formalità, idolatria pratica, contro cui Dio ha lanciato le sue "bibliche maledizioni". C'è da domandarsi: ma loro che cosa sono? La loro credenza è fede, settarismo, ideologia, superstizione, ateismo, magia? e in nome di chi praticano tutto questo? e il loro Dio che divinità è se non merita nessun atto di culto, di rispetto, di amore, se non suggerisce agli uomini almeno di essere fratelli?

Anche il commercio è per essi soltanto un mezzo diabolico per dominare il mondo; una forma di culto alla potenza del denaro; un modo per asservire al potere diabolico la stessa relígione.

Qualche cosa di vero ci può essere in tutto questo, perché lo sappiamo bene, come l'uomo, nella sua debolezza, può essere facile preda di una interessata politica, di una religione falsa, della ricchezza come fonte di potere e di piacere. Ma perché i Testimoni di Geova devono vedere soltanto il male delle cose? il danaro è forse utile solo quando serve a essi per propagandare la loro setta?

L'uomo deve vivere una sua professione sociale, mirando onestamente al suo legittimo benessere, deve impegnarsi nel lavoro, nel sacrificio e nella giustizia, perché anche gli altri raggiungano la prosperità. Questo è ordine sociale, è frutto della necessaria convivenza umana. Chi offende questi elementari principi di morale e di giustizia, si pone al di fuori del retto vivere sociale.

L'impegno della fede cristiana va vissuto a tutti i livelli di vita, nelle sue attività private, pubbliche e religiose, perché questo è ordine voluto da Dio e dal Cristo. Gesù stesso ha riconosciuto l'autorità di Pilato: «Tu non avresti alcun potere su di me, se non ti fosse dato dall'alto» (Gv 19,117).

E san Paolo dice: «Ogní persona sia sottoposta alle autorità superiori; perché non v'è potestà se non da Dio... Per questo anche voi pagate i tributi... Date a tutti ciò che è dovuto, a chi il tributo, il tributo, a chi il dazio il dazio..., a chi il rispetto il rispetto» (Rm 13,1-7).

Anche la religione non è quella che ognuno di noi può comodamente farsi, ma quella voluta da Dio e dal Cristo. Seguendo il Vangelo si può dimostrare come Gesù delineò la sua Chiesa in maniera diversa da quella pensata dai Testimoni di Geova: ne affidò il governo agli Apostoli; consegnò a Pietro le chiavi del supremo potere, istituì i sacramenti, segni efficaci di grazia e di vita nuova; istituì l'eucaristia... E i primi cristiani, (e nel prosieguo dei tempi i veri cristiani) sono stati fedeli a tutto questo.

O dobbiamo credere soltanto ai Testimoni di Geova e alla "loro" religione? se religione si vuol chimare. Ma valgono essi forse più del Signore Gesù, o degli Apostoli? San Paolo gridava ai primi cristiani: «non esiste un altro Vangelo; soltanto vi sono alcuni che vi disturbano e vorrebbero sovvertire il Vangelo di Cristo. Ma anche se noi stessi o un Angelo dal cielo venisse ad annunziarvi un Vangelo diverso da quello che vi abbiamo annunziato, sia maledetto (Gal 1,7-9).

E concludiamo ancora con l'esortazione dell'apostolo Paolo: «o fratelli, vi esorto ad aprire gli occhi su coloro che sono causa di dispersione e di inciampi contro la dottrina che voi avete appresa e allontanatevi da loro; poiché costoro non servono a Cristo Signore nostro ma al loro ventre, e col bel parlare e con le lusinghe ingannano il cuore dei semplici» (Rm 16,17-18).



3. CONCLUSIONE

Quanti sono i Testimoni di Geova

Difficile farne una statistica dal momento che sfuggono a qualsiasi indagine religiosa.

Negli Stati Uniti ve ne sono circa 3.000 gruppi con oltre mezzo milione di aderenti.

In Europa si sono diffusi soprattutto dopo la seconda guerra mondiale con l'entrata degli eserciti americani. Nel 1949 in Germania si contavano già 40.000 Testimoni.

In Italia entrarono nel 1940 e iniziarono la loro capillare predicazione nel 1949. Nel 1955 erano circa 2.200. Ora è evidente sono molto di più. Si calcola circa 10.000.

In Italia, dal 1944 al 1953 hanno diffuso 1.345.000 copie di stampa di loro edizione. Anche questo numero ora va aumentato. Pubblicano due riviste: "Torre di Guardia" e "Svegliatevi!". Una loro traduzione della Bibbia: "Traduzione del nuovo mondo della S. Scrittura", 1967.

Ecco alcuni libri e opuscoli che spiegano la loro dottrina: "Cose nelle quali è impossibile che Dio menta".

"Vita eterna nella libertà dei figli di Dio". "La verità che conduce alla vita eterna".

"Dal paradiso perduto al paradiso riconquistato". "L'uomo è venuto per mezzo dell'evoluzione o per mezzo della creazione?".

"È la Bibbia realmente la parola di Dio?". "Quindi è finito il mistero di Dio".

"Sia fatta la tua volontà in terra".

"Tutta la Scrittura ispirata da Dio è utile". "Ascoltate il grande Insegnante!" "Babilonia la grande caduta".

"Vera pace e sicurezza, da quale fonte?". "Il dominio divino".

È superfluo dire che quasi tutti questi libri e opuscoli sono tradotti dall'inglese, già pubblicati in massima parte negli Stati Uniti, libretti che inculcano il loro modo di leggere e interpretare la Bibbia.

La nostra fede e la nostra vita I Testimoni di Geova ci hanno dato occasione, forse, di chiarire o di ricercare più in profondità i motivi della nostra fede che poi si traduce in regola di vita.

Al di là delle piccole bugie, delle divisioni, delle incongruenze pratiche, comuni a volte a tutte le religioni o alla società umana, non possiamo certamente accettare:

- Il materialismo di fondo al quale i Testimoni di Geova condannano gli uomini, negando alla quasi totalità di essi la vita ultra-terrena.

- La figura d'altra parte di un Dio terribile, pronto soltanto all'ira e alla vendetta, inaridisce le fonti della speranza e dell'amore.

- L'interpretazione così fortemente prevenuta della Bibbia, che diventa un libro di cabala o di combinazioni assurde, per uso a volte demagogico, ossessionante e fanatizzato, adatto soltanto a turbare o a confondere l'ascoltatore.

Sorvoliamo su altri elementi della loro dottrina, come il rifiuto di prestare servizio militare perché «il potere è di origine diabolica», e la proibizione di eseguire trasfusioni di sangue, fino a impedire al medico di salvare la vita dei loro figli, se la trasfusione fosse l'unico mezzo per salvarli.

Per spiegare una certa forza di diffusione di questa setta, bisogna considerare molte cose.

Una potente organizzazione, data soprattutto dal Rutheford, legale e successore del primo fondatore.

Una potenza di mezzi economici che hanno permesso di propagandare dovunque le loro idee, e di pagare bene i propri propagandisti.

La predicazione dei Testimoni di Geova può fare colpo, incentrata com'è su temi tragici e fatalistici, come la distruzione e la fine del mondo. Il miraggio di poter entrare in un esiguo numero di eletti ha sempre fatto colpo su persone non sufficientemente equilibrate e serene.

Si potrebbe aggiungere: a volte l'ignoranza dei cristiani e la loro fede superficiale. Per cui noi cristiani dovremmo avere: - una conoscenza meno superficiale della S. Scrittura, che fondamentalmente è il messaggio e la storia di salvezza dato da Dio all'uomo;

- un senso comunitario più vivo e fraterno vissuto intorno alla mensa del Padre, nella pratica illuminata della nostra religione;

- una fermezza più palese in quello che si crede, un impegno più deciso nell'annunciare con la vita e con la parola il messaggio di Cristo.

Dovremmo essere tutti TESTIMONI del vero unico Dio che ci svela il suo volto nel Cristo con la grazia del suo Spirito. Le predicazioni di un "millennio" pieno di angosciosa paura, per gli inumani cataclismi che precedono la fine dei tempi, si ritrovano con relativa frequenza nella storia delle religioni. Ma oltre che a dimostrarsi ingenue e false, non hanno mai aperto il cuore degli uomini alla speranza.

L'incontro con Dio va vissuto in attesa fedele e amorosa, consapevoli della nostra condizione umana e del segno divino che dimora in noi.

Il Signore verrà e in forma visibile alla fine dei tempi: questo è certo, e ogni uomo deve vivere quest'incontro anticipato col Cristo negli impegni della sua vita quotidiana, perché ognuno di noi insieme con i suoi fratelli è diretto verso il Dio che viene, quel Dio che è nostro Padre. Questo importa molto più del "come" e del "quando" Cristo verrà.

Edited by Domenico-89 - 20/6/2016, 16:26
 
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